CAPITOLO 8 Una buona notte.

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Era passata una settimana da
quel giorno.
Era il giorno di capodanno, Edward mi aveva chiesto giorni prima se mi andasse di passare la notte di Capodanno nella villa dei suoi zii.
Avevo accettato.
Mentre ammiravo la mia figura esile nello specchio di camera mia, qualcuno bussò.
«Con permesso.»
Edward.
«Sai che non devi più bussare, giusto?»
«Lo so benissimo che è camera della mia ragazza e potrei entrare quando voglio ma... il gentil uomo fa figo.» ammise in con un sorriso.
«Sapevo che era tutta una maschera per farmi cadere ai tuoi piedi.»
«A quanto pare ci sono riuscito.» e mi fece l'occhiolino.
Quando ci eravamo posizionati al centro della stanza?
E da quando eravamo così vicini?
«Ad ogni modo... sono venuto per accertarmi che fossi pronta. Andiamo?»
«Sì, sì, vengo.»
Dopo aver spiegato a mia madre e a Roger che non saremo morti durante il tragitto e che i nostri amici ci avrebbero raggiunto in sicurezza, io ed Edward varcammo la porta.
«Ci hanno seriamente creduto...» Edward rise.
Mi piaceva la sua risata.
Era calda, dolce melodiosa.
Fece ridere anche me.
In un balzo, salì sulla moto e invitò anche me ad accomodarmi dietro di lui.
C'era una cosa che mia mamma non sapeva.
Io ed Edward non saremmo stati in compagnia dei nostri amici... bensì da soli.
Ero stata un po' scettica prima di accettare... abbiamo comunque quattordici anni e non voglio affrettare i tempi ma Edward mi piace sin dalle elementari e non potevo farmi sfuggire un'occasione come questa.
«Sali.» mi intimò.
Mi avvicinai al veicolo, alzai una gamba e mi misi a cavalcioni sul sedile posteriore.
«Sei pronta? Aggrappati!»
Avvolsi le braccia attorno al suo bacino in una stretta ferrea e sfrecciammo con il vento che accompagnava i nostri respiri.
Il gelo dell'ultimo giorno dell'anno si fece sentire all' istante ma il mio pensiero era concentrato sulle mie braccia attorno ad Edward. Mi mise calore questo pensiero, forse stavo arrossendo per la nostra posizione molto intima ma non mi interessava.
Io mi sentivo al sicuro con lui e ci sarei stata per tutta la vita.
Dopo più o meno una mezz'ora ci ritrovammo davanti una villa sui toni del bianco panna e legno chiaro.
La piscina grande e tortuosa rifletteva i colori oscuri della notte mentre una scia di sfere luminose ci faceva strada per arrivare alla porta.
Edward parcheggiò il motorino sull'erba del giardino e mi affiancò lungo tutto il sentiero.
Quell'atmosfera era strabiliante.
Noi che venivamo inghiottiti tra le curve della siepe; Edward che mi posava la mano sulla schiena e mi trascinava ancora più vicina a lui, facendomi inalare il suo profumo accogliente e le luci romantiche che ci facevano compagnia per quel breve tragitto che mi è sembrato il più lungo di sempre.
Edward aprì la porta e varcò la soglia insieme a me.
«E questa è casa dei miei zii!» annunciò.
«Davvero strepitosa!» esclamai ammirando tutti quei colori sofisticati.
Una chiamata proveniente da entrambi i nostri telefoni ci fece trasalire.
Era Henry.
No...
Non dirmi che...
Aiuto.
Il gruppo di noi otto.
Aveva avviato una videochiamata.
«Ragazzi! Sapete cosa succede stasera?» Henry urlò e dal telefono uscì un suono metallico.
«Henry non urlare che non si sente un cazzo!» sbraitò Robert mentre agggiustava il ciuffo biondo chiaro.
«Henry, cosa vuoi che succeda stanotte? ...Cambia l'anno ma nulla di che.» disse Charlotte.
«No, chi se ne fotte dell'anno nuovo... io dicevo del fatto che Edward e Ashly stasera sono soli soletti...»
Nell'udire quelle parole avvertii le mie guance diventare roventi, Edward abbassò la testa nascondendo un ghigno imbarazzato.
«Aspettate... in che senso?» Makaila esclamò fuori di sé, incapace di tenere a bada la gioia... o lo shock... non so cosa le è preso.
«No... abbiamo solo programmato di passare la serata insieme... nulla di...» un colpo di tosse mi soffocò le parole.
Ma che razza di discorso stavo facendo?
Se Edward e io stanotte avremmo fatto qualcosa o no, non sono fatti loro e sicuramente non andrò a spiegarglieli.
«Senti Henry, sono fatti nostri. Piuttosto pensa a te che l'unica ragazza con cui potrai fare qualcosa probabilmente sarà la tua cagnolina.» la voce di Edward ghiacciò la situazione e premette il tasto per attaccare la chiamata.
I riccioli castani gli ricadevano sul volto e i suoi occhi cioccolatosi brillavano di una strana frustrazione che non gli si addiceva per niente.
«Ordiniamo il Mc?» mi propose per smorzare la tensione.
«Sì! Lo adoro.»
Si sfilò il telefono dalla tasca e compose un numero.
«Buonasera, posso fare un'ordinazione?»

MEZZ'ORA DOPO...
Il tempo dell'attesa lo trascorremmo a preparare la casa per la notte; sintonizzare la TV, apparecchiare la tavola e altre faccende simili come togliere la polvere.
Stavo guardando un programma televisivo accucciata sull'enorme divano in pelle candida della villa quando il suono del campanello mi fece trasalire.
Era il Mc donald's.
Edward accorse immediatamente e in pochi minuti era tornato con i nostri panini.
Io avevo ordinato il Mc chicken, come sempre.
Edward prese il suo Gran Crispy Mc Bacon e lo addentò in modo selvaggio.
Mi fece ridere.
Adoravo stare con lui; mi trasmetteva un senso di tranquillità e allo stesso tempo farfalle nello stomaco.
Quella cascata di ricci era morbida come seta, quelle labbra erano carnose e vellutate: perfette per combaciare con le mie ma...
Quegli occhi erano tutto!
Di solito quando mangiavo il Mc ero silenziosa e mi concentravo solo sul panino ma quegli occhi toglievano l'interesse che provavo per qualsiasi cosa.
Una calamita, ecco cos'erano.
«Vedo che ti piace!» ammiccò Edward.
«In realtà guardavo te...» confessai.
«Ovvio, io sono quello che piace a tutti... naturalmente vengo prima di un panino!» si pavoneggiò dimenando i ricci.
«Come fai ad essere così?»
«Così come?»
«Non saprei... ad essere sempre così positivo, avere il sorriso stampato addosso è un corpo così perfetto... pieno di muscoli, sano... io sono l'esatto opposto.
Una ragazza malinconica, introversa... poi sono uno stecchino; non ho curve come le quattordicenni normali. Sono decisamente brutta. Non capisco cosa ti attiri di me.» sputai tutto d'un fiato.
«Primo: non sei brutta.
Secondo: non mi importa di quanto tu possa essere formosa o meno; non guardo solo quello. Mi piaci perché hai carattere, degli occhi di un verde davvero particolare, e poi... come cazzo fai a dire che sei brutta?
Terzo: tu vedi un sorriso ma non puoi sapere cosa si cela sotto di esso.
Un sorriso è un'arma potentissima e micidiale; ispira gli amici, costringe i nemici a dubitare e ti da la garanzia che qualunque cosa ti possa accadere sarai sempre tu ad avere il controllo.»
Restai paralizzata.
Cavolo se era vero.
Una chiamata interruppe il gioco di sguardi che si era creato fra noi.
Oh, no!
Non mi dire che è...
«Henry!»
Mio Dio!
«Allora, amico, hai fatto il tuo servizietto?» ammiccò Henry.
Edward esasperato rispose:
«La vuoi piantare? Piuttosto, Makaila è libera. Visto che ti piace tanto, fai il tuo servizietto con lei.»
Ma?
Nel caso nessuno mi avesse notata... "Ciao, sono qui. Potete evitare di fare fantasie per maggiorenni su me e la mia amica in mia presenza? Grazie!"
Avrei voluto dire questo a quei due ma preferii tenermelo per me e continuare a mangiare il panino.
Dopo cena io ed Edward ci posizionammo sul divano lussuoso della casa e continuiamo a vedere il programma che stavo guardando prima.
Mi prese una copertina e si infilò sotto anche lui.
Iniziò ad appoggiare la sua testa sulla mia spalla e con la sua mano mi percorse il braccio facendomi i grattini.
D'un tratto si fermò e iniziò a posarmi baci delicati sulla guancia e sul collo.
Uno strano calore si propagò nel mio corpo e... no, non proveniva dalla coperta.
Iniziò a massaggiarmi la nuca e dopo un po' di tempo mi addormentai su di lui.

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