Battaglia finale

484 32 0
                                    

Battaglia finale

Riusciamo a trovare per pura fortuna l'uscita di quest'edificio e due guardie con i fucili tentano di fermarci.

Carter si scaglia contro quella sulla destra mandandola a tappeto in pochi attimi e io mi dedico a quella sulla sinistra sentendo l'adrenalina della battaglia che mi scorre nelle vene. Quell'idiota riesce a tirarmi un pugno al sopracciglio dove già ero aperta ma gli do una gomitata alla gola e quando la sua testa scatta all'indietro lo colpisco con un calcio facendolo cadere a terra e colpendolo poi sul viso.

Carter mi porta via anche se non voglio, anche se ho appena cominciato a riversare tutta la mia rabbia in quei pugni e in quei calci, e poi corriamo furtivi nel parcheggio, sperando di trovare una macchina veloce e aperta.

Ci sistemiamo dietro un van e Carter si sporge oltre il muso osservando una Mustang nera che sta aspettando solo noi due. Si porta un dito sulle labbra per farmi cenno di stare zitta e poi scatta verso l'auto mentre io lo seguo a ruota. Apre il sedile del guidatore e tira giù il ragazzo che era pronto a muoversi scagliandolo a terra e salendo velocemente dopo di me. Quando mette in moto escono altri mercenari armati e Carter schiaccia il piede sull'acceleratore più forte che può mentre la macchina parte con una sgommata.

Sento rumore di spari e abbasso la testa verso il cruscotto per puro istinto mentre il cuore mi batte forte nel petto per la paura. Spero con tutta me stessa che non becchino le gomme e Carter esce dal cancello grigio un secondo prima che si possa chiudere del tutto.

Sfrecciamo lungo una strada sterrata e poi sorpassiamo un cartello bordeaux che dice:"Bye Bye Tucson".

Carter impreca sbattendo le mani sul volante un paio di volte e facendomi trasalire. Sono molto più sensibile in questo momento e non ho il coraggio di guardarmi allo specchio perché so che non mi piacerebbe la ragazza che ci vedrei riflessa.

- Tucson! Tucson! - grida sbattendo le mani al volante ancora e imprecando in greco antico lanciando poi un'occhiata all'orologio sul cruscotto. - Sono le quattro mezzo. Va bene, ce la posso fare, ce la posso fare - si ripete come un mantra stringendo le mani sul volante talmente tanto che le nocche sbiancano.

Mi raggomitolo sul sedile guardando la strada che scorre veloce sotto di me e mi chiedo quando tutto questo finirà, quando smetterò di stare male e di soffrire.

Mi bagno le labbra secche con la lingua e la mia gola chiede ancora un po' d'acqua anche se so bene che non ne abbiamo neanche un goccio.

Non so quanto il Gran Canyon disti da qua ma stringo i pugni ficcandomi le unghie nei palmi delle mani per aggrapparmi a qualcosa di vero, di reale. Per aggrapparmi a un dolore che non sia solo nella mia testa e al vuoto al petto dovuto alla mancanza di Allison che voglio assolutamente colmare.

Poggio la fronte al finestrino freddo e mi stringo le ginocchia al petto, sbandando quando Carter scatta a sinistra per superare una macchina tornando poi ad accelerare di colpo.

Nessuno di noi due parla ma forse perché non c'è niente da dire.

Penso che ogni tanto mi lanci delle occhiate alle quali non rispondo. Non ne ho la forza e per salvare Als me ne servirà tanta.

È ormai due ore che Carter guida e probabilmente stiamo anche per arrivare ma io sono ancora nel mio stato vegetativo e si sta talmente bene nella mia fantasia che prevede me alle Hawaii bevendo da una noce di cocco, che non ho voglia di preoccuparmi per altro.

Carter mi guarda ancora e grugnisce ma io fisso la strada sotto di me, un attimo prima che lui possa frenare di colpo. Si slaccia la cintura e scende dalla macchina sbattendosi lo sportello alle spalle prima che io mi possa girare verso di lui e poi, pochi attimi dopo, anche la mia portiera si spalanca e Carter mi tira giù dalla macchina tenendomi per il avambracci ed evitandomi una caduta colossale.

PrincessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora