CAPITOLO 11 Una crociera da urlo.

19 3 0
                                    


Oggi saremmo finalmente partiti per la crociera che avevamo organizzato unendo i soldi che ci avevano regalato per il baby shawer.
Il giorno prima, per l'occasione, ero andata a prendere un pigiama più decente visto che era fine marzo e sarebbe stato necessario ricomprarlo.
Era di un bel celeste che mi stava proprio bene.
Lo inserii in valigia insieme ad un vestitino aderente fucsia -anche se non era il mio solito vestirmi così attillata- e un altro completo felpa e jeans più sportivo.
Come scarpe optai per le mie solite Air-Jordan.
Chiusi la valigia e mi diressi al piano inferiore; lì mi aspettavano pronti gli uomini di casa.
Mia madre arrivò dopo poco e fece il suo "ingresso trionfale"  con un copricostume estivo e un cappello di paglia.
Fatemi sotterrare, vi prego!
Si credeva di essere una modella ma ai miei occhi risultava solo esilarante.
«Possiamo partire, ora?» iniziò la lamentela mio fratello.
«Sì, Lucas. Da' tempo a Roger di prendere la macchina e partiremo per imbarcarci.»

DUE ORE DOPO...
Eravamo appena partiti e avevamo già messo a soqquadro la nostra camera.
Avevamo prenotato due stanze: una per mamma e Roger e una per me, Edward e Lucas.
La stanza era sui toni del bianco e del rosso imperiale.
Un tappeto bianco e soffice giaceva al centro della stanza.
Era tutto così... perfetto.
Certo, ero ancora arrabbiata con mio padre perché era da inizio dicembre che non si faceva sentire.
Sparito. Ecco come posso spiegare la sua assenza.
Quando Edward e Lucas andarono al bar della nave per prendere qualche bibita zuccherata, sistemai tutti i miei abiti nella cabina armadio Edward e Lucas erano andati a prendere qualcosa da bere mentre io me ne stavo in camera a leggere.
Rientrarono con delle collane hawaiane addosso e le infradito.
«Ashly, abbiamo preso di tutto e di più.» annunciò mio fratello Lucas.
«Eh, già: Coca-Cola, Pepsi, Fanta, Sprite, Monster... tutto ciò che vedi!» gli diede manforte Edward, entusiasta.
«Sì bellissimo, ma sembrate dei rincoglioniti vestiti così.» reclamai.
«Ci godiamo solo la vacanza. Ed è ciò che dovresti fare anche tu!» rispose Lucas.
Mio fratello è insopportabile!
«Non vado a fare la cretina con una collana hawaiana in giro!»
«Io non la sopporto più. Edward, voi siete amici dalle elementari, dille qualcosa tu.»
Amici.
Era quello che eravamo agli occhi di tutti.
Per non dire chi ci reputava *fratellastri* perché non tutti ci conoscono.
Comunque io non sarei mai andata in giro con un costume.

«Stasera c'è un party in piscina. Tutti i ragazzi dai 13 ai 17 anni sulla nave sono invitati. Ci vorresti venire con me?» mi propose Edward.
Oddio.
Una festa in piscina?
Con un *costume*?
«E come dovrei andare vestita?»
Il panico mi stava assalendo.
Anche se ero già stata in costume di fronte ad Edward, mi vergognavo comunque perché questa volta ci sarebbero state anche altre ragazze sicuramente più formose e disinibite di me.
Tutti sanno che i ragazzi preferiscono una ragazza sicura e perfetta, non un'adolescente magra e insicura anche dell'aria che respira.
«Come cosa dovresti indossare?! Un costume, naturalmente.»
«Ma sono orribile in costume, mi si vedono tutte le ossa e poi non ho forme; un tavolo è più formoso di me.»
Edward mi guardò come se fossi la sua preda.
Come quando aveva picchiato quel ragazzo al compleanno di Makaila.
Poi si avvicinò sempre di più.
Mi afferrò una coscia e la strinse, poi se la allacciò in vita e si mise sul letto con me.
Mi leccò il collo senza mai lasciare la presa con la mia coscia.
Lo amo troppo.
Restai in passibile, schiava dei suoi movimenti.
Con l'altra mano mi girò il viso e mi baciò con passione.
Quando ci staccammo mi sussurrò parole incomprensibili.
Gli rivolsi un "Eh?" per incitarlo a ripetere.
Si avvicinò così tanto al mio orecchio che le sue labbra lo stavano accarezzando.
«Ti avrei fatto questo se fossi stata imperfetta? Mi piaci per un cazzo di motivo e vedi di mettertelo in testa: riesci ad essere la più sexy e bella senza avere forme, senza avere più di vent'anni, senza avere sicurezza... sei bella e basta. Per non parlare del tuo carattere... hai le palle.»
Se è legale sposarsi a quest'età, fatemelo fare ora!
«Ti amo, Edward.»
«Anche io, madame.»
«Hai rovinato la frase con il mio soprannome inutile.»
«Invece ti descrive benissimo.» scherzò lui.
Cavolo.
Ma noi siamo ancora su un letto sdraiati come dei fidanzati normali.
Noi non siamo normali, siamo speciali.
E non speciali per nascondere la diversità, speciali per menzionare la nostra unicità.
«Ci dovremo alzare.» sospirai.
«Che palle!»
Balzò in piedi e cazzo se era sexy!
Fatico ancora a credere che sono la ragazza del ragazzo più bello che abbia mai conosciuto.
E pensare che ho aspettato quattro anni per questo.
Chissà cosa lo tormenta... ricordo ancora quando mi aveva detto che il sorriso lo usava per mascherare il suo vero "io".
«Edward...» azzardai. «...quando a capodanno mi hai raccontato tutta quella storia del sorriso... non hai fatto nomi... ti andrebbe di dirmi tutto?»
Cambiò espressione in un modo repentino.
I suoi occhi che un secondo fa erano di un color cioccolato splendente, ora erano solo... marroni e torbidi.
«Non oggi; non roviniamoci la serata.
Ti vengo a prendere alle nove di sera.»

MADAMEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora