Usciamo dal camion che è ormai mattina presto, forse sono le sei e il mio stomaco brontola per la fame ma non c'è tempo per mangiare, non adesso.
Corriamo verso l'autostrada e scivolo un paio di volte sulla neve, imprecando ogni volta che rischio di fare frontali con il suolo.
- Come facciamo ad arrivare al Gran Canyon? - domando guardando l'autostrada deserta e fredda.
Carter apre la bocca per rispondermi ma il rombo potente di un motore lo interrompe, facendolo sorridere a labbra chiuse. - Dolce suono di una Porsche - si fa serio il secondo dopo, - andiamo con quella macchina. - Esordisce poi indicando la strada dietro di sé e alludendo al rombo del motore che si sta facendo sempre più vicino.
Alzo le sopracciglia e mi metto le mani sui fianchi, - e come vuoi prendere una Porsche?
Lui mi guarda con l'aria un po' colpevole e indietreggio per il panico.
- Sicura di volerlo sapere?
- Penso di no.
- Sappi che sei l'essere più spregevole del pianeta - sibilo mentre cammino verso il centro della corsia sperando che la Porsche che sta per arrivare non mi metta sotto come un cazzo di cane.
Se muoio in questa maniera così squallida perseguiterò Carter da fantasma.
Un invisibile Carter sghignazza, - come pensi di fermare un uomo in autostrada se non così? - domanda retorico, alludendo al golfo che ho infilato per buona parte dentro il reggiseno, lasciando la pancia scoperta e che, se potesse, chiederebbe pietà per il freddo.
- Vai alle ortiche, idiota - ringhio e lo sento ridere prima di riportare lo sguardo sulla Porsche argentata che ha appena inchiodato difronte a me.
Sorrido e il trentenne al volante scende velocemente, guardandomi come si guarda una bistecca.
- Ehi, bellissima - ammicca nella mia direzione e trattengo una smorfia di disgusto per quella frase d'abbordaggio così banale.
- Ciao - sorrido maliziosa e faccio un passo verso di lui, - mi dai un passaggio? - allungo un braccio per toccarlo e gli poso la mano sul petto protetto da un giaccone scuro.
- Ovvio - mi attira a sé per i gomiti e mi sembra di sentire Carter ringhiare ma non ci penso, quando incrocio i polsi dietro la sua testa. - Tutta mia - ghigna poi, aprendo i palmi delle mani sul mio sedere.
Avvicino il volto al suo e so che adesso dovrei colpirlo con un pugno alla testa e metterlo K.O., con Carter abbiamo deciso così, ma non faccio in tempo ad alzare il braccio che gli occhi castani del tipo si girano e lui cade a terra con un tonfo, sbattendo la schiena sull'asfalto.
Mi tiro giù il golfo prima di portare le mani sui fianchi, guardando davanti a me con rimprovero, dove spero ci sia Carter.
Lui torna visibile stringendo nel pugno destro il cappellino degli Yankees e mi guarda con freddezza, - stava allungando troppo le mani. - Si limita a dire prima di lanciare la mia e la sua sacca nei sedili posteriori e infilarsi in quello del pilota.
Rido, facendo il giro e sedendomi sul sedile in pelle nero della Porsche, attaccando le mani congelate al bocchettone dell'aria condizionata. Guardo Carter con la coda dell'occhio, - qui qualcuno è geloso? - insinuo divertita e l'espressione da orgasmo che aveva sul volto scompare, un secondo prima che i suoi occhi scuri si fermino su di me, inchiodandomi sul posto anche se, a dirla tutta, non ho granché intenzione di uscire dal torpore dell'auto.
- Quello era un idiota e non solo geloso, novellina.
Roteo gli occhi al cielo. Ho capito che mi chiama così solo quando è nervoso o arrabbiato e mi chiedo che cosa sia adesso, ma forse questo ragazzo ha seri problemi col ciclo e il lunaticismo.
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Princess
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