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Non sapevo cosa rispondere, così decisi di ignorare il messaggio per il momento. Dovevo concentrarmi sulla serata, volevo sentirmi più leggera. Tuttavia, sentivo il bisogno di schiarirmi le idee. Senza dire nulla a Ben e Giulia, mi diressi verso il bagno, cercando un momento di tranquillità.

Attraversai la sala, evitando la folla di studenti che ballavano e chiacchieravano. Il corridoio che portava ai bagni era meno illuminato e più silenzioso, offrendo un po' di sollievo dalla musica assordante. Mentre mi avvicinavo alla porta del bagno, sentii dei passi dietro di me. Mi girai lentamente e lo vidi: Nathan.
Si fermò a pochi passi da me, il suo sguardo intenso fisso nei miei occhi.

Per un istante, nessuno dei due parlò. Il silenzio era rotto solo dal lontano rimbombo della musica.

«Emily» disse finalmente Nathan, la sua voce bassa e tesa. «Dobbiamo parlare.»
Lo guardai, sentendo un miscuglio di emozioni dentro di me. Volevo sapere cosa aveva da dirmi, ma allo stesso tempo, temevo le sue parole.
«Nathan, perché sei qui?» chiesi, cercando di mantenere la voce ferma.

Lui fece un passo avanti, riducendo la distanza tra noi. «Ho bisogno di spiegarti alcune cose.»

Lo fissai, cercando di decifrare i suoi pensieri. «Spiegarmi cosa, Nathan? Dopo tutto quello che è successo, cosa c'è ancora da dire?»

Lui abbassò lo sguardo per un momento, poi lo rialzò, determinato.
«Parla, Nathan. Sono qui.» gli dissi, incrociando le braccia.

Lui annuì, avvicinandosi ancora di più. Il corridoio sembrava stringersi attorno a noi, creando una sorta di bolla in cui eravamo solo io e lui. Mentre iniziava a parlare, sentii che questo incontro non sarebbe finito bene.
Nathan fece un respiro profondo, la sua espressione era una miscela di decisione e resistenza. Prima che potesse rispondere, Nathan si avvicinò ancora di più, il suo volto a pochi centimetri dal mio. La tensione era insostenibile. Sentii il suo respiro sulla mia pelle e, prima che potessi fermarlo, mi baciò.

Il mio corpo rispose automaticamente, le mie mani si aggrapparono alla sua giacca mentre lui mi stringeva più forte. Senza rompere il bacio, mi trascinò verso la porta dell'aula più vicina. Aprì la porta e mi spinse dentro con una determinazione che non avevo mai visto in lui. La stanza era buia e vuota, un rifugio perfetto dal caos e questa volta Nathan chiuse a chiave la porta.
Continuammo a baciarci, ogni pensiero razionale svanì. Sentivo solo il battito del mio cuore e la forza delle sue braccia attorno a me. La nostra attrazione era palpabile, impossibile da ignorare. Per un momento, tutto il resto scomparve. Eravamo solo io e lui.

Le sue mani scivolarono lungo i miei fianchi, tirandomi ancora più vicina. Mi sollevò e mi posò sulla scrivania dell'aula, i suoi baci diventavano sempre più famelici. Le nostre labbra non si staccavano mai, e le sue mani esploravano ogni centimetro del mio corpo. Mi sentivo travolta, persa in una marea di sensazioni a cui non potevo più resistere. Sentivo l'eccitazione farsi strada. Le sue mani si muovevano sicure su di me e le mie su di lui.

Sentii le sue mani che sollevavano il mio vestito e il contatto della sua pelle contro la mia mi fece rabbrividire. Ogni tocco accendeva un fuoco dentro di me che non potevo più ignorare. Le sue mani si muovevano con sicurezza, trovando ogni punto sensibile, e i suoi baci diventavano sempre più profondi e intensi.
Le mie mani si fecero strada, toccarono la sua erezione, per poi risalire sulla sua cintura per slacciarla e sbottonare i pantaloni.
«Nathan,» sussurrai, cercando di respirare tra un bacio e l'altro. «Dovremmo fermarci...» la mia voce ansimava di desiderio, non volevo realmente fermarmi, ma dovevamo farlo prima di andare incontro a conseguenze irreparabili.

«Lo so, ma non riesco.» disse senza smettere di baciarmi.

Appoggiai la schiena sulla scrivania, sentivo il legno freddo. Nathan prese la sua erezione e con un colpo deciso entrò dentro di me. Ansimai ancora più forte per il piacere, mentre mi baciava, i suoi movimenti erano caldi e pieni di desiderio, nessuno dei due riusciva a fermarsi.
I nostri corpi si muovevano all'unisono, seguendo un ritmo primordiale. Ogni affondo era una scintilla che alimentava il fuoco del nostro desiderio. Sentivo il piacere crescere dentro di me, una tensione dolce e insopportabile che mi spingeva sempre più vicino all'orgasmo. Nathan aumentò il ritmo, i suoi movimenti diventando sempre più intensi. Il mio respiro si fece più rapido, i gemiti più frequenti.

«Nathan...» ansimai, incapace di trattenere il piacere che stava crescendo sempre di più.

Lui mi guarda, i suoi occhi pieni di desiderio e una determinazione feroce. Sentivo che stava lottando anche lui per trattenersi, ma la passione tra di noi era troppo forte.

«Emily...» sussurrò, la sua voce un mix di piacere e urgenza.

Ogni movimento, ogni tocco, ci avvicinava sempre di più al punto di rottura. Il piacere era quasi insopportabile, una marea che minacciava di travolgerci entrambi. Non potevo più trattenermi, sentivo l'orgasmo che si avvicinava, inevitabile e travolgente. E quando finalmente arrivò, fu come un'esplosione di pura estasi, un momento in cui il mondo sembrò fermarsi.
Il mio corpo si contrasse, tremando sotto il peso dell'orgasmo. Nathan continuava a muoversi, portandomi ancora più in alto. Le sue mani si stringevano sui miei fianchi, il suo respiro affannoso nel mio orecchio. E quando anche lui raggiunse l'apice fu tutto ancora più bello.

Rimanemmo così per un momento, i nostri corpi ancora intrecciati, cercando di recuperare il respiro. La stanza era immersa nel silenzio, rotto solo dai nostri respiri affannosi. Nathan mi guardò, il suo sguardo dolce e vulnerabile. Sentivo una marea di emozioni dentro di me, ma che dovevo affogare all'istante.

Mi rivestì immediatamente, senza guardare Nathan. Mi vergognavo per quello che avevo fatto, avevo promesso a me stessa che non sarei ricaduta in questo vortice di passione e invece avevo fatto tutto il contrario.

«Emily...» mi chiamò Nathan per tranquillizzarmi, mentre mi prendeva da un braccio per girarmi e guardarlo negli occhi.

«No, Nathan...» dissi guardandolo dritto negli occhi con un'aria decisa e severa «Io neanche ti conosco, sei solo... solo il professor Carter per me».
Ci scambiamo uno sguardo, carico di significati non detti.

Nathan mi guardò ancora una volta, con un misto di delusione e desiderio, poi si allontanò senza voltarsi. Rimasi lì, sola con i miei pensieri, affogata in un mare di emozioni contrastanti.

Le mie mani tremavano leggermente mentre cercavo di riordinare i miei pensieri in un qualche schema coerente. La vergogna si mescolava con la speranza, creando un vortice tumultuoso di sensazioni. Forse era meglio così, lasciare le cose come stavano, fingere che niente fosse accaduto e continuare a vivere nella sicurezza di un equilibrio fragile.

OLTRE I LIMITIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora