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Era finalmente arrivato il giorno della consegna del progetto. Sentivo una miscela di eccitazione e tensione mentre mi dirigevo verso l'aula del professor Nathan Carter. Al mio fianco, Giulia e Luca camminavano con altrettanta determinazione, ognuno immerso nei propri pensieri. Il progetto a cui avevamo lavorato tanto era pronto, ma l'aria era carica di una tensione che andava oltre la semplice ansia da presentazione.

Giulia, di solito così sicura di sé, sembrava particolarmente nervosa. Continuava a stringere e rilasciare le mani, un chiaro segno del suo stato d'animo agitato. Luca ed io ce ne accorgemmo immediatamente e ci scambiammo un'occhiata d'intesa. Decidemmo di intervenire per tranquillizzarla.

«Giulia, stai tranquilla,» disse Luca con un sorriso rassicurante. «Abbiamo lavorato duramente su questo progetto e sappiamo che è valido. Non c'è motivo di preoccuparsi.»

«Luca ha ragione,» aggiunsi, cercando di infondere fiducia nella mia amica. «Abbiamo preparato tutto nei minimi dettagli. Andrà tutto bene.»

Giulia ci guardò entrambi, inspirò profondamente e poi annuì. «Avete ragione. Grazie, ragazzi. Solo un po' di nervosismo pre-presentazione.»

«È normale» la rassicurai. «Tutti abbiamo quei momenti, ma sai cosa? Andrà tutto bene.»

Con un sorriso incoraggiante, entrammo nell'aula e ci sedemmo nelle prime file, preparando il materiale per la presentazione. Nathan era già lì, seduto alla cattedra, il suo sguardo attento su di noi. Sentii il cuore battere più forte quando i nostri occhi si incontrarono per un attimo. La tensione tra di noi era palpabile, ma dovevamo fare del nostro meglio per non far trapelare nulla a Giulia e Luca, anche se Giulia già sapeva tutto.

«Allora, siete pronti?» chiese Nathan con un sorriso professionale. La sua voce era ferma, ma percepii un leggero tremore che solo io potevo notare.

Annuii, cercando di mantenere la calma. «Sì, siamo pronti» risposi con voce sicura.

Giulia iniziò a parlare per prima, spiegando i punti chiave del progetto. Io e Luca la seguimmo, ciascuno contribuendo con le proprie parti. Sentivo lo sguardo di Nathan su di me, un misto di approvazione e desiderio che rendeva difficile mantenere la concentrazione. Mentre parlavo, cercavo di ignorare l'attrazione che ci legava, focalizzandomi invece sul contenuto del nostro lavoro.

Durante la presentazione, Nathan interveniva di tanto in tanto con domande e commenti. Ogni volta che parlava, sentivo un brivido lungo la schiena. Dovevamo mantenere le apparenze, non potevamo permetterci di far capire agli altri cosa stesse succedendo tra di noi.

«Ottimo lavoro, davvero,» disse Nathan alla fine della presentazione. «Avete dimostrato una profonda comprensione del materiale e una capacità analitica notevole.»

Giulia e Luca sorrisero, chiaramente soddisfatti dei complimenti. Io invece cercavo di mantenere un'espressione neutra, anche se dentro di me ribollivano emozioni contrastanti.

«Grazie, professor Carter,» rispose Giulia, visibilmente sollevata.

«Avete qualche domanda o chiarimento da fare?» chiese Nathan, rivolgendosi a noi con un tono professionale.

Mi resi conto che era il momento perfetto per sciogliere un po' la tensione. «No, credo che siamo a posto. Grazie ancora per il suo supporto durante il progetto.»

Nathan annuì. «Bene. Se non ci sono altre domande, potete considerare concluso il vostro lavoro. Potete andare.»

Ci alzammo tutti e tre, raccogliendo le nostre cose. Giulia e Luca iniziarono a chiacchierare animatamente sulla strada verso l'uscita, ma io rimasi leggermente indietro, cercando di trattenere il respiro.

OLTRE I LIMITIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora