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Il messaggio lampeggiava sullo schermo del mio cellulare: "Possiamo parlare? Aula 204, tra 10 minuti." Il cuore prese a battermi all'impazzata mentre cercavo di mantenere un'espressione neutra di fronte a Giulia. Dovevo trovare una scusa convincente per allontanarmi senza destare sospetti.

«Devo andare in biblioteca a prendere un libro per il progetto,» dissi a Giulia con un sorriso forzato.

«Adesso? Non vuoi prenderti una pausa?»

«Sì, ma preferisco togliermi il pensiero subito,» risposi cercando di non sembrare troppo ansiosa. Giulia alzò le spalle e mi lasciò andare.

Mentre mi dirigevo verso l'aula 204, il cervello lavorava a mille all'ora. Cosa voleva dirmi Nathan? Perché voleva parlarmi in privato? La situazione era già abbastanza complicata e io non avevo idea di come gestirla.

Arrivata davanti all'aula, respirai profondamente prima di entrare. La porta era socchiusa e, spingendola con cautela, vidi Nathan in piedi accanto alla cattedra. Alzò lo sguardo quando entrai e chiusi la porta dietro di me.

«Emily,» iniziò lui, la sua voce era bassa e carica di preoccupazione. «Siediti, per favore.»

Mi sedetti su una delle sedie in prima fila, cercando di mantenere la calma. Nathan sembrava altrettanto teso.

«So che questa situazione è complicata,» disse, passando una mano tra i capelli. «Quello che è successo ieri sera... non possiamo ignorarlo, ma dobbiamo trovare un modo per gestirlo senza compromettere la tua carriera accademica o la mia posizione.»

Annuii, senza sapere cosa dire. La tensione nell'aria era palpabile.

«Non ho intenzione di permettere che quello che è successo influenzi il nostro lavoro qui» continuò. «Dobbiamo mantenere un comportamento professionale. Ciò significa che dobbiamo evitare qualsiasi ulteriore coinvolgimento personale.»

«Capisco, sono totalmente d'accordo» risposi, la voce un po' tremante.

Nathan sospirò, sembrando sollevato dalla mia risposta. «Bene. Allora possiamo fare un patto: tutto ciò che è successo rimane tra noi. Continueremo a lavorare insieme come se nulla fosse accaduto.»

Non c'era altra scelta. «Si» dissi. «Lo manterremo segreto.»

Nathan mi guardò con un'espressione seria. «Emily, prometto che farò tutto il possibile per rendere questa situazione meno complicata per entrambi.»

Annuii, sentendo un leggero senso di sollievo. «Grazie, professor Carter.»

Uscendo dall'aula, sentii il peso della situazione opprimermi meno. Avevamo un piano, per quanto precario fosse, e questo mi dava una certa tranquillità. Mi diressi verso la biblioteca, cercando di concentrare i miei pensieri su qualcosa di produttivo.

La biblioteca era tranquilla, un rifugio di silenzio e concentrazione. Mi sedetti a un tavolo isolato e aprii il mio laptop per iniziare a lavorare al progetto assegnato. Le parole di Nathan mi risuonavano ancora in testa, ma cercai di spingerle via concentrandomi sul lavoro.

Mentre scorrevo le pagine del libro di testo, mi persi nei dettagli delle teorie dello sviluppo cognitivo di Piaget. Mi immersi nello studio, cercando di sfruttare quella tensione nervosa come carburante per la mia produttività. Quando finalmente alzai lo sguardo, era già passato un paio d'ore.

Ricevetti un messaggio da Giulia: "Tutto ok? Sei ancora in biblioteca?"

"Sì, sto ancora lavorando. Ci vediamo dopo!" risposi rapidamente. Non volevo destare sospetti o preoccupazioni.

Dopo un po', decisi che era ora di prendersi una pausa. Raggiunsi Giulia alla caffetteria del campus, sperando che una conversazione leggera mi aiutasse a distrarmi.

«Allora, com'è andata in biblioteca?» chiese Giulia quando mi sedetti accanto a lei con un caffè.

«Bene, sono riuscita a fare parecchio» risposi sorridendo. «E tu? Hai pensato a qualche idea per il progetto?»

«Sì, pensavo che potremmo concentrarci sullo stadio preoperatorio di Piaget. È affascinante come i bambini di quell'età iniziano a sviluppare il pensiero simbolico.»

Annuii, cercando di concentrarmi sulla discussione accademica. «Ottima idea. Possiamo analizzare alcuni studi di caso e vedere come queste teorie si applicano nella pratica.»

«Ho chiesto a Luca di unirsi al nostro gruppo per il progetto,» disse, sorseggiando il suo caffè. «Penso che potrebbe dare un contributo interessante.»

«Luca?» chiesi, sorpresa. Luca era un nostro compagno di corso, un tipo intelligente e sempre pronto ad aiutare. Non avevo nulla contro di lui, anzi, ma non mi aspettavo questo cambiamento. «Non mi avevi detto niente.»

«Volevo vedere come reagivi alla sorpresa» rispose Giulia con un sorriso malizioso. «sono sicura che ci sarà molto utile.»

Annuii, cercando di mascherare la mia preoccupazione. «Va bene, se pensi che sia una buona idea.»

Più tardi quel giorno, incontrammo Luca nella biblioteca. Ci sedemmo a un tavolo e iniziammo a discutere del progetto. Luca era entusiasta e pieno di idee.

«Stavo pensando che potremmo includere una sezione sulle implicazioni educative delle teorie di Piaget» disse Luca «come vengono applicate nelle scuole moderne, ad esempio.»

«Ottima idea» risposi, cercando di sembrare il più coinvolta possibile.

La presenza di Luca si rivelò un toccasana. Portava una ventata di freschezza e nuove prospettive al nostro lavoro. Mi sentivo più motivata, più sicura di poter gestire tutto.

«A proposito Emily, questo fine settimana ci sarà la festa dedicata alle matricole, tu ci sarai?» mi domandò Luca.

«Si, perché no? Dopotutto un po' di sano divertimento non mi farebbe male.»

«Mi sembra una buona idea» intervenne Giulia con un sorriso. «Sarà un'occasione per rilassarci un po' dopo tutto questo studio.»

Concordai con un cenno del capo. Forse la festa sarebbe stata un modo per distrarmi dai pensieri complicati che mi avevano tormentata. Dovevo cercare di godermi il momento e lasciare da parte le preoccupazioni per qualche ora.

Il progetto continuava a tenerci impegnati, ma con l'aiuto di Luca, sembrava procedere in modo più fluido. Le idee si susseguivano, la discussione era animata e sentivo che stavamo davvero lavorando come un team.

Quando finalmente chiudemmo i libri e ci alzammo dai nostri posti, mi sentii più tranquilla. Forse, con un po' di impegno e la giusta dose di distrazione, avrei potuto superare la complicata situazione con Nathan e concentrarmi sulle cose importanti: gli studi, l'amicizia e un po' di divertimento.

OLTRE I LIMITIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora