CAPITOLO 5 Auguri Makaila!

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Quella mattina arrivai prima a scuola perché volevo fare gli auguri a Makaila come si deve. Poi la scorsi in mezzo alla folla e quando lei mi vide, corse verso di me come una bambina.
«Auguri!»pronunciai.
«Grazie amica mia.»e poi mi abbracciò. Poi aggiunse:
«Stasera non mancare!» oscillò il suo caschetto bruno, poi scappò via perché quel giorno non avevamo materie insieme quindi in classe non ci saremo incontrate.
La giornata passò in fretta per fortuna e mi ritrovai alle sette di sera a guardare il soffitto quando la festa di Makaila sarebbe dovuta iniziare alle otto. Cavolo, sono in ritardo!
Allora mi diressi verso l'armadio color cremisi e lo spalancai per avere più scelta su cosa indossare. Stranamente volevo optare per l'eleganza.
Scrutai con accortezza ogni mio vestito quando la mia attenzione ricadde su un vestito blu notte, aveva la gonna ampia che mi copriva fino a metà cosce e la parte superiore invece era aderente con uno scollo a "V" non troppo profondo sul seno.
Quel vestito aveva le maniche lunghe quindi era perfetto per una serata di metà dicembre come quella. Sotto il vestito indossai delle calze nere e degli stivaletti anch'essi del medesimo colore.
Una volta vestita andai nel bagno per mettere solo del mascara e quando aprii la porta c'era già qualcuno.
Per fortuna era mio fratello Lucas. Menomale, mi sono cacata sotto!
«Dove devi andare?»disse mio fratello scrutandomi dall'alto al basso.
«Alla festa di Makaila, ci conosciamo da quando abbiamo 6 anni e non ho ancora capito come fai a non ricordarti ancora la data del suo compleanno, Lucas.»
«Ti sembra che la mia mente sia un fottuto calendario?»
«Direi che la tua mente non esiste. E comunque, te ne vuoi andare? Devo mettere il profumo e il mascara.»
«Sai quanto me ne frega!» disse sarcastico mio fratello poi per fortuna decise di smammare.
Quando scesi in cucina c'erano mia madre e Roger che stavano parlando con Edward.
Era bellissimo e anche matchato a me, era vestito con una camicia ed un pantalone blu scuro, simile a quello del mio vestito e solo all'ora realizzai. Ci sarebbe stato anche lui.
Mi avvicinai ancora e quando Roger si accorse di me si avvicinò all'orecchio di mia madre.
«Rebéca, dobbiamo dirlo anche ad Ashly.»
Mia madre annuì con una leggera smorfia di preoccupazione, poi si decise a parlare.
«Ash...» disse con lo sguardo fisso sulle mattonelle di casa nostra. «Sono incinta.»
NO. Non può essere.
«Ah...auguri» e l'abbracciai avvolgendola in un modo monotono, quasi triste. Io ed Edward avremmo avuto un fratello o una sorella in comune. Non mi fa tanto piacere, perché questo mipedirà ancor di più il nostro amore, rendendolo sempre più impossibile.
Rivolsi uno sguardo ad Edward e nemmeno lui mi sembrava estremamente esuberante per la notizia poi insieme a lui decisi di congedarmi e di andare finalmente alla festa della mia migliore amica.
Quando sia io che Edward fummo da soli nel corridoio ebbi il coraggio di parlare.
«Andiamo insieme al compleanno?» proposi con un filo di voce.
«Ok ma ti avverto, saranno un bel po' di metri a piedi... e, no. Quei due non ci accompagneranno.» aggiunse con il suo solito sorriso candido. Quel bianco era percepibile anche al buio.
Infine giungemmo alla porta principale e ci avviammo.
Dopo quindici minuti arriviamo a casa di Makaila. Quella strada ormai la conoscevo a memoria perché la proseguivo da quando avevamo iniziato a frequentarci oltre la scuola.
Il rumore assordante della musica interruppe il silenzio, fatto solo di sguardi per comunicare, che io ed Edward facevamo abitualmente. Non servivano parole. Avevamo bisogno solo di sguardi per trasmettere le nostre emozioni, sensazioni e tutto quello che si esterna quando parli con una persona.
All'entrata avvistai Makaila ballare in salotto.
Aveva un vestito verde acqua a sirena che le arrivava alle caviglie. Le cingeva la vita una cintura fucsia ed il suo caschetto bruno era decorato con tante mollettine per i capelli.
Appena i suoi occhi incontrarono la mia figura affiancata a quella di Edward le sue iridi nocciola si illuminarono di gioia.Makaila adorava vederci insieme.
Gli invitati non erano estremamente numerosi: c'erano alcuni cugini di Makaila, dei nostri ex compagni di classe e alcuni della nostra classe attuale.
Eravamo 19 in tutto.
Alle otto e mezza ci sedemmo a tavola e Makaila offrì a noi invitati degli hamburger appena sfornati da sua madre. Quella donna è un'abile cuoca.
Divorato il panino che tutti apprezzammo decisi di concedermi del sano gossip tra migliori amiche con me e la festeggiata.
«Ashlyyyy! Come va con Edward? Deduco che non sia così di merda la situa, anzi tutt'altro.» ammiccò dandomi una gomitata affettuosa.
«Sì Maky. Diciamo che anche se non parliamo molto, i nostri sguardi riescono a farci comunicare ciò che non sappiamo dirci a parole.» Makaila si prese un attimo di riflessione poi aggiunse:
«Sei davvero innamorata Ash, non sprecare quest'occasione.»
«Andiamo a ballare?» proposi.
Lei sorrise di colpo.
«Ovvio! Balli di gruppo nel mio cuore!» poi scoppiammo a ridere e mi trascinò al centro del suo salotto, dove la musica si sentiva più forte.
Avevo bisogno di un po' di svago con la mia migliore amica dopo tutto ciò che era successo.
Makaila mi osservò con molta attenzione poi disse: «Ti sta bene questo vestito.»
«Grazie, anche tu sei fantastica.» ringraziai con un sorriso.
Ad interrompere le nostre chiacchiere era stato uno dei numerosi cugini di Makaila che era venuto a parlarmi.
Era un ragazzo più grande di noi; avrà più o meno sedici,diciassette anni. Aveva i capelli dello stesso bruno di Makaila, le iridi verde scuro e una pelle ambrata come quelli della cugina.
«Ciao, sei un'amica di mia cugina?» mi domandò.
«Sì.»risposi timidamente. Mai nessuno aveva approcciato in quel modo con me. Sì, sono consapevole di avere un visino carino ma sono troppo magra e non mi vesto spesso femminile.
Poi il ragazzo aggiunse con un ghigno:
«Come ti chiami?»
«Ashly.»risposi con lo sguardo fisso al parquet in legno chiaro.
«Quanti anni hai?» continuò a chiedermi.
«Quattordici.»risposi fredda. Poi Makaila si mise in mezzo a noi e si voltò verso il cugino.
«Allora, Andreas, hai finito l'interrogatorio? È troppo piccola per te... smamma.»
Il cugino l'ascoltò e se ne andò dai paraggi.

MADAMEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora