Capitolo 9 - Iris De Laurent

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Liliac infilò gli stivali in fretta, senza neanche asciugarsi i piedi, avvertendo subito il gelo dell'acqua intrappolata tra la pelle e il cuoio

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Liliac infilò gli stivali in fretta, senza neanche asciugarsi i piedi, avvertendo subito il gelo dell'acqua intrappolata tra la pelle e il cuoio. Le mani le tremavano visibilmente, e il cuore le martellava nel petto come un tamburo impazzito. Ogni battito sembrava amplificato, ogni eco di quel rumore improvviso risuonava nella sua mente, rendendo impossibile ignorare l'angoscia crescente. La consapevolezza che qualcuno potesse trovarsi all'interno della casa del suo maestro, ormai scomparso, la gettava in un abisso di inquietudine e dubbi.

Étienne si piazzò di fronte a lei, il corpo solido e imponente come una barriera insormontabile, offrendosi come uno scudo vivente tra Liliac e l'ignoto che si celava oltre quelle mura. I suoi occhi, freddi e concentrati, scrutavano la casa con una determinazione implacabile. Non indossava nemmeno l'armatura, e quel dettaglio, apparentemente insignificante, si trasformò per Liliac in un nodo angosciante che le serrava la gola. Se fossero stati attaccati in quel momento, le probabilità di sopravvivere sarebbero state terribilmente basse.

Il cavaliere parlò con una calma che contrastava nettamente con la tensione che permeava l'aria, ma il tono deciso non ammetteva repliche. "Il mio compito è proteggervi, a costo della vita. Quindi, vi prego, mia signora, nascondetevi dietro quegli arbusti e non uscite per nessun motivo."

Liliac aprì la bocca per protestare, per dire che non voleva lasciarlo solo a fronteggiare quel pericolo ignoto, ma un altro fragore, ancora più forte del precedente, ruppe l'aria come un tuono improvviso, facendola sussultare.

Étienne si voltò verso di lei con un'espressione ferma, quasi feroce. "Fate come vi ho detto!" L'ordine fu così perentorio che Liliac non ebbe altra scelta se non obbedire. Con il cuore in tumulto, si avviò rapidamente verso gli arbusti indicati, accompagnata dallo sguardo attento di Étienne, finché non si accovacciò dietro un albero.

La paura le serrava la gola, le impediva di pensare con chiarezza. "Non morire, per favore," mormorò, la voce tremante, quasi implorante. Non poteva immaginare di perdere Étienne, uno dei pochi con cui poteva parlare senza sentirsi ignorata o giudicata.

Étienne si voltò verso di lei, con un'espressione addolcita per un attimo. "Non morirò. Tu non muoverti." Le accarezzò la guancia con un gesto rapido, poi si voltò e corse verso la porta che avevano attraversato poco prima per uscire nel giardino. Il rumore dei suoi passi si affievolì rapidamente, lasciandola immersa in un silenzio angosciante.

Mentre Étienne scompariva all'interno della casa, Liliac cercava di calmare il battito frenetico del cuore. Le mani continuavano a tremare, e il vento che si era alzato all'improvviso le scompigliava i capelli, portando con sé un senso di minaccia imminente. Il giardino era avvolto in un silenzio innaturale, interrotto solo dal fruscio delle foglie e dai suoi respiri affannosi.

Liliac si concentrò a pensare a cose felici, come le lezioni con il suo maestro, alla musica, la sua più grande passione. Dentro alla sua mente si materializzò il viso perfetto di Thomas De Winterbourne. Non si spiegava perchè, in un momento così spaventoso, l'appiglio positivo a cui si aggrappò, furono gli occhi verdi del principe di Inghilterra. Non sapeva nemmeno se era realmente successo il loro incontro della notte scorsa, o se la sua disperazione aveva avuto la meglio sulla realtà in cui viveva. Strinse gli occhi forte, come per scacciare ogni forza negativa, ogni ombra opprimente che le affollava i pensieri. Ma non ci riuscì; l'immagine del corpo senza vita del cavaliere che l'aveva accarezzata con tanta confidenza, continuava a tormentarla, come un presagio impossibile da ignorare. 

The Perfect Symphony - Di Domenico AlessiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora