La luce del mattino filtra timidamente attraverso le tende, svegliandomi dolcemente. Mi stiracchio lentamente, sentendo il calore rassicurante di Tom ancora accanto a me. Per un momento, mi sembra di essere tornata ai giorni dell'orfanotrofio, quando trovavamo conforto nella presenza reciproca durante le notti più buie.
Mi giro verso di lui, trovando il suo sguardo già su di me. I suoi occhi sono insondabili, un misto di emozioni che non riesco a decifrare. "Buongiorno," sussurro, la mia voce ancora impastata dal sonno.
"Buongiorno," risponde con tono calmo, il suo volto privo di espressione. "Dovresti tornare alla tua stanza prima che qualcuno si accorga."
Mi sento improvvisamente vulnerabile, i ricordi della sera precedente tornano alla mente come un vortice. "Tom, io..." comincio, ma lui alza una mano per fermarmi.
"Lilibeth, non complicare le cose," dice con una freddezza che mi fa rabbrividire. Il suo distacco mi ferisce, ma non riesco a trovare le parole per controbattere. Mi alzo lentamente, "Scusa" mormoro, avvicinandomi alla porta.
Esco dalla stanza, sentendo la distanza tra noi crescere con ogni passo.Mi siedo al tavolo dei Serpeverde, circondata dagli amici, ognuno immerso nella propria conversazione. Il vociare allegro e l'odore invitante del cibo riempiono l'aria, creando un'atmosfera familiare e accogliente.
"Buongiorno, Lilibeth!" mi saluta Lucretia con un sorriso radioso, mentre aggiunge un po' di marmellata sulla sua fetta di pane tostato. "Hai dormito bene?"
"Non male, considerando tutto," rispondo con un sospiro, cercando di non far trasparire la tensione che mi attanaglia.
Araminta schiocca la lingua con disapprovazione. "Dovresti rilassarti, Lilibeth. Non serve a nulla preoccuparsi troppo."
Annuiamo tutti in accordo, ma dentro di me so che non è così semplice. La mia mente è un turbine di pensieri, e la sensazione di inquietudine non mi abbandona nemmeno mentre mi sforzo di concentrarmi sul cibo davanti a me.
"Maledizione, guardate quel disastro di uova!" esclama Harfang, indicando il suo piatto con un'espressione di disgusto. "Borgin, non hai visto un coltello per caso?"
Borgin scuote la testa con un sorriso beffardo. "Nemmeno reparo potrebbe rimediare a quel disastro."
Ridiamo tutti insieme, il momento di tensione dissipato dall'umorismo di Harfang. Tom si avvicina al tavolo con passo deciso, il suo volto serio e distaccato mentre si unisce a noi. "Buongiorno," saluta con una voce fredda, il suo sguardo che scorre rapidamente tra di noi. La sua presenza porta con sé un'aura di potere e autorità che non può essere ignorata.
"Voldemort, finalmente ti unisci a noi," osserva Abraxas con un sorriso beffardo, mentre gli altri annuiscono in segno di approvazione. "Tom, mi passi la cioccolata per favore?" gli chiedo notando la vicinanza. Tom si ferma per un istante, il suo sguardo si posa su di me con una luce di sorpresa e, forse, di disapprovazione. "Certo," risponde bruscamente, passandomi la cioccolata con un gesto rapido.
Gli altri al tavolo sembrano stupiti dalla mia scelta di chiamarlo semplicemente Tom. Araminta alza un sopracciglio, mentre Alphard scuote leggermente la testa con un sorriso sardonico. Anche Tom stesso sembra reagire all'osservazione, il suo corpo si irrigidisce leggermente prima di tornare alla sua solita compostezza.
La colazione continua con un sottofondo di conversazioni sussurrate e sguardi furtivi. Lucretia Black rompe il silenzio con un'esclamazione. "Hai sentito la notizia, Voldemort? Hagrid ha trovato una creatura strana nel Bosco Proibito ieri sera!"
Tom alza un sopracciglio, il suo interesse improvvisamente accaparrato dall'argomento. "Che tipo di creatura?" chiede, la sua voce dura e autoritaria.
"Non si sa ancora," risponde Abraxas, "ma sembra pericolosa. Potter è stato coinvolto nel suo avvistamento."
Il viso di Tom si illumina di interesse, ma la sua espressione rimane inalterata. "Interessante," mormora, il suo sguardo fermo e concentrato.
Dopo la colazione, le ragazze si separano dai ragazzi, dirigendosi verso le loro lezioni o impegni del mattino. Il gruppo si disperde con un saluto affettuoso, promettendosi di incontrarsi più tardi per le prossime attività.
Mentre ci allontaniamo, le mie amiche si rivolgono a me con curiosità. "Lilibeth, perché non chiami Voldemort come tutti noi?" chiede Lucretia, il suo sguardo pieno di interrogativi.
Mi sforzo di mantenere un sorriso leggero, non volendo rivelare troppo dei miei pensieri. "Oh, è solo una vecchia abitudine," rispondo con un lieve shrug. "Non ho mai trovato che 'Voldemort' fosse particolarmente affascinante come nome."
Le ragazze scambiano sguardi per un istante, evidentemente non del tutto convinte dalla mia spiegazione. Tuttavia, decidono di lasciar perdere l'argomento, almeno per il momento.
Continuiamo a camminare lungo il corridoio, immerse nei nostri pensieri e nelle nostre conversazioni, mentre il tumulto della vita studentesca di Hogwarts continua intorno a noi.
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La figlia del diavolo
FanfictionLa figlia del Diavolo, Lilibeth Morning cresce in orfanotrofio con Tom Riddle. A Hogwarts le loro opinioni si separano, ma non i loro cuori.