PROLOGO

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"Vi farà morire l'Angelo della Morte, a voi preposto, poi al vostro Signore sarete ricondotti"
Corano - sūra XXXII (La sura della prostrazione), versetto 11

"Azraehl,
figlio mio.
So che infine farai la scelta giusta"
si rivolse a lui con un tono secco che non ammetteva repliche, tuttavia discordante e dissonante dalle sue parole che apparivano invece fiduciose e comprensive.
In effetti, appariva più un'ordine che una mera esortazione.

L'angelo abbassò lo sguardo per qualche istante, poi lo puntó fiero verso il signore.
Tutto attorno a loro tacque di un silenzio forzato ed innaturale.
Una scintilla di quella che pareva rabbia illuminò le sue iridi scure ed intense.

"La scelta giusta per chi,
padre?"
lo sfidò aspramente,
per la prima volta in millenni.

Il creatore rimase interdetto.
Stentava a credere che il suo Azraehl avesse davvero pronunciato quelle parole di sfida.

"Io non combatterò Lucifero.
Giusta o sbagliata che sia,
mio fratello ha compiuto la sua scelta.
Non sarò io a giudicarla.
E non dovresti neanche tu padre,
se esiste ancora il libero arbitrio.
È corretto?"
lo interrogò con malcelata malizia, il capo inclinato in un inequivocabile atteggiamento di provocazione.

La sua dura accusa echeggiò a lungo nella stanza in cui piombò un silenzio terreo e cupo e che divenne gelida.
Azraehl aveva alzato l'asticella e si era spinto molto oltre suo fratello Lucifero sfiorando pericolosamente la blasfemia e la profanazione.
Lo sguardo del signore si assottigliò in due fessure strette e scure e l'aria attorno a loro si diradò lasciandoli senza fiato e crepitando si fece elettrica.
Gli altri angeli tacquero,
basiti dalla sua risposta dura e fredda e che suonava tagliente come un'accusa.
Tutti però ebbero la certezza assoluta che quello per Azraehl sarebbe stato il punto di non ritorno.
Michele teso si erse in piedi all'istante, le braccia lungo i fianchi e i pugni stretti.
Il creatore lo fermò con un cenno della mano.

"Non te lo sto chiedendo Azraehl.
Te lo comando.
Sono tuo padre, il tuo creatore.
E tu... tu mi devi ubbidire!"
tuonò furioso facendo vibrare tutta la stanza.

Azraehl rimase immobile,
senza scomporsi.
La sua espressione non mutò.
"Padre, te lo chiederò di nuovo.
Esiste il libero arbitrio?"

Il signore sospirò, scuotendo il capo rassegnato alla sua cieca determinazione.
"Il libero arbitrio esiste e tu lo sai bene, visto che te ne stai avvalendo.
Ma ha delle conseguenze,
come qualsiasi altra scelta"

Azraehl conservò la sua pacatezza, ma il suo volto ed i suoi occhi si scurirono.
La sua leggendaria bellezza trasfigurò divenendo così tragica da essere commovente.
Rise con gelida amarezza e gli angeli lo fissarono sconvolti.

Era forse diventato pazzo?

"Non si tratta affatto di libertà,
se ci sono delle conseguenze"
lo corresse con voluta calma.

"Che cosa ti è successo, fratello?
Io non ti riconosco"
sbottò Michele che non riuscì più a trattenersi.

"Mi è successa la verità proprio davanti agli occhi, Michele.
E quando finalmente la scorgi,
non puoi più essere lo stesso"
gli rispose con gli occhi ormai inghiottiti da una coltre nera come l'inchiostro.

"Vedo che anche tu,
come Lucifero prima di te,
hai compiuto la tua scelta.
Sei libero di credere e scegliere la verità che più ti aggrada.
E sia.
Ma non qui nel mio regno,
non al mio cospetto"
tuonò ancora,
quasi tremando dalla rabbia.

Lo aveva amato più di tutti.
Era stato il suo prediletto.
Ora lui lo stava inspiegabilmente rinnegando e faceva male.
Ma non poteva fare finta di niente, doveva prendere dei provvedimenti oppure avrebbe perso il rispetto di tutti.

Deglutì e si schiarì la voce.
"Sei bandito, Azraehl.
Potrai vagare sulla terra o risiedere negli inferi come i tuoi degni fratelli prima di te,
ma sei esiliato per sempre dal regno dei cieli"

Tutti gli angeli sussultarono alla sua condanna.
Tutti tranne lui,
che la accolse in silenzio con un cenno appena visibile del capo mentre un sorriso leggero piegò le sue labbra.

"Per sempre.
È un tempo molto lungo"
considero' rivolgendo coraggiosamente il suo sguardo verso il signore.
"Ridicolmente lungo,
considerando che chi lo stabilisce si bea invece di credere e praticare il perdono"
sorrise sornione,
facendo un lungo inchino irriverente e strafottente.
"E sia,
padre misericordioso"
lo schernì.
"Accetto di buona grazia,
se essere punito è l'unico modo di ottenere la libertà che mi spetta.
Che sia di monito a tutti"
concesse infine,
rialzandosi lentamente senza mai interrompere il contatto visivo.
Si girò di spalle e guadagnò l'uscita a lunghe falcate.

"Porterò i tuoi saluti a quello che prima di me era il tuo figlio prediletto.
Alla tua stella del mattino"
incalzò severo girandosi solo di tre quarti, indugiando un secondo prima di guadagnare l'uscita a testa alta.

Michele lo afferrò per un avambraccio e subito dopo per il polso.
"Fratello,
hai compreso cosa significa?"
gli domandò ansante e fuori di sé, stordito dal susseguirsi ingravescente degli oltraggi e dal precipitare roboante della situazione.
"Sai qual è il destino degli angeli caduti?"
lo interrogò ancora per assicurarsi che avesse realmente compreso la portata della punizione.

"La consapevolezza non mi ha privato del senno Michele"
gli rispose asciutto sottraendo il polso alla sua presa.

"Sei un arcangelo Azraehl,
ma cosa..."

"Lo ero, vorrai dire"
lo interruppe senza indugi.
"Ora puoi chiamarmi con il mio nuovo titolo,
non me ne vergogno affatto"

"E dovresti invece!
Non userò quella parola, Azraehl"
affermò con determinazione.

"Perché?"
lo interrogò ancora, non pago.
"Hai paura che sia contagiosa come una piaga?
Che possa infettarti come la peste?
Temi di esserne corrotto anche solo pronunciandola?"
lo schernì, ridendo di lui.

Michele non rispose, ma si ritrasse istintivamente.

Azraehl rise ancora.
"Come pensavo.
Dunque se temi anche solo il mio nome, non devi toccarmi o avvicinarti a me mai più"
lo redarguì serio e lui si allontanò ancora di più.
"Non dirlo non cambierà le cose.
Lo dirò io per te ad alta voce, Michele.
Non ho paura.
Non si deve avere paura se non si è colpevoli di nulla.
Non posso sentirmi colpevole di pretendere la verità e la libertà di non rinnegarla.
E se per averla devo perdere tutto,
e sia.
Significa che sino ad ora non sono stato mai davvero libero.
Sono un angelo caduto.
Sono un demone, Michele.
Ma non mi vergogno di esserlo pur di essere libero"





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