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Il suono della sveglia mi destò dal sonno. Mi stirai lentamente, cercando di scacciare la nebbia del sonno che offuscava la mia mente. La giornata iniziava presto, e avevo deciso di andare da Nathan quella mattina. Non potevo più evitare di affrontarlo. Avevo bisogno di chiarire alcune cose riguardo al progetto, e non potevo ignorare il fatto che lui fosse il mio professore. Sarebbe stato semplice: avrei fatto le mie domande, ascoltato le risposte e me ne sarei andata. Nessuna distrazione.

Camminai lungo i corridoi quasi deserti del campus, il suono dei miei passi riecheggiava leggermente. Ogni passo sembrava amplificare la mia ansia. Arrivai davanti all'ufficio di Nathan e bussai con decisione, nonostante il cuore mi battesse forte nel petto.

«Sì, entra pure» disse la sua voce calda dall'altra parte della porta.

Aprii la porta e lo trovai seduto dietro la scrivania, intento a leggere alcuni fogli. Quando alzò lo sguardo e i nostri occhi si incontrarono, sentii un'ondata di emozione travolgermi.

«Buongiorno, Nathan... o professore, come preferisci che ti chiami?» dissi, cercando di provocarlo un po', ma allo stesso tempo mantenendo le distanze. Non era affatto facile.

Nathan mi fissò con quegli occhi verdi penetranti, il suo sguardo sembrava scavare dentro di me. «Qui siamo in un contesto accademico, Emily. Sarebbe opportuno mantenere la formalità.» La sua voce era ferma, ma avvertii una leggera esitazione.

Mi sedetti di fronte a lui, cercando di ignorare il calore che emanava dal suo corpo e che sembrava avvolgermi. «Ho bisogno di chiarire alcuni punti del progetto» dissi, cercando di mantenere il tono professionale.

Nathan annuì, appoggiandosi alla sedia e incrociando le braccia sul petto. «Va bene, dimmi tutto.»
Iniziai a spiegare i miei dubbi, ma sentivo la tensione crescere ad ogni parola. Nathan sembrava ascoltare attentamente, ma c'era qualcosa nei suoi occhi, un desiderio nascosto che rendeva l'aria pesante.

«Capisco» disse finalmente. «Hai fatto un buon lavoro finora, quindi non devi preoccuparti!» La sua voce era dura, quasi fredda anche se i suoi occhi dicevano altro.
Nathan si alzò dalla sedia e si avvicinò, fermandosi proprio accanto a me. Potevo sentire il suo respiro, caldo e regolare, e la tensione tra di noi diventava insostenibile. «Emily» disse con voce bassa, quasi un sussurro. «Ti desidero così tanto che ti sbatterei qui su questa scrivania, ma non posso e non devo. Non sarebbe giusto ed etico. Qualsiasi dubbio tu abbia è meglio che me lo comunichi via e-mail. Dobbiamo essere professionali.»
Sentii una fitta di rabbia mista a desiderio. «Davvero, Nathan? È questo che intendi per professionalità?» dissi, la mia voce più tagliente di quanto avessi previsto. «Evitiamo di parlarci? Di guardarci?»
Lui serrò la mascella, lottando visibilmente con le sue emozioni. «Non è questo il punto, Emily. Il punto è che c'è una linea che non possiamo attraversare.»


Mi alzai in piedi, incrociando le braccia. Feci un passo indietro, cercando di mantenere la distanza fisica che non riuscivo a mantenere emotivamente. "Smetti di incrociare il mio sguardo nei corridoi o dove ci troviamo entrambi, Nathan. Tutta questa tensione deve finire. Cazzo sei il mio professore e quella notte avresti dovuto dirmelo. Averti tra i piedi quasi tutti i giorni è difficile. Il mio obiettivo qui è studiare e non giocare a fare l'adolescente. Doveva essere una notte di svago ma a quanto pare così non è stato».

Lui fece un passo avanti, la distanza tra di noi ridotta a pochi centimetri, il calore del suo corpo mi avvolse. «Emily, io... non sapevo che saresti stata una delle mie alunne. Se l'avessi saputo, non mi sarei mai avvicinato a te quella notte.» La sua voce era bassa, quasi un ringhio, ma c'era un'onestà brutale nelle sue parole.

Sentii un brivido lungo la schiena, un misto di rabbia e desiderio. «E ora cosa facciamo? Fingiamo che non sia mai successo?»

Lui serrò i pugni, il suo sguardo intenso fisso sul mio. «Non posso dimenticare quella notte, Emily. Ogni volta che ti vedo, ogni volta che sento la tua voce, mi ricordo di tutto. Ma devo tenerti lontana. Devo farlo per entrambi, proprio per i ruoli che ricopriamo.»

OLTRE I LIMITIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora