CAPITOLO 32 La speranza ti puo salvare?

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«Zia ti prego la situazione è già critica di suo.» sbraitai nuovamente in lacrime. Probabilmente oggi le avrei terminate tutte.
«È già in ospedale. Dobbiamo andare, Ash.» mi parlò più delicatamente.
«Vengo con te!» si propose Edward.
«Edward non c'è bisogno. Dico davvero.» gli feci una carezza sulla guancia umida dalle lacrime. «Hanry è il tuo migliore amico.»
«Tu sei la mia ragazza e Lucas è il mio fratellastro. E poi fissare il cadavere di Hanry mi ha già fatto male. Vengo con voi.» affermò.
Mi voltai verso i nostri amici.
«Ragazzi, torniamo tra mezz'ora circa. Stasera nessuno dormirà quindi ci vediamo a casa mia che è vuota. Roger e mia madre sono morti, Lucas è ospedale.»
Presi per mano Edward e ci avviammo all'uscita.
Entrammo in macchina del mio fidanzato e lui mise in moto.
«Si può sapere come è successo?» chiesi a mia zia.
«Gli hanno dato una mazza da baseball in fronte. È caduto e ha sbattuto forte la testa.» spiegò.
Edward premette l'acceleratore e strinse le mani al volante.
«Perché l'hai permesso? Eri armata, un proiettile sulla mano e non sarebbe successo nulla.» la rimproverò Edward.
«Perché io non ne sarei capace. Non riesco ad accettare che qualcuno si ferisca per colpa mia.» sipegò zia Mary con gli occhi lucidi.
Una lacrima mi attraversò il viso.
«Non piangere, amore. Sistemeremo tutto. La speranza ci può salvare.» mi rassicurò il mio ragazzo. «Dai che siamo arrivati.»
Scendemmo in fretta e ci precipitammo alla reception.
«Cerchiamo Lucas Robertson.»
La ragazza dalla pelle caffellatte, guardò il suo registro. «Proseguite per di là.»
Bussammo alla porta.
Un'infermiera ci aprì. «Buongiorno, voi chi siete?»
«Salve, sono la sorella di Lucas Robertson, lui è il suo fratellastro e lei sua zia.» li presentai.
«Okay, potete entrare, ma uno alla volta.»
Gli altri mi diedero il permesso di entrare per prima.
«Ciao, Lucas. So che le persone in coma come te, sentono le voci quindi ti dirò tutto quello che ho pensato di te in tutti questi anni.»
Silenzio.
«Sei stato un fratello meraviglioso, Lu. Ti prego non lasciarmi anche tu. Mamma con c'è l'ha fatta ma tu...» iniziai a piangere. «...tu devi farcela. Per me, per Edward, per zia Mary... come farai a prenderla in giro, ora? E poi ti vuoi trovare una ragazza, se non ti svegli come farai? Dai Lucas devi fare moltissime altre cose, in vita tua. Non  lasciarmi sola.» lo implorai.
Fece un impercettibile movimento con la mano. Naturalmente non si era svegliato perché capita che chi si trovava in stato di coma, abbia delle piccole contrazioni, magari variano in base a ciò che sentono.
Qualcuno bussò alla porta.
«Ash.» era Edward. «Vieni che ho scoperto una cosa.»
Mimai un "ti voglio bene" al corpo inerme di Lucas e poi lasciai il posto a zia Mary.
Ci sedemmo sulle poltroncine d'attesa e tirò fuori il post-it di Davis.
«Guarda attentamente. Questi disegni sono le previsioni di ciò che sarebbe accaduto in questa battaglia.
Dove c'è il numero uno, se guardi di lato, somiglia a una faccina con gli occhi chiusi. Nel senso che qualcuno sarebbe andato in coma. Nel due, come ti ho spiegato in passato, indicava due persone legate in ostaggio e il terzo disegno era una "x" nel senso che sarebbero morte tre persone, ma invece ne sono morte quattro perché Kira è subentrata.»
Il mio ragazzo è un genio.
«Ma come...»
«Diciamo che rifletto molto.» mi fece l'occhiolino.

TRE GIORNI DOPO...
Eravamo al funerale di Hanry.
Nessuno di noi volle indossare il nero perché il nero è un colore triste, ma Hanry era una persona solare e scherzosa e in diciott'anni di vita non l'avevo mai visto indossare il colore nero.
Decidemmo quindi, di vestirci di colore giallo. Quel colore sì che lo rappresentava.
Arrivò il momento di salire al leggio e dire qualcosa sul nostro amico.
Quando ci iniziammo a mettere in fila, individuai Charlotte tra la folla. Fui felice della sua presenza, visto che ora era orfana, viveva da sola e nessuno le impediva di frequentare i suoi amici.
Robert iniziò a parlare. «Oggi siamo riuniti per celebrare la triste e dolorosa morte di Hanry. È stato una persona fantastica...»
Poi prese il suo posto Jhon. «Un amico fantastico. Era quello che con un sorriso ti faceva tornare il buon umore.»
In seguito arrivò Chloe. «Un uomo fantastico. Nonostante fosse il più immaturo all'apparenza, abbiamo imparato a conoscerlo meglio e abbiamo scoperto che dentro la sua anima viveva un uomo molto saggio.»
Dopo toccò ad Edward. «Per il migliore amico che è stato. Per me è stato come un fratello. Per ogni confidenza, lui era disponibile. Certo, se ne usciva con qualche battutina a sfondo sessuale, ma eri molto comprensivo.»
Poi attaccai io. «Per il migliore amico e cugino che è stato. L' ho sempre visto come un cuginetto con cui giocare, parlare e confidarsi. Quando si è innamorato della mia migliore amica, gli ho sempre confidato come comportarsi.»
Per ultima, parlò Makaila che era già in lacrime. «Per il fidanzato che è stato. Hanry io l'ho sempre amato. Quando ho scoperto che ero incinta, ho immediatamente pensato all'immagine di te con un neonato in braccio e sapere che quest'immagine può esistere solo nella mia mente...» fece un singhiozzo. «... mi mette i brividi.»
La strinsi in un abbraccio mentre soffocava il pianto che pian piano si faceva sempre più rumoroso.
Charlotte si alzò e ci raggiunse.
Si avvicinò al microfono e parlò. Lei non era prevista nel discorso.
«Ciao a tutti.» iniziò. «Io sono la figlia dell'uomo che ha scatenato il caos che ha portato alla morte di molte persone... non ne vado fiera. Ora sono orfana e non ho fratelli né un fidanzato né amici.» deglutì dopo averci lanciato un'occhiata. «Ora che mio padre è morto, ho deciso di presentarmi qui perché Henry è stato parte della mia vita e merita la mia presenza al suo funerale. Se tu, Hanry da là su, potrai perdonare me e mio padre...» alzò i suoi occhi azzurri al cielo. «...te ne sarei immensamente grata.»
Una lacrima le stava per scendere ma lei la catturò immediatamente.
Ci fece un cenno di saluto e si andò a sedere dov'era prima.
In quel momento ricevetti una chiamata da un numero sconosciuto.
«Ops... scusate, vedo solo chi è.» sibilai. «Pronto?»
«Lei è la signiorina Robertson?» mi chiese una voce femminile.
«Sì, sono io.»
«Bene. Si presenti subito qui all'ospedale. Suo fratello si è svegliato dal coma.»
Quelle parole che avevo sperato di sentire da tre notti consecutive.
Attaccai la chiamata.
«Ragazzi mio fratello si è svegliato dal coma!» esclamai.
«Sul serio?»
«Sì devo andare... subito. Ragazzi terminate il funerale e poi venite in ospedale.» poi mi rivolsi alla tomba di Hanry. «Hanry, è il regalo migliore che tu mi abbia mai fatto. Sono sicura che è merito della tua anima che è andata in cielo.»
Andai in macchina e guidai fino all'ospedale.
Un infermiere mi accompagnò alla stanza di mio fratello e si sistemò il ciuffo tutto il tempo.
Dove si credeva di essere, 'sto qua? A una sfilata?
Sorvolando questo personaggio, arrivai in camera di mio fratello.
Aveva gli occhi verdi aperti, e mi salutò con la mano.
Aveva la testa fasciata ma per il resto sembrava stare bene.
«Ciao Ash.» mi salutò.
«Lucas, tutto bene? Come ti senti? Ti ricordi qualcosa?»
«Sì sto bene, ho solo mal di testa. Mi ricordo qualche voce ma non tutto il discorso che mi avete fatto. Però ho riconosciuto te, Edward e zia Mary.
«Sai che mamma è morta, Hanry pure è anche Roger e Davis.» gli annunciai.
Sbiancò. «Oh. Per colpa di Davis?» chiese.
«No le ha sparato Kira.»
«Kira?!»
«Eh già. Faceva il doppio gioco.» spiegai.
«Signiorina, ora deve uscire. Suo fratello deve riposare e c'è un certo Edward Brown che la cerca.»
Edward.
«Okay, certamente. A presto, Lu!» salutai mio fratello.
Uscii e trovai Edward appoggiato allo stipite della porta.
«Ti avevo detto che sarebbe andato tutto bene...»
«Non sai quanto sono felice. Però dobbiamo organizzare anche il funerale a mia madre e tuo padre.» gli ricordai.
«Dopo ci penseremo. Sai che giorno è oggi?»
«Il dieci novembre?»
Oh cazzo!
Il dieci novembre!
«Edward io mi sono proprio dimenticata... auguri... organizzeremo la festa domani, ne sono certa. Buon diciannovesimo compleanno, comunque.»
«Ashly, aspetta...»
«Ah giusto. Che regalo desideri?» chiesi.
«Mhhh...» si inginocchiò. «Il regalo che desidero da te è che accettassi di diventare mia moglie, madame.»
Aprì un cofanetto rosso in velluto e dentro si trovava un anello in oro giallo con un rubino preziosissimo applicato sopra.
«Sì, principino misterioso, ovvio che accetto.»
«Hai in mente una data?» mi chiese.
«Decisamente il venticinque dicembre, non di quest'anno... del prossimo.»
«Perché è Natale?» domandò.
«Perché è il giorno in cui ci siamo messi insieme per la prima volta a quattordici anni.»

MADAMEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora