CAPITOLO 3 Ormoni impazziti.

34 4 0
                                    


Il giorno seguente arrivò in fretta. Visto che mi ero alzata mezz'ora prima decisi di fare una maschera purificante per togliere alcuni brufoli che mi erano comparsi per via dell'adolescenza.
Mentre aspettavo dieci minuti per dare modo alla maschera di fare effetto, decisi di prepararmi la colazione.
Misi il latte nella solita tazza che usavo per le colazione e poi aspettai che il microonde suonasse.
Mentre addentai un biscotto al cioccolato sentii delle mani premermi sulle spalle e un respiro sempre più vicino al mio viso, poi la persona alle mie spalle parlò.
«Buongiorno!» era Edward. Aveva un appena messo le sue mani sopra le mie spalle e si era avvicinato al mio orecchio così tanto da sentire il suo fiato dal sapore di menta penetrarmi nel naso per poi espandersi nel mio corpo. Ero così scioccata che pronunciai a stento un "buongiorno anche a te" e poi scappai in camera a vestirmi.
Decisi di indossare una felpa fucsia e un jeans blu notte.
appena finii di vestirmi mi diressi in bagno per darmi una sistemata in viso.
Spalancai la porta e vidi una figura maschile dalla pelle rosata e i muscoli scolpiti.
Cazzo. Era lui. Con solo un paio di boxer a dosso.
Mi fisso in modo titubante, come se stesse pensando:"che cavolo sta a fare questa?"
E fu quello il momento in cui decisi di aprire bocca.
«Credevo fosse libero...» mi giustificai ma non mi diede modo di continuare perché avanzò nella mia direzione e io finii con le spalle totalmente aderite alla porta e il suo petto talmente vicino che sfiorava il mio seno.
Alzai lo sguardo e li vidi. Quegli occhi, i suoi occhi che nonostante già la luce ci fosse ne bagno, illuminavano tutto ciò che ci stava attorno, compresa me.
Quel color cioccolato era così intenso che si poteva perdere ore a delineare ogni sfumatura e distinguere la pupilla dalle sue iridi.
Poi decise di parlare. «Puoi mentire a tutti ma non a me.»
Non dirmi che l'ha capito...
«Che intendi dire?» arrossii.
Cazzo, perché non cammino.
Muovi quei piedi.
Devo togliermi da questa situazione.
«Ti imbarazza guardarmi?»disse con un ghigno.
«Sì, ma non sono fatti tuoi» sbottai fingendo che la cosa non mi importasse.
«Bene, allora io sarò il primo.»
«Il primo di che?» domandai.
«Il primo che hai visto in boxer.»
«Ma che ne sai che sei il primo?»
«Hai la faccia di una povera che guarda un lingotto d'oro.»
Era una situazione troppo pericolosa. Dovevo defilarmi immediatamente.
«Ehm... ti lascio vestire.»
Ed uscii. Il trucco poteva anche andare a farsi fottere.

MEZZ'ORA DOPO...
Quando scesi dal pullman vidi in lontananza Makaila, la mia migliore amica sin dalle elementari.
«Non puoi capire che è successo!» sbottai io.
«Ashly, ho perso l'immaginazione da quando la tua crush abita con te.» disse lei alzando gli occhi al cielo.
Allora iniziai a raccontare tutto l'episodio del bagno che era accaduto poco fa' fino al suono della campanella che interruppe le chiacchiere degli studenti.
In classe Edward si limitò a lanciarmi occhiate infuocate e rivolgermi un "ciao" quando ci incontrammo nei bagni alla ricreazione.
La giornata passò talmente in fretta che alle due di pomeriggio ero già a mangiare. Oggi mamma ha fatto presto a cucinare! Pensai tra me e me.
Finii velocemente il pranzo perché ci avevano bombardato di compiti tutti per domani.
Quando arrivai al piano superiore, Edward mi stava aspettando sulla porta.
«Dobbiamo parlare.» annunciò.
Acconsentii e lo feci entrare in camera mia.
Edward Brown in camera mia.
«Cosa c'è?» chiesi.
«Ora che siamo fratellastri, non vorrei che il nostro rapporto d'amicizia... si frantumi, ecco. Posso capire che ci sia un lieve imbarazzo a ritrovarsi un amico d'infanzia in casa però... facciamoci l'abitudine.»
«Scusa... prima dici di restare amici e poi parli di qualcosa come un legame di fratellanza. Non ti capisco.»
«È che... va bene, è complicato... vorrei che restassimo amici e che non ci scandalizzassimo l'uno davanti all'altro.» rispiegò.
«Oh, sì. Capito. Ci si vede.»
Passai tutto il pomeriggio a studiare, poi quando finii avvertii mia madre che sarei andata a farmi una doccia.
Non avevo mai amato il mio corpo. Ero troppo esile e poi non avevo curve tanto generose. Non mi sarei mai spogliata davanti a qualcuno.
Mentre mi stavo rilassando nel box doccia, d' un tratto la porta si aprì: era Edward. A petto nudo e sudato. Aveva fatto palestra, ecco perché non l'ho visto!
Calò i suoi occhi sul mio corpo nudo dal basso all'alto; gli piaceva quella visione, constatai con la mente. Quando arrivò a scrutare il mio viso gli rivolsi un cenno di congedarsi.
«Scusa.» mormorò. «Non sapevo ci fossi tu.» chiuse di scatto la porta. Allora fu lì che realizzai. Sono stata vista nuda per la prima volta da una persona che non era un mio familiare; in più quella persona era un maschio.
Ma non un maschio qualunque, era Edward Brown.

MADAMEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora