Attivismo roccocò

125 20 15
                                    

Io già lo so che questo capitolo farà storcere il naso a qualcuno.

Premessa: il Nerd è uno di quegli uomini maschi bianchi ed eterosessuali che è consapevole dei suoi privilegi e vuole capire il mondo attorno a sè. Visto che a volte non ci riesce, mi manda video o post e mi domanda gentilmente di aiutarlo a capire.

Dopo pranzo, nella mia fase di abbiocco, il Nerd mi ha inviato un video di unx notx attivista no binary con i capelli rosa e mi ha chiesto di spiegarglielo. Al che ho aperto il Tiktok, mi sono cadute le palle (che non ho) e ora eccomi qui a esporre educatamente il mio pensiero.

Io non sono un'attivista, né aspiro ad essere considerata tale. Sinceramente, neanche mi interessa esserlo. Sì, mi piace parlare della mia comunità e la difendo se viene attaccata, ma questo non mi rende un'attivista.

Il che non mi legittima in alcun modo a criticare come le persone decidono di fare attivismo. Ognuno è libero di metterci la faccia come vuole, quando vuole e per la causa che vuole - se lo vuole. Apprezzo e rispetto il loro contributo eccetera eccetera.

Però mi rode il culo quando gli attivisti alimentano gli stereotipi e, invece di cercare di sensibilizzare sulle tematiche della comunità, finiscono per creare ancora più confusione e avversione nelle persone.

Non starò qui a parlare della questione dei pronomi, perché quella è una faccenda molto personale e individuale: ad alcuni dà fastidio che non venga usato un certo pronome, ad altri (me compresa) non frega poi molto. L'importante è che ci sia rispetto e che le persone non vengano misgenderate.

Quello che a me dà fastidio è il modo in cui certi attivisti si attaccano inutilmente al linguaggio. Esempio tratto dal video in questione: il soggetto ha detto che dire "tu ti identifichi come no binary" è sbagliato e che l'espressione giusta è "tu sei no binary". Siamo d'accordo che è praticamente la stessa cosa?

Il punto del discorso è questo: la comunità queer è un universo variegato e complesso. Persino io, che mi interesso a queste tematiche da anni (da prima ancora che capissi di essere anche io queer), a volte mi perdo, mi confondo, non capisco e mi devo informare meglio.

Una persona ignorante (nel senso che ignora), che si affaccia al mondo queer per la prima volta, che probabilmente non lo comprende e si basa su stereotipi tossici e nocivi, come può comprendere il nostro mondo se, prima ancora di spiegarglielo, ci soffermiamo sulle sottigliezze lessicali?

È come se si volesse insegnare ad un bambino di cinque anni il sistema cardiocircolatorio partendo dall'elencare tutte le arterie, le vene e le parti del cuore e pretendendo che così capisca che cos'è un'arteria o una vena o come funzioni il cuore.

Viviamo in un paese in cui non esiste l'educazione sessuale nelle scuole, figuriamoci quella all'identità di genere o all'orientamento sessuale! Bisogna insegnarle, certe cose, non imporle dall'alto e pretendere che vengano accettate così come sono, senza comprenderle, soprattutto considerando come la comunità queer è ancora dipinta nell'immaginario comune (le checche comuniste, i pervertiti sessuali, gli indecisi eccetera eccetera).

Semplificare il modo in cui si parla di certi argomenti. Spiegare prima di tutto i concetti, affinché vengano compresi davvero, e poi spiegare qual è la parola più corretta per indicarli. È lo stesso metodo che viene utilizzato nelle scuole per insegnare ai bambini, quindi direi che può funzionare.

"Ma non sono bambini, sono adulti!", sì, è vero, però a livello di conoscenza del tema sono come dei bambini: ignoranti, soggetti a pregiudizi e spaventati. E questo non vale solo per la comunità queer, ma anche per la comunità nera, le questioni ambientali e le lotte dei lavoratori.

Alla fine il Nerd ha capito, mi ha ringraziato ed è tornato a studiare. A me invece sono partiti i film mentali pedagogici, slay. Fatemi sapere nei commenti che cosa ne pensate voi.

Ave atque vale

Scleri da queer 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora