La mia amica e' una puttana

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C'è qualcosa che non va. C'è qualcosa che non va e Onda che brucia e lo stomaco che mi fa male non sono decisamente dei segnali da prendere per buoni.

Era mesi che non avevo più quelle sensazioni, che non sentivo più le dita formicolarmi per la voglia di battaglia. Adesso, tutte le sensazioni che associo sempre a una lotta, sono tornate più forti che mai e mi prendono come un fiume in piena, costringendomi a serrare i pugni sul banco per riuscire a resistergli.

È giugno ormai, le lezioni sono praticamente finite ma ci sono ancora professori che si ostinano a spiegare per gli ultimi esami. E io, più sto qui e meglio è.

Il sole entra dalle finestre illuminando l'aula quasi con forza e Boris oggi è venuto in camera a svegliarmi ignorando le urla eccitate di quelle stupide figlie di Afrodite. Mi ha regalato un bracciale con il cinturino in cuoio e la sua iniziale. Lui ce l'ha uguale, solo che ha una "A". Mi ha anche comprato una nuova canottiera che ho messo oggi stesso, è azzurra e dice che l'ha scelta con Matisse perché si abbina ai miei occhi.

Non so se si abbini davvero alle mie iridi, so solo che oggi è il cinque giugno, il giorno del mio diciassettesimo compleanno e io sono chiusa dentro un'aula, cercando di ignorare la voglia di combattere e le lacrime che mi pizzicano gli occhi perché nessuno dei miei amici al Campo si è fatto sentire, neanche mio fratello.

Ignoro il malessere, il magone che mi impedisce quasi di parlare e lancio un'occhiata a Matisse che sta prendendo appunti su numeri quantistici che non ho capito. Lei è bellissima e oggi ha i capelli legati che lasciano vedere il collo sinuoso e il nasino delicato. Lei è bellissima ed è anche felice perché ha Boris che, dopo sei mesi, sta ancora con lei, senza pressarla perché gliela dia. E per lui è davvero un record così tanti mesi d'astinenza.

Osservo la professoressa dai capelli scuri e l'accento del sud che continua a spiegare algebra, facendo stridere il gesso contro la lavagna e Onda, che già stava bruciando, inizia a diventare incandescente contro la mia pelle.

La ignoro per un po', stringendo i pugni sul banco e fissando lo sguardo sulla lavagna a gessetti, due banchi davanti a me.

Mi porto una mano al collo, stringendo il ciondolo con forza, digrignando i denti quando il calore si fa sempre più forte. Provo a concentrarmi su altro, socchiudendo gli occhi ma poi il caldo diventa insopportabile.

- Dei! – esclamo facendo strisciare la sedia all'indietro e quasi colpendo il banco del ragazzo dietro di me.

La classe si volta nella mia direzione e sollevo un sopracciglio scuro quando trovo così tanti occhi nella mia direzione.

- Che problema c'è, Miller? – domanda la professoressa e corrugo la fronte perché Onda sta bruciando sulla mia pelle e -cavolo- non so per quanto ancora riuscirò a resistere.

Impreco tra i denti e la testa mi va in palla. Sento ovattato e mi sembra quasi di vedere rallentato. Credo che la mia professoressa mi stia dicendo qualcosa: la sua bocca si muove, gli occhi sono rabbiosi e puntati su di me e il cuore prende a battermi velocemente nel petto, quasi volesse bucare la cassa toracica.

E capisco.

- Via! Via da lì! – grido alzandomi in piedi e l'insegnante mi guarda confusa, un attimo prima che il muro esploda alle sue spalle con un fragore che mi distrugge i timpani.

Le urla regnano sovrane e tra tutta quella confusione, ci vuole un po' per mettere a fuoco le due dracene che strisciano verso l'aula, sopra i calcinacci e oltre la polvere che loro stesse hanno causato.

Lancio un'occhiata a Matisse, dall'altra parte dell'aula rispetto a me e quando vedo che sta bene, tocco Onda, trasformandola in una spada.

Passo tra i banchi e alcuni ragazzi urlano, andando a ridosso del muro verso le ultime file. Chissà che vedono al posto di un'adolescente con una spada e due donne con lancia, armatura e code da serpente.

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