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Mentre mi sdraiavo sul letto, i miei pensieri si affollavano su Nathan. Non riuscivo a smettere di pensare a lui, nonostante i nostri sforzi per mantenere la distanza. C'era qualcosa di magnetico in lui, qualcosa che mi attirava irrimediabilmente, anche contro il mio miglior giudizio.

Nathan Carter non era solo il mio professore; era un uomo che aveva risvegliato in me emozioni che non avevo sentito prima. La sua intelligenza, il suo carisma, la passione che metteva nel suo lavoro: tutto di lui mi affascinava. Ogni volta che parlava in aula, sentivo un brivido lungo la schiena.

Ripensai a tutte le volte in cui i nostri sguardi si erano incrociati durante le lezioni. Quegli occhi verdi, profondi e penetranti, sembravano leggere dentro di me, come se potessero vedere oltre la facciata che mostravo al mondo. E ogni volta che mi guardava, sentivo un misto di desiderio e paura. Desiderio per ciò che sapevo di non poter avere, e paura per le conseguenze che avrebbero potuto derivare dal lasciarmi andare.

Nathan era un enigma. Era affascinante, sicuro di sé e allo stesso tempo vulnerabile. Con me, sembrava abbassare la guardia, permettendomi di vedere una parte di lui che probabilmente nessun altro conosceva.

La nostra notte insieme era stata un errore, lo sapevamo entrambi. Ma era stata anche una delle esperienze più intense della mia vita. Ogni tocco, ogni bacio, ogni sussurro mi aveva fatto sentire viva come mai prima. E ora, ogni volta che chiudevo gli occhi, rivivevo quei momenti, il fuoco che si era acceso tra di noi.

Ma la realtà era inesorabile. Nathan era il mio professore, e io la sua allieva nonché la figlia della direttrice dell'Università. La nostra relazione era impossibile, e dovevo accettarlo. Dovevo trovare un modo per spegnere quel fuoco, per mettere da parte i miei sentimenti e concentrarmi sui miei obiettivi accademici.

Eppure, nonostante tutti i miei sforzi, non riuscivo a smettere di pensare a lui. Ogni volta che lo vedevo, ogni volta che sentivo la sua voce, il mio cuore batteva più forte. La sua presenza era una costante distrazione, una tentazione che mi sfidava a resistere.

Mi girai sul letto, fissando il soffitto. Come potevo gestire tutto questo? Come potevo concentrarmi sulla competizione, sul progetto, sui miei studi, sapendo che Nathan era lì, a pochi passi da me, combattendo la stessa battaglia interiore?

Dovevo essere forte. Dovevo trovare un modo per mettere da parte i miei sentimenti, per mantenere la professionalità che entrambi avevamo promesso di rispettare. Ma sapevo che non sarebbe stato facile. Nathan era una parte di me, una parte che non potevo semplicemente ignorare.

Chiusi gli occhi, cercando di calmare la mente. Avevo bisogno di dormire, di riposare e non pensare.

Fui svegliata dal rumore della porta. Qualcuno stava bussando e anche urlando. «Emily, apri. Sono Giulia!»

Mi alzai di scatto, ancora mezzo intontita dal sonno. Aprii la porta e trovai Giulia sulla soglia, con gli occhi rossi e gonfi di lacrime. Mi abbracciò immediatamente, singhiozzando forte.

«Giulia, cosa è successo?» le chiesi, cercando di calmarla.

«Emily, non ce la faccio più,» mormorò tra i singhiozzi. «Sono così stupida, così ingenua...»

La feci entrare e la guidai verso il divano, dove si accasciò, ancora tremante. Mi sedetti accanto a lei, aspettando che si calmasse un po' prima di parlare di nuovo.

«Vuoi raccontarmi tutto?» le chiesi dolcemente.

Lei annuì, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano. «C'è un ragazzo... si chiama Adam. Ero così presa da lui, pensavo ci fosse qualcosa tra di noi.»

Sentii una fitta di empatia per la mia amica. Sapevo quanto poteva far male il rifiuto, soprattutto quando avevi investito così tanto in qualcuno.

«Adam... lui... lui non prova lo stesso per me,» continuò Giulia, la voce rotta dal dolore. «Gli ho confessato i miei sentimenti e lui mi ha detto che mi vede solo come un'amica. Mi sono sentita così umiliata, così sciocca per aver pensato che potesse esserci qualcosa di più.»

Le presi la mano, stringendola forte. «Mi dispiace tanto, Giuli.»

«Mi sento così vuota, Emily. Come se non valessi nulla. Perché mi capita sempre questo? Perché non riesco mai a trovare qualcuno che mi ami per come sono?»

Le sue parole mi trafissero il cuore. Conoscevo quella sensazione di disperazione, di sentirsi inadeguati. «Giulia, non è colpa tua. A volte le persone non vedono ciò che hanno davanti. Non significa che tu non valga. Sei incredibile, e un giorno troverai qualcuno che saprà apprezzare ogni singola cosa di te.»

Giulia mi guardò con occhi pieni di lacrime ma anche di gratitudine. «Grazie, Emily. Avevo bisogno di sentirmelo dire.»

Le passai un braccio intorno alle spalle, cercando di infonderle un po' di calore e conforto. «Ci sono passata anch'io, sai? È dura, ma supererai anche questo. E io sarò qui, ogni passo del cammino.»

Mentre cercavo di consolare Giulia, mi resi conto di quanto anche io avessi bisogno di qualcuno che mi dicesse quelle parole. La mia situazione con Nathan, tutto sembrava così complicato. Avevo bisogno di fare chiarezza nella mia vita.

Dopo qualche minuto, Giulia si calmò un po' e mi guardò con un sorriso debole. «Tu sei sempre così forte, Emily. Come fai?»

Sorrisi, anche se dentro di me sentivo una tempesta. «Non sono sempre forte, Giulia. Ho i miei momenti di debolezza, come chiunque altro. Ma cerco di andare avanti e di trovare qualcosa di positivo in ogni situazione.»

«Sai, Nathan mi ha detto qualcosa l'altro giorno» dissi improvvisamente, sentendo il bisogno di condividere ciò che aveva scoperto «ha scoperto chi è mia madre.»

Giulia mi guardò sorpresa, cercando di capire il peso di quelle parole. «Oh, mio Dio, Emily. Come ha reagito?»

«Era scioccato, Giuli. E lo sono stata anche io quando l'ho saputo. Non è solo una questione accademica; è anche personale. Se mia madre venisse a sapere una cosa del genere, non so come reagirebbe.»

«E ora cosa farai?» chiese lei, la preoccupazione evidente nei suoi occhi.

«Devo allontanarmi da lui, Giulia. Devo concentrarmi sulla competizione e sui miei studi. Non posso permettermi di essere distratta.»

Giulia mi abbracciò di nuovo, offrendo il suo sostegno silenzioso. Sapevo che lei capiva, almeno in parte, quello che stavo passando. Rimase lì, seduta accanto a me, finché le sue lacrime non si asciugarono del tutto. Sentire la sua vicinanza mi aiutava a mettere un po' di ordine nei miei pensieri. Decisi di preparare una cioccolata calda per entrambe, sperando che ci aiutasse a rilassarci.

«Ti va una cioccolata calda?» chiesi, cercando di distrarla un po' dal suo dolore.

Lei annuì, e la sua espressione si ammorbidì leggermente. «Sì, grazie, Emily. Ne avrei proprio bisogno.»

Mentre aspettavo che il latte si scaldasse, guardai fuori dalla finestra della cucina. Il cielo era grigio e minacciava pioggia, riflettendo perfettamente il mio stato d'animo. Mi sentivo confusa, sopraffatta da una situazione che non avevo mai immaginato di dover affrontare.

Tornai da Giulia con due tazze fumanti e ci sedemmo di nuovo sul divano. «Raccontami di più su Adam,» dissi, sperando di distrarla dai miei problemi e darle l'opportunità di sfogarsi ancora un po'.

Giulia sospirò, prendendo un sorso della sua cioccolata. «L'ho incontrato al corso di anatomia cerebrale. Era sempre così gentile e attento. Pensavo davvero che potesse esserci qualcosa di più tra di noi. Ma mi sbagliavo. Mi ha detto che non è pronto per una relazione e che non mi vede in quel modo.»

La guardai con empatia, cercando di darle il conforto di cui aveva bisogno. «Adam ha perso una grande opportunità.»

Le sue lacrime si placarono e, dopo un po', iniziammo a parlare di altre cose, cercando di spostare la conversazione su argomenti più leggeri. Ridere insieme, anche solo per un momento, ci aiutò entrambe a sentirci meglio. Lentamente, la tensione si dissipò e ci sentimmo un po' più leggere.

OLTRE I LIMITIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora