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Mi svegliai di soprassalto, il respiro affannato e il cuore che batteva furiosamente nel petto. Mi ci volle qualche istante per rendermi conto di essere al sicuro nel mio letto, nella mia stanza. Il sogno era stato così vivido, così reale. Nel sogno c'era mio padre, lo stesso uomo che avevo perso quando ero solo una ragazzina. Il dolore della sua perdita, una ferita che non si era mai davvero rimarginata, sembrava più acuto che mai.

Le sue parole erano state calme, rassicuranti, come quando mi insegnava ad andare in bicicletta nel parco vicino casa. Ma nel sogno, il suo viso era segnato dalla preoccupazione. Mi aveva detto di stare attenta, di non fidarmi delle persone che avevo intorno. Sentivo ancora il suo sguardo su di me.

Cercai di calmarmi, respirando profondamente e tentando di scacciare l'angoscia che si era insinuata dentro di me. Mi alzai dal letto e guardai fuori dalla finestra. Il sole stava appena iniziando a sorgere, tingendo il cielo di sfumature rosa e arancioni. Quel momento di tranquillità mi aiutò a riordinare i pensieri.

Oggi avrei incontrato mia madre a pranzo. Sapevo già che sarebbe stata una conversazione complicata. Non potevo parlare di Nathan. di come il nostro rapporto fosse andato oltre i limiti. Dovevo nascondere tutto, mantenere il segreto a tutti i costi. Non potevo permettere che mia madre scoprisse tutto.

Durante la mattinata, cercai di concentrarmi sui miei studi. Avevo una pila di libri e articoli da leggere per il progetto e la competizione, ma i miei pensieri continuavano a tornare a Nathan e al sogno di mio padre. Mi chiesi cosa avrebbe pensato mio padre di Nathan, di questa situazione.

L'ora di pranzo arrivò più in fretta di quanto avessi immaginato. Mi preparai con cura, cercando di nascondere i segni della notte insonne. Scegliere cosa indossare richiese più tempo del solito; volevo apparire serena e rilassata, nonostante il turbinio di emozioni dentro di me. Optai per un abito leggero e un trucco naturale che mascherasse le occhiaie.

Quando arrivai al ristorante, mia madre era già lì, seduta al tavolo con la sua solita eleganza e compostezza. Il ristorante era raffinato, con luci soffuse che creavano un'atmosfera intima e accogliente. Le tovaglie bianche impeccabili, i bicchieri di cristallo e l'aroma del cibo gourmet contribuivano a rendere l'ambiente sofisticato.

«Ciao, mamma» le dissi, cercando di sorridere. Il cuore mi batteva forte e cercai di nasconderlo dietro un'apparente calma.

«Ciao, Emily. Come stai?» mi chiese, il suo sguardo attento come sempre. Aveva un modo di guardare che sembrava leggere oltre la superficie, e questo mi metteva sempre a disagio.

«Bene, grazie. E tu?» risposi, sedendomi di fronte a lei.

«Abbastanza bene. È sempre un piacere vederti» rispose, mentre prendeva il menu tra le mani. La sua voce era calma e rassicurante, ma io non riuscivo a rilassarmi completamente.


Ordinammo il pranzo e iniziammo a parlare delle solite cose: i miei studi, il suo lavoro, i progetti futuri. Evitai con cura di menzionare Nathan, ma la conversazione inevitabilmente si avvicinò a lui.

«Allora, come ti sembra il nuovo professore, il Professor Carter?» mi chiese, fissandomi con quegli occhi penetranti che avevo ereditato.

Sentii il cuore accelerare, ma cercai di mantenere la calma. Il cameriere portò il vino e mia madre prese un sorso, mentre io cercavo di guadagnare qualche secondo per raccogliere i pensieri.

«È molto competente. Le sue lezioni sono sempre interessanti e stimolanti» risposi, cercando di sembrare il più neutrale possibile.

Mia madre annuì, prendendo un sorso del suo vino «Bene. È importante per me ciò che pensi.»

«Lo so, mamma. E lo apprezzo molto» dissi, cercando di nascondere la tensione che mi stringeva lo stomaco.
Il pranzo proseguì senza ulteriori intoppi, ma ogni volta che guardavo mia madre, sentivo il peso della verità non detta. Le sue parole di incoraggiamento e il suo interesse per la mia vita accademica mi facevano sentire ancora più in colpa. Come avrei potuto dirle che stavo nascondendo qualcosa di così importante?

Il pranzo proseguì senza ulteriori intoppi, ma ogni volta che guardavo mia madre, sentivo il peso della verità non detta. Parlammo di tutto. Ogni tanto, mia madre mi lanciava uno sguardo curioso, quasi indagatore.

«Emily, sembri un po' distratta oggi. Va tutto bene?» mi chiese, posando delicatamente il suo bicchiere.

OLTRE I LIMITIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora