Capitolo 6 - Una sinfonia perfetta

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Camminò velocemente verso la sua torre, illuminata solo dalla fioca luce delle lanterne

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Camminò velocemente verso la sua torre, illuminata solo dalla fioca luce delle lanterne. Le lacrime scendevano incessantemente, offuscando la sua vista, ma non si fermò. Ignorò completamente Elisabeth, che le chiese cosa fosse successo con una voce preoccupata. Attraversò la prima porta che incontrò, quella della sua libreria, e vi si rifugiò, chiudendosi alle spalle il mondo esterno.

Si appoggiò contro la porta, sentendo il legno freddo e solido contro la schiena, e colma di sconfitta, scivolò lentamente fino a sedersi sul pavimento. Portò il viso tra le mani, cercando di contenere la marea di emozioni che la travolgeva. Le lacrime continuavano a scendere, calde e amare, bruciandole la pelle e stringendole il cuore in una morsa dolorosa.

Non seppe per quanto tempo rimase lì, piangendo, ma le sembrò un'eternità. Il petto doleva sotto i continui singhiozzi, e la pelle del viso le bruciava per le lacrime incessanti. Si sentiva così piccola, così insignificante, una sensazione di schiacciante impotenza che faticava a sopportare.

Chiuse gli occhi e si figurò l'immagine di sé stessa vestita di bianco, davanti allo specchio della sua camera, in lacrime, mentre sua madre le urlava di non piangere. Pensò ai suoi futuri figli, tristi quanto lei, costretti a fare ciò che non volevano, succubi di un marito simile a Maxime o, peggio, a Felipe. Si immaginò trascorrere il resto della sua vita ad aspettare la morte, l'unica via di fuga da un matrimonio non voluto.

I pensieri più terribili le affollarono la mente, proiettandola in un futuro di angoscia. Quando si alzò in piedi, le sue gambe scricchiolarono per essere rimaste a lungo nella stessa posizione. La tensione accumulata durante il giorno aveva colpito ogni centimetro del suo corpo, lasciandola con una sensazione di dolore diffuso.

Con un peso sulle spalle tanto grave quanto un macigno, si avvicinò a tentoni alla finestra della torre e si affacciò nella notte. La stanza era immersa nel buio, l'unica guida era la luce della luna. Pensò di fuggire, ma sapeva che avrebbe dovuto andare molto lontano. Gli abili cavalieri di suo padre avrebbero presto ritrovato ogni fuggitivo.

Allora considerò la morte. Poteva commettere un crimine che l'avrebbe portata a processo, ma suo padre avrebbe trovato il modo di scagionarla. Avrebbe potuto buttarsi giù dalla torre, proprio in quel momento. Ci pensò seriamente. Aprì la finestra e guardò il cielo nero. Avrebbe potuto finalmente raggiungere sua sorella e, se c'era qualcosa dopo la morte, riabbracciarla. Non avrebbe vissuto una vita in gabbia.

Respirò profondamente l'aria fresca. La luna, grande e luminosa, splendeva sopra gli alberi del bosco, illuminandone le cime che ondeggiavano con il vento. Il profumo dell'erba tagliata e dell'umidità di una notte d'estate riempiva l'aria.

Liliac spostò la gonna vaporosa e si appoggiò con le mani al davanzale. Fece forza sulle braccia e si sedette sulla finestra, le gambe ancora dentro la stanza. "Chiudi gli occhi e salta," sussurrò a sé stessa. Sarebbe finito tutto in un attimo. Sarebbe stata libera dalla sua famiglia, da quella vita e da quella terribile che la aspettava.

The Perfect Symphony - Di Domenico AlessiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora