CAPITOLO 16 Ti amerò per sempre.

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Mi svegliai sopra di Edward.
Troppa luce per avere le persiane chiuse.
Lo spettacolo di Edward al mattino... una gioia.
Il mio sorriso si spense.
Da oggi Edward non è più mio.
Mi guardai in torno.
L'azzurro dei mobili era troppo luminoso.
Guardai verso la finestra.
Le. Tapparelle. Aperte.
Cazzo, ci hanno scoperti!
«Edward, svegliati!» urlai. «Edward.» gli diedi un colpetto sulla mascella.
Aprì gli occhi e il marron cioccolato si unì al mio verde speranza.
«Che c'è?» mugnò assonnato.
«Ci hanno scoperti. Le tapparelle sono aperte.»
Si alzò di scatto e mi fece finire a cavalcioni su di lui.
Per l'ultima volta a cavalcioni su di lui...
Mi guardò e sorrise.
«Tu di spostarti non ne vuoi sapere niente, eh.»
Arrossii.
«Sì, tanto non sono più la tua donna.» risposi irritata.
Mi guardò.
«Non sei più la mia donna per ora. Quando si risistemerà tutto, la prima cosa che farò sarà portarti nel mio letto e iniziare da dove abbiamo terminato.»
Arrivò mia madre in quel preciso momento.
«Oh, ben svegliati, Ashly ed Edward. Oppure dovrei dire madame e principino misterioso?» urlò con la sua solita voce stressante.
«Roger!» gridò.
«Cosa c'è, Rebéca?» esclamò lui.
«Tuo figlio e mia figlia...» ci lanciò un'occhiata truce. «...stanno insieme. E a quanto pare si danno molto da fare, vero ragazzi?»
Come darle torto.
Edward era nudo.
Io avevo solo il pantaloncino addosso.
A terra c'erano i nostri vestiti e la protezione che avevamo usato.
Era evidente che avevamo fatto sesso.
«Datti una mossa, Ashly. Te ne vai in Messico da tuo padre. Oggi.»
Tredici parole che mi hanno cambiato la vita.
Tredici parole che mi hanno fatto piangere.
Tredici parole per cui avrei ucciso mia madre.
Mi alzai dal letto, presi i miei vestiti e andai in bagno.
«Sei proprio una puttana!» mi appellò Roger.
«Hai quindici ragazzini che ti corrono a presso e vai a letto con mio figlio che è anche il tuo fratellastro.»
La rabbia mi accecava e potrei aver risposto male al mio patrigno, ma tenevo di più alla mia reputazione.
«Roger, secondo me è meglio andare a letto con tuo figlio che maltrattarlo e coinvolgerlo con tutti i tuoi problemi.»
Roger diventò furibondo e si avventò su di me come una bestia.
Iniziò a tirarmi degli schiaffi in pieno volto e mi strattonò i capelli così violentemente che alcune ciocche andarono al pavimento.
«Sei una merda; non so cosa vede mio figlio in te.»
Afferrai il telefono e mi chiusi in bagno.
Dopo varie telefonate a mio padre, si degnò di rispondere.
«Ashly è successo qualcosa? Non mi hai mai chiamato così tante volte.»
«Oh, ciao papà. Quand'è stata l'ultima volta che ti sei fatto sentire? A capodanno. Sai che adesso è estate e sarebbe carino farsi sentire, no?» lo ammonii. «Comunque verrò a vivere con te. Arriverò nella giornata di oggi; vado a cercare un biglietto per sola andata per il Messico. Ciao.» lo salutai e attaccai la chiamata.
Mi vestii e andai alla ricerca di questo famoso biglietto.
Mentre mi dirigevo alla porta, incontrai Lucas, che ormai aveva quindici anni e Zoe che ne aveva quattro.
«Ehi, fratellini! Dove andate?» loro erano le uniche persone con cui riuscivo a tenere un tono appropriato.
«Porto Zoe a fare un giro sul monopattino elettrico.» mi spiegò Lucas. «Piuttosto... tu dove vai?» mi domandò.
Un sorriso amaro mi tagliò le labbra.
«A cercare un biglietto per il Messico... vado da nostro padre.» gli risposi.
A mio fratello si illuminarono gli occhi.
«Da nostro padre? Wow!» esclamò.
«Sì ma... è di sola andata. Ho moltissime probabilità di non tornare mai più qui a Los Angeles.» parlai con gli occhi lucidi.
Mio fratello mi abbracciò.
Pianse e piansi con lui.
«Scusa se ho scelto l'amore e non la famiglia... ma io lo amo. E lo amerò per sempre.»
Mio fratello mi strinse più forte. Aveva capito di chi si trattava.
Mi guardai in torno. La piccola Zoe ci scrutava con i suoi occhioni verdi come la famiglia Robertson, ma aveva i capelli marroni della famiglia Brown.
Potrebbe essere un prototipo della figlia mia e di Edward.
Cavolo, devo togliermelo dalla testa!
Ma dietro Zoe c'era Edward, che ci guardava come se fossimo una scultura da ammirare.
Il mio stomaco andò sotto sopra.
«Va bene allora io vado.» salutai Zoe con un bacetto e rivolsi un ultimo sguardo ad Edward.
E pensare che qualche ora fa eravamo nello stesso letto...
Chiusi la porta.
Andai nella mia macchina (avevo preso la patente da pochi mesi) e accesi la radio.
C'era una canzone d'amore.
L'unica che non avrebbe potuto aiutarmi a metabolizzare tutto l'accaduto.
L'università? Un sogno spezzato: dovrò frequentarne una del Messico.
La famiglia in cui ho sempre vissuto? Spezzata anche quella. Piuttosto, mandiamomi in Messico dove mio padre -che si sta iniziando a far sentire in questo ultimi periodi- si occuperà di me.
E vaffanculo perché tanto io sono un pacco da spostare, non una ragazza, -maggiorenne, per lo più- in grado di pensare e fare delle scelte.
Scesi dalla macchina e comprai il biglietto.
Rientrai in auto e andai a casa per fare le valigie.
Svuotai quasi del tutto la mia camera.
Con una valigia pienissima, scesi giù per le scale.
Quelle scale...
Su quelle scale avevo visto Edward a casa mia la prima volta, quando ho scoperto che mia madre era incinta, quando sono andata a cercare mio fratello al baby shawer e l'ho visto parlare con lui, quando mi ha portata di sopra per dirmi di suo padre, quando nostra sorella ha compiuto un anno e noi eravamo saliti in camera mia a baciarci perché non ne potevamo più, quando mi ha portata a fare l'amore per la prima volta...
Queste scale potrebbero fare un film per tutti quello che hanno vissuto in questi ultimi quattro anni.
Sulla porta c'era tutta la famiglia tranne Edward e suo padre.
Probabilmente sono andati a scassare le palle a Mirko Davis. O sta volta era stato Davis a rompere a loro.
Non salutai mia madre perché lei mi aveva messa in questa situazione.
Abbracciai mio fratello, gli raccomandai di non combinare casini e di mantenere alta la bandiera dei Robertson.
Stritolai tra le braccia Zoe e le diedi un bacetto sulla fronte.
Chiusi la porta alle mie spalle.
È finita davvero.

MADAMEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora