7.

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Uscii dall'ufficio di Nathan con il cuore che batteva ancora furiosamente. Cercai di ricompormi, ma i suoi baci, il calore del suo corpo, le sue parole continuavano a riecheggiarmi nella mente. Le nostre regole, quei limiti che dovevano mantenerci professionali, sembravano fragili come carta. Mi avviai verso l'aula della mia prossima lezione, cercando di convincermi che avrei potuto rispettare quei confini. La mia carriera accademica era troppo importante, non potevo permettermi di rovinare tutto.

Mentre camminavo, la mia mente era affollata solo di pensieri su Nathan. Potevamo davvero riuscire a mantenere le distanze? Ogni volta che lo guardavo, sentivo quel desiderio bruciante. Eppure, dovevo farcela. Non c'era altra scelta.

Arrivai all'aula e trovai Giulia già seduta, intenta a sfogliare il suo libro. Mi sedetti accanto a lei, cercando di sembrare rilassata. Lei mi guardò subito con uno sguardo curioso.

«Ciao, Emily» mi disse, notando probabilmente il mio stato d'animo agitato «come procede? Tutto apposto?»
«Si, certo. Solo un po' assonnata, tu come stai? Tua mamma?» le risposi cercando di restare sul vago.
«potrebbe stare meglio, ma va avanti.»

Dovevo confidarmi con qualcuno? Dirle di Nathan? Sentivo il bisogno di condividere il peso di quel segreto, ma allo stesso tempo temevo le conseguenze. E se le cose fossero peggiorate?

«Giulia, posso chiederti un consiglio?» dissi, cercando di non sembrare troppo agitata.

Lei mi guardò con interesse. «Certo, dimmi tutto.»

Presi un respiro profondo. «Mettiamo che tu abbia un... problema con un professore. Non qualcosa di grave, ma abbastanza da renderti difficile concentrarti. Cosa faresti?»

Giulia mi osservò attentamente. «Dipende dal problema. È qualcosa di personale?»

Annuii lentamente. «Sì, potrebbe esserlo.»

Lei rifletté per un momento. «No Emily, non dirmelo. Non voglio neanche pensarci.» buttò giù.

«Cosa? Cosa succede?» le domandai iniziando a sentire una fitta dentro per la paura che avesse compreso già tutto.
«Il Professor Carter. Ecco perché quando vedi lui sei nervosa. Ha cercato di provarci con te?» mi domando con tono preoccupante come se lo stesse accusando di qualcosa ma io la fermai velocemente «No no Giulia, assolutamente no.» risposi in fretta, sentendo il mio cuore battere più forte. «Non è come pensi. È solo che... è complicato. Abbiamo avuto una discussione sul progetto e le cose sono diventate un po'... personali.»
Giulia mi guardò con uno sguardo che mescolava preoccupazione e curiosità. «Personali come?»

Esitai, cercando le parole giuste. «Non posso entrare nei dettagli, ma ti assicuro che non c'è niente di inappropriato. È solo che... c'è tensione tra di noi e rende difficile concentrarsi.»

Giulia stava per rispondere, ma all'improvviso la porta dell'aula si aprì e la professoressa entrò, interrompendo la nostra conversazione. La professoressa Martelli era una donna sulla cinquantina, con i capelli corti e grigi e un portamento deciso. Le sue lezioni erano sempre interessanti, ma oggi avevo difficoltà a concentrarmi.

«Buongiorno a tutti» disse la professoressa con un sorriso, posando la borsa sulla cattedra. «Oggi parleremo degli sviluppi nelle teorie della psicologia.»

Mentre la lezione iniziava, cercai di mettere da parte i miei pensieri su Nathan e concentrarmi sulle parole della professoressa. Ma era difficile. Sentivo ancora il peso del segreto che portavo, e la preoccupazione di Giulia era evidente nei suoi occhi. Ero grata che non avesse insistito, ma sapevo che la questione era tutt'altro che risolta.

Ogni tanto, durante la lezione, sentivo lo sguardo di Giulia su di me. Era chiaro che non aveva creduto completamente alla mia spiegazione e che era preoccupata per me. Avrei dovuto trovare il momento giusto per parlarle più apertamente, ma non sapevo ancora come farlo.

OLTRE I LIMITIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora