CAPITOLO 31 Dolore.

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«Spara me.» ordinò Roger. «Sono io quello che ha cercato lavoro qui. È colpa mia se ora tutti si trovano in questo stato. Prima mascheravo questo senso di colpa, dando il merito a mio figlio Edward. L'ho maltrattato ingiustamente per tutti i suoi diciott'anni di vita, quando il problema ero io. Avresti dovuto spararmi subito, appena dopo la notizia che tua moglie si era suicidata.»
«Non l'ho fatto perché saresti potuto essere un ottimo schiavetto. E lo sei diventato.» spiegò Davis.
«Mi sono rotto il cazzo di fare il corriere di droga, alcol, fumo e quella altra merda che vendi qui dentro. Preferisco morire, tanto questo è inferno lo stesso.» sospirò.
Roger ha appena ammesso i suoi errori. Quasi mi dispiace che potrebbe morire.
«Io propongo una cosa.» disse Kira. «Mirko spara Roger e Roger spara Mirko nello stesso momento ed io sparerò Rebéca.»
«Perché dovresti sparare mia madre?» chiesi.
«Perché mi sta antipatica. E poi da quello che mi hai raccontato, non è una persona così amichevole.»
«Tanto uno dei due in ostaggio sarebbe morto.» parlò Davis.
Chi doveva sparare puntò la pistola contro l'avversario.
«Naturalmente, se lo dite alla polizia siete fottuti.» chiarì Davis prima di morire.
Roger prima di premere il grilletto si girò verso Edward.
«Scusami se sono stato un pessimo padre, scusa se non ti ho mai supportato con la tua idea di diventare un pasticciere. Scusami tanto, figlio mio.»
Io ero già in lacrime, mentre stritolavo il braccio di Edward.
«Ti perdono, papà.» sussurrò il mio ragazzo.
In quel momento anche mia madre decise di parlare, visto che non aveva ancora fiatato.
«Perdonami, Ash. Vivi il tuo amore. Tra poco tu ed Edward non sarete più fratellastri e potreste vivere il vostro amore. Vivi bene, figlia mia.»
In quel momento, tre spari risuonarono nella stanza.
Mia madre... morta. Era accasciata sulla sedia con un proiettile ficcato in testa.
L'immagine mi fece rabbrividire e mi strinsi di più ad Edward.
Roger era a terra morente con un proiettile all'altezza dello stomaco. Biascicò qualcosa prima di chiudere gli occhi ma non riuscii a capire cosa.
Anche Mirko Davis era nella stessa posizione di Roger, il proiettile lo bucava più o meno al cento del petto.
«Ilenia, sto venendo in cielo con te.» bisbigliò prima di chiudere gli occhi.
Mi avvicinai all'orecchio di Edward.
«Chi è Ilenia?»
«La moglie di Davis. Quella che si è suicidata dopo averlo tradito con mio padre.» spiegò sussurrando.
Mio padre si decise a parlare.
«Kira, ora ci puoi liberarmi?»
«Okay, Christopher.» acconsentì come se non avesse appena sparato a mia madre.
«Mi fai schifo, Kira.» sputai. «Poteva morire solo una persona, quella che più se lo meritava, ovvero Davis; e tu ne hai fatte morire tre, senza motivo.»
«Ah, Ashly. Quando sarai nei miei panni, capirai perché l'ho fatto. Pensaci: uno dei due ostaggi sarebbe dovuto morire e tutti hanno pensato a tua madre perché tra lei e tuo padre era lei la peggiore. Se Mirko sarebbe morto, Roger avrebbe sempre ripetuto di aver vinto e tutto questo non sarebbe mai finito perché avrebbe continuato a rinfacciarlo. Lo stesso vale se sarebbe morto Roger. La soluzione era far morire entrambi per mettere fine a tutto. E ora andiamo di là.»
In effetti è vero. Io non ho versato una lacrima, solo molto dispiacere perché mia madre è mia madre.
Makaila mi corse in contro con le lacrime agli occhi.
Tremava come una foglia.
Aveva gli occhi gonfissimi ed era senza voce, stremata.
«Ash...» tossì. «Henry è...» scoppiò piangere sulla mia spalla. Il mascara che aveva si sciolse sulla mia felpa ormai sporca di qualche goccia di sangue che era arrivata fino a me.
In lontananza vidi i miei amici accerchiarsi in un punto.
«Ma che è successo?» domandai.
Con l'indice tremante mi indicò di proseguire.
Presi per mano Edward e ci incamminiamo verso i nostri amici.
Notai che tutti avevano un'aria preoccupata e avevano gli occhi lucidi.
«Ragazzi, si può sapere che ca...» sbraitò Edward ma tacque di colpo.
Nelle sue iridi si insinuò una paura disarmante. Guardai anche io nella sua stessa direzione.
No...
Non può essere...
Potremo chiamare in ambulanza e fare una rianimazione e...
Non individuai chi, ma una voce parlò. «Henry è morto accoltellato da una delle guardie.»
Spalancai le braccia e diedi un abbraccio confortante a Makaila.
«Condoglianze, ragazzi.» bisbigliai per interrompere i singhiozzi ripetuti di Makaila e i pianti silenziosi miei e dei miei amici.
«Condoglianze.» risposero in coro.
«Se vi può far piacere, Davis e mio padre sono morti.» ruppe nuovamente il silenzio Edward.
«Un peso in più tolto.» sospirò Chloe.
«Ragazzi, purtroppo non possiamo far tornare indietro il tempo, ma possiamo dare ad Henry un funerale degno dell'amico, del fidanzato, del futuro padre e dell'uomo che è stato e stava diventando.» affermò Robert. «Ci siamo promessi di essere sempre uniti, e anche se qualcuno non l'ha fatto, la guerra Brown contro Davis è terminata quindi ora Charlotte potrebbe essere libera di frequentare chi vuole perché non ci crede nessuno che ci ha "solo usati" e non sarà certo la morte di Henry a separarci.» gli diede manforte Jhon.
Edward mi abbracciò e io abbracciai Makaila contemporaneamente. In poco tempo diventammo una catena di abbracci e parole di conforto.
Di solito questo era il compito di Makaila ma si sa: chi da, riceve.
Una voce mi distrasse.
«Ashly, tuo fratello è in coma!» sbraitò zia Mary.
No.
Non anche lui.

MADAMEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora