"Brava, principessa"

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Mi alzo di scatto aspirando quanta più aria posso e la testa mi gira paurosamente costringendomi a poggiarmi a qualcosa di caldo che ho dietro di me. Sbatto gli occhi un paio di volte senza capire da dove provenga questa luce bianca e accecante che mi sta facendo male ma poi, le labbra si serrano e riesco a capire che si trattava di un sorriso.

Il ragazzo sui venticinque anni che ho davanti sbatte le mani e sorride ancora e socchiudo gli occhi abituandomi lentamente allo splendore (in tutti i sensi) del suo sorriso.

- Ta-daa! Il dio della medicina il vostro servizio gente! Odio quando ci finiscono male le belle ragazze - dice con un po' di rammarico e osservo i suoi Ray-Ban rossi, i jeans e la t-shirt e, per qualche secondo, mi domando per quale motivo questo tizio sia qui e non a lavorare per l'Abercrombie.

Le sue parole però riaprono un cassetto della memoria e mi ricordo di Annabeth con un libro di mitologia greca aperto sulle gambe incrociate. - Apollo - dico alla fine e lui sorride ancora, accecandomi poco, stavolta.

- Ciao, cuginetta! - esclama allargando le braccia e mi libero in un sorriso anche io, - ben tornata dal mondo dei morti - si volta poi, alzando una mano e - senza offesa, ovvio. L'Ade è un posto meraviglioso.

- Zitto, idiota - borbotta qualcuno e mi guardo attorno cercando di capire dove diavolo sia.

Spalanco gli occhi quando mi rendo di conto di trovarmi in una sala talmente tanto grande che la Gran Central Station, in confronto, sembra il mio bagno alla Yancy. Delle colonne massicce si levano dal soffitto a volta decorato con costellazioni dorate in movimento. Ventiquattro troni sono disposti per formare un cerchio e sono enormi. Non così tanto, tenendo conto che gli dei che ci sono sopra sono alti sei metri.

Merda, sono sull'Olimpo!

Questo posto è talmente tanto bello che mi toglie il fiato e quando sento un respiro sul collo mi rendo conto di essere poggiata a Carter. Sorrido d'istino mentre lui mi guarda impassibile e corrugo la fronte.

Non so che c'è che non va e vorrei chiederglielo ma una voce tuonante mi interrompe spingendomi a far ricadere l'attenzione su quello che, senza ombra di dubbio è Zeus.

Parla appena Apollo si siede e il suo tono è talmente autoritario che, se non fossi già seduta mi inchinerei.

Carter si alza e mi aiuta a fare lo stesso anche se barcollo e mi reggo al suo braccio per sicurezza.

Vedo anche Allison seduta ai piedi del trono del dio che riconosco essere Ares.

Alzo un sopracciglio nella sua direzione e lui ghigna verso di me anche se la voce di Zeus mi richiama verso di lui.

- Ariel Miller - esordisce e sono talmente tanto impegnata a guardare l'abito costoso e il trono in platino che ci metto un po' prima di connettere, scuotendo la testa.

Zeus ha un volto bello e fiero, una barba curata che sembra una nuvola temporalesca e quando incontro i suoi occhi grigi un formicolio mi percorre il corpo dandomi la sensazione di poter essere incenerita in meno di qualche secondo.

Apro la bocca per rispondere ma è il profumo del mare e delle alghe che attira la mia attenzione riportandomi per un istante l'immagine di Montauk e gli occhi vivaci di mamma.

L'uomo accanto a Zeus ha i miei capelli neri e gli occhi verde mare di Percy, il volto abbronzato e le mani un po' callose, forse a causa della pesca. Ha delle rughe attorno agli occhi, segno che sorride spesso e se non fossi così arrabbiata con lui, per quel piccolo dettaglio sorriderei anche. A si, la camicia hawaiiana a fiori rosa non fa che farmelo disprezzare ancora di più.

So che quell'uomo è Poseidone e so che non è stata colpa sua ma lo odio.

Lo odio davvero tanto.

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