Capitolo 12 - Buonasera, Lady

17 6 11
                                    

Liliac percepì un improvviso sollievo propagarsi nel suo petto, un calore che la spinse a sorridere a sua volta mentre Thomas le restituiva un sorriso che sembrava avvolgere l'intera stanza

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Liliac percepì un improvviso sollievo propagarsi nel suo petto, un calore che la spinse a sorridere a sua volta mentre Thomas le restituiva un sorriso che sembrava avvolgere l'intera stanza. Il sollievo era tale che non riuscì a trattenere un sospiro, come se quel semplice gesto avesse scacciato una parte dell'angoscia che si era accumulata dentro di lei.

"Allora siete reale," mormorò, quasi incredula, mentre si alzava in piedi. I suoi movimenti erano lenti, misurati, come se temesse che qualsiasi gesto brusco potesse dissolvere quell'apparizione. Si avvicinò a lui con cautela, come si avvicina un sogno troppo bello per essere vero.

"In tutti i sensi, direi," rispose Thomas con un sorriso ancora più ampio, che faceva brillare i suoi occhi di un verde intenso. Liliac si trovò a sorridere di nuovo, ma questa volta fu un sorriso più pieno, quasi liberatorio.

"Ho pensato di essere impazzita," ammise piano, con un filo di voce. Il suo sussurro era impregnato di una leggera amarezza, il peso delle sue paure e dei suoi dubbi ancora ben presente. "E non avevo il coraggio di riprovare," continuò.

Ci fu un momento di silenzio, in cui i loro sguardi si incontrarono e rimasero così, sospesi in un dialogo muto. Thomas, con la sua presenza calma e rassicurante, sembrava comprendere il tumulto interiore di Liliac senza bisogno di parole. Dopo qualche istante, lei abbassò gli occhi, un po' imbarazzata, ma anche confortata dalla connessione silenziosa che si era creata.

"Anch'io l'ho pensato," rispose Thomas cordialmente, con una nota di compassione nella voce, "se vi può consolare." Il suo tono era gentile, come quello di qualcuno che aveva percorso strade simili e aveva trovato la propria via d'uscita.

"Come si può spiegare una cosa così?" Liliac chiese all'improvviso, rompendo il silenzio. Si mosse verso la finestra, trovando un posto sul davanzale da cui osservare il paesaggio notturno. La luna splendeva alta, gettando una luce argentea sugli alberi lontani, che ondeggiavano lievemente al vento. C'era qualcosa di etereo e pacifico in quella vista, qualcosa che contrastava con la tempesta di emozioni che ribollivano dentro di lei.

"Forse non è necessario spiegarlo, almeno per ora," rispose Thomas, facendo scivolare una mano tra i folti capelli mossi. Il gesto era quasi distratto, ma c'era una saggezza sottesa nelle sue parole. Liliac capì che aveva ragione: cercare di spiegare l'inspiegabile, in quel momento, avrebbe solo aggiunto ulteriore peso al carico già gravoso che portava. Annuì leggermente, lasciando che la tranquillità della notte la avvolgesse.

"Chi siete, Lady?" La domanda di Thomas arrivò improvvisa, rompendo di nuovo il filo dei suoi pensieri. Liliac lo guardò, sorpresa, mentre cercava di valutare quanto potesse fidarsi di quel giovane uomo che le stava davanti. Fino a quel momento, lui si era dimostrato sincero nel dire che non sapeva come fosse giunto in quella libreria, e il suo atteggiamento era stato tutt'altro che minaccioso.

Liliac deglutì a fatica, il nome che stava per pronunciare le pesava sulle labbra come una pietra. Guardò Thomas negli occhi, cercando una sicurezza che non sapeva se avrebbe trovato, e infine parlò: "Sono Liliac De Laurent, figlia di Re Maxime De Laurent." Le parole uscirono con un tono che non aveva nulla di fiero, ma piuttosto una sfumatura di vergogna, come se pronunciare quel cognome fosse un peso, una colpa che non riusciva a scrollarsi di dosso.

The Perfect Symphony - Di Domenico AlessiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora