CAPITOLO 7 Buon Natale!

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«Ragazzi mancano pochissimi secondi alla mezzanotte!» disse Charlotte.
«Ora 7.»disse Cloe.
«Dai conto alla rovescia!» annunciò Makaila.
«3...2...1.. Buon Natale a
tutti!»
Brindammo con la pepsi e ci abbracciammo per augurarci un buon Natale poi Henry annunciò: «Ragazzi, forza. La limusine sta per arrivare.»

POCHI MINUTI DOPO...
Il viaggio di ritorno fu più silenzioso di quello dell'andata; anche perché tutti eravamo a telefono con i nostri genitori per avvertirli che saremo tornati a breve.
Io ed Edward fummo gli ultimi a scendere e appena fummo dentro casa la sua mano si posò sulla mia.
«Non mi hai ancora fatto gli auguri come si deve.» sussurrò portandomi la mano sopra la testa attaccata alla porta.
Anche se sussurrò, il mio cervello lo percepì come un urlo che rimbomba nelle mie orecchie fino allo sfinimento.
Le sue parole potevano aver qualsiasi significato ma lo capii solo quando si avvicinò di più a me.
<«Dimmi che sarai la prima e l'unica.»
Si avvicinò.
Si avvicinò ancora di più, adesso era solo un millimetro che ci divideva.
Ora sì che mi sento pronta a baciarlo, quella frase è stata come una droga, il mio cervello è stata offuscata da essa.
Non vedevo lora di far combaciare le nostre labbra, unirci in un nodo che collega il sentimento e il corpo.
Si avvicinò di nuovo.
Respiravo il suo fiato.
Il suo profumo.
La sua anima.
Respiravo lui.
E fu in quel momento che accadde.
Inizialmente strisciò le sue labbra delicatamente sulle mie, poi iniziò ad assaporare il mio labbro superiore e io il suo labbro inferiore.
Sapeva di pepsi. Quel sapore lo rispecchiava.
Frizzante e deciso ma buono e dolce.
Il bacio si intensificò quando l'altra sua mano si appoggiò sul mio fianco che poi strisciò all'indietro andando a carezzare il mio fondoschiena e la mano di sopra strinse la presa con la mia.
La sua lingua si inisinuò tra le mie labbra, provocando scosse di brividi tra le mie cosce.
Il nostro momento intimo venne interrotto da un rumore.
Era il citofono.
«Ragazzi siete svegli?» domandò la voce di mia madre.
«Sì Rebéca, apriamo.» rispose immediatamente Edward.
Poi, lui, con un sorriso beffardo aggiunse a me: «Niente male come primo bacio, eh!»
«Ma zitto!» scherzai.
«Zittiscimi tu.»
«Che c'è? Ti è piaciuto troppo?»
«Sì.» ammise.
«Ragazzi, ciao. Scusate il ritardo.» si scusò mia madre che era piombata nel salotto da un momento all'altro.
«Ciao ragazzi.» ci salutò Roger.
Per ultimo comparve sulla porta mio fratello che sfilò tra me ed Edward raccontandoci una piccolissima parte di ciò che era accaduto a lui:«Mentre voi siete stati a divertirvi, io ho sopportato zia Mary e i suoi "ce l'hai la fidanzatina?" Poi mi ha regalato una maglia di merda e ha fatto un bordino pessimo. C'è, se avevo il cagotto mangiavo meglio!»
«Uno di noi doveva farlo!» dissi ridendo a mio fratello.
«Ragazzi è tardi. Tutti in camera, ora.» urlò mia madre dal piano superiore.
«Va bene.» accordai.
Salii le scale velocemente e indossai il pigiama. Sì,quello rosa e cringe.
«Buona notte a tutti!» urlai dalla mia camera dal letto e mi distesi sul materasso.
Non riuscivo ancora a dormire quella sera.
Era quasi l'una e mezza di notte ed io mi rigiravo ancora a destra e a sinistra del letto, pronta a capire quale fosse il lato giusto per riuscire ad addormentarmi, ma invano.
Non dopo il bacio di stanotte.
Dovevo liberarmi di quel pensiero e decisi di scrivere a Makaila.
Afferrai il telefono dal comodino e lo accesi.
"Maky sei sveglia?"
"Per te sono sempre disponibile. Che c'è?" Mi rispose subito.
"Non cadere dal letto..." scrissi per metterle un po' d'ansia.
"Sputa il rospo, Ashly."
"Mi sono baciata con Edward."
"Sei seria?"
"Sì." Mi sento più leggera,ora. Sapere che qualcun'altro oltre me e lui conosca l'aneddoto di stasera mi trasmette meno soggezione.
"Mi hai messaggiata solo per questo?" Digitò nella nostra chat dopo un po'.
"Esattamente. Ora cerco di dormire. A presto!😉" e posai il cellulare.

LA MATTINA DOPO...
«ASHLYYYY, i REGALIIII!»mi svegliò Lucas.
«Fammi vestire!» esclamai a gran voce.
Da tradizione, il giorno di Natale a casa Robertson, ci si veste in rosso; quindi, optai per un vestitino rosso scarlatto, merlettato che arriva al ginocchio.
Mi sistemai i capelli e scesi giù.
«Tesoro, ti sta proprio bene questo vestito.» si complimentò mia madre.
«Concordo, Rebéca. Ashly, stai benissimo!» si intromise Roger che ogni giorno di più era avvinghiato a mia madre.
Mamma mi porse un sacchetto di una gioielleria decorato con strass di varie tonalità di rosso. Il mio colore preferito.
So spacchettai in fretta mormorando dei "grazie" per ogni carta che scartai.
Mi ritrovai con solo una scatolina bianca in mano e la aprii.
Era un bracciale in argento con scritto "Se ne avrai voglia, pensa a me."
Perché quella frase?
Ma che senso ha?
«Bello,vero?» ruppe il silenzio mia madre.
«Sì... magnifico!»
«Bene. Ora, tutti a fare colazione.» disse a gran voce mia madre.
Ho sempre pensato che la mattina di Natale avesse un fascino particolare. Mi ricorda molto.
Troppo.
La mia vecchia famiglia si è sciolta troppo velocemente.
Controllai per l'ennesima volta il telefono e... no. Nessun messaggio da papà.
Ho perso il conto di quante volte ho sognato di vedere sullo schermo una sua notifica; mi manca da morire.
«Ashly, niente telefono, a Natale. Si sta in famiglia.»
«Sì mamma, ma ti rendi conto che papà non ha chiamato nemmeno per gli auguri?»
«Tuo padre è andato in Messico con Kira senza pensare a noi minimamente.
L'ho sempre reputata una brava persona prima che iniziasse a farsi tuo padre.»
«Non vorrei inferire, ma tu avevi lo stesso ruolo nella vita di papà. "La donna che ha sposato e che lo ha tradito per il primo belloccio che le è passato davanti" è così che ti etichettano, ora, lui e Kira.»
«Non ci voglio pensare.» mi liquidò e sparì in cucina.
La mia mente slittò subito ad una persona che non si era ancora fatto vedere fin ora. Edward.
Il pensiero di questa notte mi destabilizzava al quanto. Non so se riuscirò a guardarlo in volto e non pensare al bacio.
Passi.
Sono l'unica cosa che sentii durante il mio momento di pensiero.
Sempre più vicini.
Un respiro.
Un respiro sempre più forte.
«Buon Natale, madame.»
Edward.
Solo questo riesce a realizzare la mia mente.
Poi continuò a parlare: «Sai, stanotte non abbiamo parlato molto... le nostre labbra erano impegnate in altro.» sussurrò ancora più a bassa voce, in modo sensuale vicino al mio orecchio.
Era dietro di me ma io percepivo tutti i suoi movimenti e le sue espressioni.
Allungò una mano e mi porse una scatolina quadrata.
Sopra non c'era nulla. Né una marca né una decorazione. Solo un bigliettino.
"Per madame" c'era scritto.
«Ma da dove è uscito questo soprannome?» chiedo incuriosita.
«Bhe, la parola "madame" in francese significa "signora" e tu sei la mia signora.» specificò.
Non è solo l'aspetto interiore che mi attrae, ma lo è anche la parte interiore di lui: gentile, colto e responsabile; tranne quando perde il controllo,però.
«Posso aprirlo?» gli chiesi.
«Devi.»
Afferrai dalle sue mani la scatolina. Sfiorarle mi fa uno strano effetto.
Sollevai la parte superiore della scatola e scoprii il suo interno.
Una lettera.
La presi in mano e la spiegai facendola diventare un foglio A4.
Cavolo se è lunga! Dove ha trovato tutto questo tempo per scriverla?
«Leggi ad alta voce.» mi chiese, anche se era più un'imposizione.
Boccheggiai per pronunciare la prima sillaba ma prima che iniziassi afferrò la mia mano e mi portò in camera sua.
Chiuse la porta alle nostre spalle ed Edward si lanciò sul letto; io restai in piedi ai piedi del letto.
«Comincia.» mi disse dolcemente.
Allora lessi.
«Buon giorno Ashly, o dovrei dire buon Natale... vabbè, andiamo avanti.
In questa lettera vorrei dirti molte cose che penso dalla prima volta che ci siamo visti alle elementari. Quando per la prima volta le tue iridi smeraldo hanno incontrato le mie.
Ho scelto di dirti tutte queste cose in una lettera perché non riesco a dirle quando sono con te. Perché, sé queste parole vengono pronunciate dalla tua bocca, dalla tua voce, io... ci credo di più. Credo, o almeno mi illudo, che possa funzionare davvero.
Come prima cosa direi che mi devi un...» strabuzzai gli occhi.
«Continua!» mi invitò.
«B-bacio» balbettai.
Mi prese la mano e mi mise a cavalcioni su di lui. Le nostre punte del naso si sfioravano e fece combaciare le nostre labbra.
Era un bacio più delicato rispetto all'altra volta. Come se fossi una creaturina fragile da proteggere. E mi piaceva.
Quando ci staccammo ripresi a leggere.
«Come seconda cosa, vorrei dirti che da bambino molte ragazzine hanno provato a baciarmi ma io ho sempre rifiutato perché ho sempre pensato a te. Ho sempre preservato quel momento perché il primo bacio avrei voluto viverlo solo con te.» lo guardai, lui guardò me e la chimica tra noi scoppiò.
Notai che ero ancora seduta sulle sue gambe e in quel momento sarebbe potuto entrare chiunque ma non mi importava. Volevo godermi fino in fondo quel momento dato che non sarebbe potuto accadere tutti i giorni.
Dovevamo stare molto attenti.
Proseguii nella lettura.
«Come terza cosa, la più importante, vorrei chiederti:
Vuoi diventare la mia madame?» arrossii nel pronunciare l'ultima frase ed Edward se ne accorse.
«Sei arrossita.» constatò.
«È una cosa molto seria. Dovremo essere molto attenti a non farci scoprire...»
«...e non ci scopriranno.» mi interruppe.
Pensai.
Pensai a tutto quello che potevamo andare in contro: il/la nostro/a nuovo/a fratello/sorella, non poter mettere al corrente la nostra famiglia della nostra relazione e molto altro ma... l'importante è che io sia felice, quindi...
«Sì, voglio stare con te, è quello che ho sempre voluto per lunghissimi quattro anni ed è ciò che vorrò per sempre.» buttai fuori quelle parole come se fossero aria trattenuta in apnea. Ho sempre sognato di fargli quel discorso.
Edward mise una mano dietro la mia nuca e tirò la mia testa in avanti, unendoci in un bacio molto passionale.
Tutto purtroppo si fermò quando undimmo la voce di mia madre.
«Ragazzi? State venendo?»
Scendemmo le scale in fretta, entrammo in cucina e davanti a me c'era un paradiso di dolciumi. Ora sì che è Natale!
Ognuno di noi aveva un pancake sul piatto da guarnire con tutte le creme possibili e immaginabili che si trovavano sulla tavola.
I biscotti di pan di zenzero decorati con la glassa attirarono la mia attenzione.
Mamma era bravissima a cucinare i dolci.
«Era ora!» ci canzonò Lucas.
«Ero in bagno!» mentii.
«E io stavo dormendo.» inventò una scusa Edward.
«Va bene. Ora a mangiare!» ci zittì Roger.
Edward prese posto nella sedia al mio fianco.
Durante la colazione parlammo della gravidanza di mia madre.
Il pranzo di Natale lo passammo solo noi cinque... o forse sei... si deve contare il bambino/a che mia madre tiene in grembo?
Non so ma sono certa che oggi è stata la giornata migliore che io abbia mai vissuto.

MADAMEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora