Capitolo 3

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Dakarai lanciò la rosa nel fiume per poi chiudere gli occhi e congiungere le mani in preghiera. Non disse nulla in realtà, rimase semplicemente immobile mentre la rosa veniva trascinata via dalla corrente. Il ragazzo aprì gli occhi azzurri osservando come la corrente del fiume fosse più veloce del solito quel giorno e quasi gli venne voglia di buttarcisi dentro e lasciarsi trasportare fino a morire in quelle acque agitate. Sapeva però che se lo avesse fatto Zogan non se lo sarebbe mai perdonato perché aveva promesso a sua madre di tenerlo al sicuro.

Dakarai quando era stato abbastanza grande aveva chiesto a quello che per tutti era suo nonno di raccontargli come mai fosse finito con lui, come mai lui avesse accettato di aiutare la regina in fuga e se conosceva come era morta la madre.

E Zogan anche se un po' riluttante a farlo gli aveva spiegato tutto quello che aveva chiesto. La regina Jade alle spalle del marito, che non voleva che lei si mischiasse al popolo, cercava nelle sue possibilità di aiutare i cittadini quando ne avevano bisogno e lui era stato uno di quelli aiutati dalla regina, e uno dei pochi che non lo aveva dimenticato. Per la regina Jade quindi era stato naturare chiedergli se potesse nascondere il figlio di due anni delle grinfie dei soldati della guardia reale che li stavano cercando. Avevano ucciso il re Cale da poco quando la regina era scappata insieme al figlio conscia che sarebbe morta di li a poco. Zogan aveva nascosto il principino ma non era riuscito a nascondere anche la regina che era stata inseguita fino a quel fiume. In realtà quasi nessuno dei cittadini aveva effettivamente assistito alla morte della regina Jade ma tutti sapevano che i soldati l'avevano raggiunta a quel fiume dove l'avevano uccisa cogliendola di sorpresa alle spalle e avevano lasciato che il suo corpo cadesse morto nel fiume. Fiume che a detta di alcuni villaggi che si trovavano lungo il suo corso di era tinto di rosso. Non avevano mai recuperato il corpo della regina e quindi la sua tomba era rimasta proprio quel fiume.

Dakarai sospirò pesantemente osservando il fiume e chiedendosi come mai il destino l'avesse fatto sopravvivere per così tanto tempo, perché era anche certo che essendosi accorti della mancanza del principino vicino la madre l'avessero cercato per ucciderlo, ma in quel momento doveva ringraziare solo Zogan se aveva un'altra identità e una vita.

Il biondo con molta calma si allontanò dal fiume per poter tornare all'abitazione nella quale era cresciuto per poter iniziare a lavorare nell'orto vicino alla stessa ma quando arrivò rimase interdetto nel notare la faccia sconvolta di Zogan che lo stava aspettando.

-che è successo?- chiese all'uomo preoccupato da quell'espressione.

-ci hanno chiamati tutti nella piazza principale- fu la sua risposta e non dovette aggiungere altro per far capire al ragazzo che quel giorno ci sarebbe stata un'esecuzione pubblica. Non erano rare anzi succedevano molto più spesso di quanto tutti volessero ammettere e soprattutto erano quasi triplicate da quando al potere era salito l'ex consigliere del re, e la gente sembrava non accorgersi della cosa.

-cazzo- si lasciò sfuggire Dakarai chiudendo gli occhi e sentendosi morire dentro.

-non è colpa tua- disse prontamente Zogan capendo perfettamente i pensieri del ragazzo, lo aveva cresciuto e poteva dire di conoscerlo meglio delle tue tasche.

-certo che è colpa mia! Saranno di sicuro giustiziati per qualcosa che riguarda la monarchia e io...-

-non puoi addossarti i problemi di tutti, non puoi- scosse la testa Zogan -non hai mai fatto nulla di male in tutta la tua vita e di certo non è colpa tua se qualcuno viene giustiziato dal governatore. Non puoi fare niente per cambiare la situazione anche se vorresti- l'uomo gli mise una mano sulla spalla nonostante il ragazzo fosse molto ma molto più alto di lui -andiamo prima che pensano che anche noi vogliamo ribellarci- e Dakarai annuì camminando fianco a fianco a quello che tutti pensavano essere suo nonno.

Quando arrivarono alla piazza dove si sarebbe tenuta l'esecuzione molta gente era già presente anche se non tutta e a Dakarai iniziò a battere forte il cuore. Odiava a morte le esecuzioni pubbliche perché per lui rappresentavano gene che molto probabilmente aveva detto una singola cosa fuori posto e che quindi sarebbe stata mandata a morte. Non riuscire a fare niente per quella gente, che era la sua gente anche se loro non lo sapevano, lo faceva stare davvero male. Voleva poter fare qualcosa per aiutarli, per impedire a Kismi di uccidere tutti quanti perché si sentiva insicuro ma non aveva potere. E si, ormai Dakarai era arrivato alla conclusione che tutte quelle esecuzioni che Kismi ordinava era solo e soltanto dettate dal fatto che lui stesso sapeva di star sbagliando e che quindi era consapevole che qualcuno avrebbe potuto provare ad ucciderlo come lui aveva fatto con quello che era stato suo re e suo amico. Era quello il motivo per il quale anche solo un minimo commento fuori posto, anche scherzoso, non passava mai impunito. Tutti vivevano nel costante terrore di poter essere uccisi per quello che dicevano e Dakarai ancora non si capacitava di come molta gente pensasse che quello potesse essere meglio del governo del padre. Certo Dakarai non si ricordava nulla di quello che suo padre aveva fatto, troppo piccolo per poter avere anche solo la consapevolezza di essere figlio del re all'epoca, ma da quello che gli aveva raccontato Zogan sapeva che anche se non prestava molta attenzione ai veri bisogni dei cittadini non li aveva mai puniti con la morte se non per reati gravi come l'omicidio. Suo padre poteva essere anche stato un cattivo re, un re menefreghista ma il ragazzo sapeva per certo che suo padre non era mai stato un tiranno assassino come lo era diventato Kismi.

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