Capitolo 5 - É deciso

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Fu come se qualcuno l'avesse svegliata in piena notte, buttandole un secchio di acqua gelata addosso

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Fu come se qualcuno l'avesse svegliata in piena notte, buttandole un secchio di acqua gelata addosso. Un gelo improvviso le percorse la schiena, mentre la consapevolezza dell'urgenza di quella situazione le si faceva sempre più chiara. Altrimenti, perché si sarebbero appartati solo loro due, con tutta questa fretta? Liliac scattò in piedi, i muscoli tesi come corde di un violino, ed evitò in tempo la mano di Felipe che tentava di afferrarla per la seconda volta. Si diresse quasi correndo verso la porta della sala. La aprì di poco quando sentì il suo nome chiamato da suo fratello, ma lo ignorò. Uscì nel corridoio e non si fermò nemmeno quando incrociò Étienne, il quale le chiese dove stesse andando con uno sguardo perplesso.

"Liliac! Fermati!"

"Lasciami stare, Paul!"

"Liliac, dannazione, fermati!" urlò Paul, e la sua voce rimbombò nel lungo corridoio, riverberando contro le pareti ornate di arazzi antichi. Paul raggiunse la sorella con una corsa disperata e la afferrò per le spalle per farla voltare. Una volta che fu faccia a faccia con lei, con il fiatone per lo sforzo, disse: "Non è entrando in quella stanza che gli farai cambiare idea. Li inviterai a donarti a Felipe, confermandogli che hai bisogno di un marito che sappia gestirti ed educarti. Liliac, ne ho viste fin troppe di queste scene, calmati e ascoltami."

"Io non sposerò mai e poi mai un uomo viscido come Felipe. Non fa che toccarmi, minacciarmi e prendersi gioco di me. E mi conosce da nemmeno mezz'ora! Se pensa che io sia come le donne che si sono donate a lui finora..." ribatté Liliac, la voce tremante di rabbia e disgusto.

"Quello che pensa di te è molto peggio di quello che ritiene di una donnaccia qualunque," replicò Paul con un tono amaro.

"Che cosa?" chiese Liliac, arrabbiandosi immediatamente. Si divincolò dalla presa del fratello, sentendosi ferita dalle sue parole come da una pugnalata.

"Lui non pensa solo che tu ti doneresti a lui con facilità, lui pensa che tu sia già di sua proprietà e di poterne fare tutto ciò che vuole. Liliac, diamine, tu non sei per niente tutto questo," aggiunse Paul, scuotendo la testa e abbassando gli occhi tristemente.

Liliac si strinse nelle spalle, nello sconforto più totale. Si sentiva così paragonata all'oggetto più insignificante esistente al mondo che le mancava il fiato. "Non mi piace," ammise Paul, la voce un sussurro dolente. "Ti guarda come un animale, non con il rispetto che meriti."

"Mi spaventa, Paul. Ho paura di lui, mi disgusta," disse la ragazza, con le lacrime che cominciavano a inondarle gli occhi, facendo brillare l'azzurro delle sue iridi.

Paul alzò il viso della sorella, prendendola delicatamente per il mento, e le baciò la fronte. "Vediamo come va, d'accordo? Vediamo se arrivo a mezzanotte senza che gli abbia messo le mani addosso e poi ci pensiamo. Risolveremo tutto, sorellina."

Liliac annuì, ma non era convinta che si sarebbe risolto tutto. La parola del Re era insindacabile, nessuno poteva dare contro alle sue decisioni e, se così fosse stato, sarebbe stato processato per alto tradimento.

The Perfect Symphony - Di Domenico AlessiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora