Capitolo 1

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Johnny's pov

E così, anche oggi, c'è un nuovo caso a cui lavorare. Questo però ha un qualcosa di davvero inquietante, forse uno dei più agghiaccianti avvenuti a Londra. Sicuramente non è da tutti i giorni ritrovarsi davanti la porta di casa il cadavere della propria moglie o, ancora peggio, della propria madre. Una sorta di regalo maledetto.

In ogni caso, per quanto possa essere terrorizzante questa vicenda, dovrò occuparmene personalmente e oggi incontrerò la figlia e il marito della signora Cooper. Mi recherò sulla scena del delitto alle 16:00 e intervisterò i due interessati cercando di ottenere informazioni al riguardo. Sembra quasi un gioco da ragazzi...

Comunque non mi perdo in chiacchiere, corro in macchina e dopo essermi perso svariate volte (ahimè non sono bravo con il navigatore) trovo finalmente la villa del signor Cooper. Appena scendo dall'auto cattura subito la mia attenzione una bambina. Da quell'espressione ricca di smarrimento intuisco che sia proprio lei la figlia dei coniugi Cooper, Emily. È impossibile non notarla con quei capelli biondi quasi tendenti al bianco e con quegli occhi oscuri, profondi, vuoti.  Al suo fianco c'è il padre che sbuffa contro i poliziotti, lamentandosi di ritrovare in fretta il bastardo che gli ha ucciso la moglie.

Prima di interrogare i due, decido di avvicinarmi alla vittima per proseguire con le mie indagini. Noto subito il profondo taglio sulla gola, un colpo netto e preciso. Ma a dire il vero scruto anche dei lividi sul petto e sulle gambe, meno freschi rispetto alla botta decisiva. Può sembrare un dettaglio sciocco ma i lividi con il passare dei giorni schiariscono e tendono maggiormente sul verde. Quindi se tra una ferita e l'altra è passato del tempo probabilmente non è la prima volta che il killer e la donna si incontrano, o forse no, è solo un'ipotesi.

Presi gli appunti necessari, decido di andare a parlare al Signor Cooper. Faccio per presentarmi quando scocciato sbraita:<<E tu chi saresti? Un'altra perdita di tempo?>>
A volte mi domando se la gente ragioni prima di dire sciocchezze. Faccio un lungo sospiro, mi presento e dopo avergli spiegato tutto ciò che doveva sapere, gli dico che è necessario parlare in privato sia con lui che con sua figlia. Inizialmente era contrario a farmi parlare con Emily, poiché avendo subito un trauma avrebbe potuto dire sciocchezze. Nonostante ciò non aveva scelta e quindi ho avuto un colloquio con entrambi.

Il primo ad essere interrogato è il signor Cooper. Un uomo sulla cinquantina, molto simile a sua figlia se non fosse per i suoi occhi verdi. Emily infatti ha due grandi occhi neri, proprio come quelli della madre.
<<Allora Signor Cooper, che tipo di rapporto c'era tra lei e sua moglie?>>
Mi lancia un' occhiata nervosa.
<<Cos'è, una di quelle domande trabocchetto per far ricadere tutte le colpe su di me? Andate a farvi fottere, voi e queste indagini del cazzo>>
"Prevedo una lunga giornata" .
Che lavoraccio, dovrei avere un aumento solo per la mia pazienza.
<< Per favore, risponda alla mia domanda>>, insisto.
Dopo avermi lanciato un' altra occhiataccia  si decide a parlare.
<<Un tipico rapporto di una coppia sposata. Non capisco proprio dove vuole arrivare, agente>>
Sospiro; la vedo sempre più dura.
Decido di proseguire con altre domande.
<<Lei dove si trovava durante il momento dell'aggressione di sua moglie?>>
<<In casa>>, risponde.
<<E cosa stava facendo?>>, continuo.
Noto l'espressione del suo volto cambiare. Stava iniziando a sudare ,quasi perplesso.
<<Ero nel salotto e stavo bevendo una birra, ma oltre questo non ricordo molto>>
<<Era ubriaco? >>, domando schietto.
<<Non ricordo molto di quello che è successo prima di aver trovato mia moglie morta. Prima che uscisse avevamo litigato, non ricordo il motivo. L'alcol e la rabbia hanno fatto il loro lavoro, tuttavia sono certo che ero dentro casa...se solo quella donna non fosse uscita di casa>>
Dai suoi occhi iniziano a uscire lacrime.
"Se solo non fosse uscita di casa" rifletto. Ho proseguito ponendogli altre domande e dal dialogo è esaltato in lui un carattere per lo più aggressivo, che per quanto possa essere giustificato dall'accaduto, è risultato molto bizzarro quando alla domanda su un possibile amante della moglie, lui ha risposto: "Avrebbe solo dovuto permettersi e se l'ha fatto allora la morte se l'è meritata". Come può dire una cosa del genere e poi definire la loro relazione "un tipico rapporto di una coppia sposata"? Le sue parole mi riecheggiano in testa.

Finito il primo interrogatorio, chiamo Emily e la faccio sedere , tentando di tranquillizzarla. Ha un espressione dannatamente vuota e priva di emozioni. Guarda sempre a terra, non alza mai gli occhi, nemmeno mentre parla e le sue risposte sono sempre mormorate. Tuttavia non l'ho vista piangere.
Solo immaginare il dolore che questa ragazzina di tredici anni  ha provato mi fa provare tanta compassione per lei. Trovare il corpo della madre senza vita davanti la porta della propria casa, una delle persone più importanti della tua vita, non è da tutti i giorni. E probabilmente averla trovata come una sorta di regalo o vendetta davanti la propria porta, la farà sentire indifesa nel luogo che chiama casa: un concetto di importanza capitale, in cui ritrovi un senso d' appartenenza, di identità.

Inizio a porle le prime domande.
<<Allora Emily, per quanto capisco possa essere difficile per te, vorrei che tu fossi il più precisa possibile>>
Acconsente con la testa.                                                      <<Vorrei che cercassi di spiegarmi quello che hai visto o sentito quando hai trovato il cadavere di tua madre. Perché sei stata tu a trovarlo giusto?>>
Fa di nuovo lo stesso cenno con la testa.

<<Credi di esserne in grado?>>, le dico con un tono quasi imbarazzato.
<<Si, agente>>, dice con un filo di voce
Finalmente ha aperto bocca.
Colgo subito l'occasione e la invito a parlare.
<<Inizia pure>>
Prende un respiro e inizia.
<<Ieri notte stavo giocando con il mio animaletto , ero in camera mia quando...>>
La fermo.
<<Scusa se ti interrompo, ho delle domande da farti. Riesci a ricordare l'ora?>>
<<Credo fosse l'una>>, dice, quasi come se fosse un abitudine per lei giocare con il proprio animale domestico in tarda notte.
"Bizzarro".
<<Cosa ci facevi ancora sveglia a quell'ora?>>
<<Aspettavo mamma>>, dice, ma questa volta la sua voce si incupisce.
Capisco subito che c'è qualcosa che non va.
<<Tua madre, la signora Cooper, era solita a tornare verso quell'ora a casa?>>, le chiedo mantenendo un tono calmo così da non metterle pressione.
<<Quando litigava con papà, si>>, risponde quasi come se fosse un'abitudine in casa sua.

Dopo questa frase il suo sguardo si sposta, ma rimane puntato ancora verso il basso. Provo a seguirlo e noto che i suoi occhi sono fissi sulle sue gambe. Noto subito dei lividi, proprio come quelli che aveva sua madre, ma più freschi.
Non mi faccio distrarre e decido di proseguire.
<<Sai il motivo del loro litigio?>>
<<Non so mai nulla e poi non dialogano molto quando litigano>>.
L'aria intorno a noi si fa sempre più cupa, ma continuo.
<<Tuo padre era in casa mentre aspettavi tua madre?>>
<<Si>>, dice con un tono sicuro.
<<Sai dirmi cosa faceva?>>.
Domanda a cui il Signor Cooper non mi aveva dato risposta.
<<Non lo so>>
Trovo questa risposta particolarmente strana. Decido di insistere.
<<Non lo sai, ma sai dirmi con certezza che in quel momento era a casa?>>
Fa cenno di sì con la testa.
Rimango in silenzio.La situazione sembra molto più profonda di quello che avevo immaginato.
<<Tornando a noi, continua pure con quello che è successo ieri notte>

Emily prende fiato e poi riprende con il suo racconto.
<<Ad un certo punto sento suonare il campanello. Mi avvicino alla porta per chiedere chi fosse, a volte capitava che mamma facesse ritorno il giorno dopo, quindi non potevo essere sicura fosse lei. Non ricevevo risposta ma decisi di aprire comunque. Dopo aver aperto non ho visto nessuno davanti  a me tranne che  il cadavere di mia madre>>. Finisce mantenendo sempre un tono spento e calmo.
<<Non hai visto nessuno nemmeno nelle lontananze?>>, le chiedo.
<<Non ci ho fatto caso>>, risponde.
Potrebbe essere una risposta plausibile da una ragazzina che trova il cadavere di sua madre davanti la porta di casa.
Tutti abbiamo reazioni diverse: c'è chi impazzisce e chi invece, come Emily, si paralizza.
Decido di fare anche a lei la stessa domanda che ha fatto imbestialire il signor Cooper.
<<Hai mai sospettato che tua madre avesse un amante?>>
<<Non lo so. Io non so molto.>>
Decido di finirla con le domande. Stavo ricevendo troppe informazioni in modo disordinato.
<<Emily abbiamo finito per oggi, ti faccio i miei complimenti, sei una ragazzina molto forte. Ah aspetta quasi dimenticavo, voglio porti solo un'ultima domanda. Come ti sei fatta quei lividi?>>
Mentre le ho posto la domanda non ho specificato la parte del corpo e non le ho indicato nemmeno la zona.

Il suo atteggiamento cambia improvvisamente. Questa volta sul suo volto si intravede del panico, infatti, senza degnare di uno sguardo i suoi lividi, mi guarda per la prima volta negli occhi e mi dice, alzando il tono di voce:<<Mi piace arrampicarmi sugli alberi>>. Nei suoi occhi scuri noto un briciolo di luce. Capisco che sta mentendo e so cosa fare, quindi decido di chiudere lì la seduta.<<Capito, grazie per il tuo tempo puoi andare.>>

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