Ricordi indimenticabili

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Erano passati 5 giorni dal mio arrivo a Milano, mi stavo iniziando piano piano ad ambientare ma allo stesso tempo riflettevo sul fatto che fossero 5 giorni che non sentivo nessuno della mia famiglia.
Non stavo male ma sentivo come se mancasse qualcosa, come un vuoto.
Ero seduta sul letto e giocavo con Oliver che si rotolava, non voleva darmi la pallina ed io ridevo.
Oliver è la mia casa da ormai 2 anni, per me è la mia famiglia,senza di lui non avrei superato tante sofferenze, ogni volta che lo guardo ripenso a quanti ricordi abbiamo costruito, la cosa più bella è che io non gli ho mai chiesto di volermi bene, lui lo ha fatto dal primo giorno e dal primo sguardo che ci siamo dati il giorno che l'ho preso.
Mentre stavo giocando, mi squillò il telefono: era Ester.
Si, avevamo legato e cercava di non lasciarmi sola in questi giorni.

<<Ei tesoro, sta sera andiamo tutti a casa di Fede e volevo chiederti se volessi venire anche tu?>>

<<Ei, Edoardo non mi ha detto nulla di sta sera, poi lavoro non posso scusami>> le stavo dicendo una mezza verità, era vero che avrei lavorato ma potevo andarci, la verità è che non avevo voglia di vedere Federico.

<<come?, non ti ha detto nulla?, io lo ammazzo e pensare che l'ho anche chiamato due volte per chiedere se venissi >> sbuffò.

<< Edo è a lavoro, può essere che sia impegnato, lo sai come è il suo lavoro>> dissi difendendolo.

<< si lo so ma non è giustificabile, facciamo cosi, lo chiamo io e gli dico che ti passo a prendere>> disse come se io non gli avessi già detto che non sarei andata .

<< ester io non..>> provai replicare.

<<NO!! non voglio sentire niente e non mi metterò a discutere, ti passo prendere alle 23.30. Ciaoo>> disse attaccando senza darmi possibilità di replicare.

Mi buttai sul letto di schiena e Oliver mi guardava come se volesse dire "È solo una sera, io starò bene, devi vivere mamma per poter andare avanti".

Erano passate delle ore da quando avevo avuto quella conservazione con Ester.
Mi stavo preparando per andare a lavoro, misi la camicia, i pantaloni e le scarpe.
Mentre finivo di prepararmi, Edoardo era tornato a casa, uscì dal bagno e lo andai salutare.

<<ciao amore, come è andata a lavoro>> dissi avvicinandomi per poi dargli un bacio sulle labbra.

<amore,tutto bene, vuoi che ti accompagno a lavoro?>> disse dandomi un bacio sul collo e per poi prendermi per i fianchi e continuare a baciarmi.
Mi uscì un gemito.

<<se ti va sì, però smettila, mi farai fare tardi.>> dissi cercando di essere il più seria possibile.

Lui non si fermò, continuò e riuscì a percepire che aveva bisogno di me, succedeva sempre quando aveva una giornata brutta a lavoro.
Lo lasciai continuare a baciarmi il collo per poi arrivare al mio seno, levò la camicia e io gli tolsi la maglia del lavoro.
Mi spinse delicatamente sul letto, mi sfilò i pantaloni:

<<dammi 15 minuti e ti porto a lavoro>> disse arrivando al bordo delle mutande.

<<non credo di essere in grado di dirti di no>> dissi con eccitazione.

Mi sfilò le mutande, mi prese le gambe e le portò sulle sue spalle, poi scese con il viso.
Poggiò la lingua in mezzo alle mie gambe ed andò fino in fondo, sapeva fosse una delle cose che amavo di più.
Inarcai la schiena per il piacere quando ad un tratto si fermò, si tirò su e mi guardò:

<<mancano 8 minuti>> disse con un sorriso mentre si levava con foga i pantaloni e le mutande.

Non feci tempo a rispondere che entrò dentro di me.

Paradiso e inferno Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora