5.

45 20 5
                                    

Il corridoio era un fiume di studenti e professori, tutti immersi nei propri pensieri e conversazioni. Io camminavo con passo deciso, cercando di non pensare troppo a Nathan e a quella notte. Ma il mio cuore batteva all'impazzata, e la tensione mi stringeva lo stomaco come una mano invisibile.

All'improvviso, una risata familiare mi fece fermare. Voltandomi, lo vidi. Nathan era appoggiato alla parete, parlando con altri suoi colleghi. La sua risata, profonda e contagiosa, si propagava come un'onda attraverso il rumore di fondo. I nostri sguardi si incrociarono per un istante, e il tempo sembrò fermarsi. I suoi occhi, di un verde intenso, sembravano scavare dentro di me, leggendo ogni mio pensiero. Cercai di mantenere la calma e distolsi lo sguardo, concentrandomi sulla porta dell'aula che si avvicinava sempre di più.

«Ehi, Emily!» La voce di Giulia mi distrasse. La mia migliore amica mi raggiunse, un sorriso luminoso sul viso. «Tutto bene?»

«Sì, sì, tutto bene» risposi cercando di sembrare convincente.

Giulia non sembrava convinta, ma fortunatamente non insistette. Entrammo in aula e trovammo i nostri posti. La lezione iniziò subito, ma la mia mente continuava a tornare a Nathan, a quella notte e a ciò che avrei dovuto fare.

Alla fine della lezione, Giulia ed io ci dirigemmo verso la caffetteria del campus. Era uno dei nostri rituali, prendere un caffè e fare due chiacchiere prima di affrontare il resto della giornata. Appena entrammo, il profumo di caffè fresco ci avvolse. Ci mettemmo in fila, parlando un po' di tutto.

«Hai detto che tutto va bene, ma sembri davvero pensierosa oggi» osservò Giulia «Qualcosa ti preoccupa?»

Esitai per un attimo, cercando di trovare le parole giuste. «È solo... sai, lo stress degli esami e il progetto di psicologia. A volte è un po' troppo da gestire tutto insieme.»

Giulia annuì comprensiva. «Capisco perfettamente. Anch'io mi sento così a volte. Ma sai che puoi contare su di me, vero? Siamo in questo insieme.»

Le sorrisi, grata per il suo supporto. «Grazie, Giulia!»

Mentre parlavamo, il mio sguardo vagò involontariamente verso l'ingresso della caffetteria. E lì, proprio sulla soglia, c'era Nathan. Il mio cuore accelerò immediatamente. Cercai di mantenere la calma, ma la tensione era palpabile. Si guardò intorno e i nostri occhi si incontrarono di nuovo. Questa volta, fu lui a distogliere lo sguardo per primo, salutando qualche collega prima di dirigersi verso il bancone.

Cercai di tornare alla conversazione con Giulia, ma la presenza di Nathan continuava a distrarmi. Ogni volta che alzavo lo sguardo, mi sembrava di percepire i suoi occhi su di me, anche se non lo guardavo direttamente.

«Emily?» La voce di Giulia mi riportò alla realtà. «Stavi dicendo qualcosa?»

«Oh, sì, scusa,» risposi, cercando di ritrovare il filo del discorso. «Stavo pensando che dopo questa pausa potremmo andare a fare una passeggiata. Potrebbe essere un buon modo per rilassarci un po'.»

«Ottima idea!» esclamò Giulia, entusiasta. «Non vedo l'ora.»

Proprio mentre stavo cercando di rilassarmi Giulia disse «Ho notato che quando c'è il professor Carter nei paraggi inizi a diventare nervosa e distratta. Credi sia solo una mia impressione?» mi guardo con fare dubbiosa ma indagatorio.

Mi sentii prendere dal panico. Giulia era molto perspicace e non era facile ingannarla. Dovevo trovare una scusa plausibile, ma non volevo mentirle apertamente.

«Davvero? Non me ne sono accorta» risposi, cercando di mantenere un tono casuale. «Forse è solo l'ansia per gli esami. E poi, il professor Carter è sempre così preciso e meticoloso nelle sue lezioni. Voglio solo fare una buona impressione.»

Giulia mi scrutò per un attimo, poi sorrise. «Sì, hai ragione. È solo che ti conosco troppo bene, Emily. Ma capisco. Anche a me capita di sentirmi sotto pressione con certi professori.»

Annuii, sperando che l'argomento fosse chiuso. Ma dentro di me, la tensione non faceva che crescere. Dovevo trovare un modo per gestire meglio la situazione con Nathan senza che influenzasse la mia vita quotidiana e, soprattutto, senza che Giulia se ne accorgesse. Volevo dirlo a lei, la mia bocca premeva per raccontarle tutto ma non potevo, avevo paura che raccontarlo a qualcuno faceva si che la situazione diventasse più complicata di quanto lo era già.

Mentre parlavamo, notai che Nathan si era seduto a un tavolo non lontano dal nostro. Sembrava immerso in una conversazione con un collega, ma di tanto in tanto alzava lo sguardo verso di noi. Sentii un brivido lungo la schiena, ma cercai di ignorarlo.

Dopo un po', il mio telefono vibrò. Era un messaggio di Ben:

"Sei libera più tardi per una sessione di studio? Ho bisogno di ripassare alcuni concetti."

Risposi rapidamente: "Certo, ci vediamo in biblioteca alle 15."

Giulia si accorse del messaggio e sorrise. «Ben ha bisogno di te, eh? Siete una squadra perfetta.» Sorrisi a mia volta. «Sì, ci aiutiamo a vicenda. E poi, è sempre un piacere studiare con lui. È molto preparato.»

«Dai non mi dire che non te ne sei accorta»

«Di cosa?» la guardai senza riuscire a capire cosa volesse intendere.

«Ben ha una stracotta per te, andare a studiare insieme è solo una stupida scusa per riuscire a passare del tempo con te.»

Mi sentii arrossire, colta alla sprovvista dalle parole di Giulia. «Ma no, Giulia! Siamo solo amici, davvero. Ben è solo... ben, Ben.»

Giulia rise. «Emily, sei proprio ingenua a volte. Fidati, ho visto come ti guarda. Ha decisamente un debole per te.»

Cercai di cambiare argomento, imbarazzata. «Comunque, torniamo al progetto di psicologia. Hai pensato a come possiamo presentare i dati in modo più efficace?»

Giulia sospirò, ma accettò il cambiamento di tema.

Il resto della nostra chiacchierata si svolse senza intoppi, e quando finimmo il caffè ci dirigemmo fuori. Mentre camminavamo, la mia mente tornava continuamente a Nathan e a ciò che Giulia aveva detto su Ben. Avevo bisogno di chiarirmi le idee.

Dopo un'ora piacevole, ci salutammo. Giulia aveva un'altra lezione mentre io mi diressi verso la biblioteca per incontrare Ben. Quando arrivai, Ben era già lì, immerso nei suoi libri. Alzò lo sguardo e mi salutò con un sorriso.

«Pronta per una maratona di studio?» chiese, alzando un sopracciglio.

«Prontissima» risposi, cercando di mettere da parte tutte le preoccupazioni. Sedetti accanto a lui e cominciammo a lavorare insieme, trovando conforto nella routine dello studio e nella compagnia di un buon amico.

Durante la sessione, non potei fare a meno di osservare Ben con occhi diversi. Giulia poteva avere ragione? Forse c'era qualcosa di più nei suoi sguardi e nei suoi gesti che non avevo notato prima.

«Emily, tutto ok?» chiese Ben, notando la mia distrazione.

«Sì, scusa» risposi, scuotendo la testa per liberarmi dei pensieri. «Solo un po' stanca. Ma andiamo avanti, dobbiamo finire questo capitolo.»

Ben mi sorrise con calore. «Certo, facciamo una pausa se hai bisogno.»

«No tranquillo, proseguiamo. Prima finiamo, prima possiamo rilassarci.»

Continuammo a studiare per qualche ora, e alla fine, quando ci separammo, mi sentii un po' più leggera

Mentre tornavo a casa, il cielo si era tinto di arancione e rosa per il tramonto. Mi fermai un momento a contemplarlo, lasciandomi avvolgere dalla bellezza del momento.

Appena arrivata a casa, mi sdraiai sul letto e chiusi gli occhi, permettendomi finalmente di rilassarmi. La mia mente vagava tra i pensieri e i ricordi, e mi addormentai con la speranza che il domani portasse chiarezza e, forse, un po' di pace.

OLTRE I LIMITIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora