OTTAVO CAPITOLO

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ROSAAZZURRA

Non è una provocazione.
Damian è davvero intenzionato a...
Trattengo il fiato quando le sue dita mi sfiorano l'intimità, mi accarezza tra le pieghe inesplorate per chiunque, lui compreso.

Non mi sono mai spinta così lontano con nessuno prima d'ora e ora lui... c'è da dire, giusto per essere sinceri, che Damian è in effetti l'unico uomo con il quale mi sia spinta oltre con la fantasia. E non solo quella.

Dopo il nostro primo e ultimo bacio di cinque anni fa, non ho permesso mai nessuno di fare lo stesso. Non ho mai desiderato che qualcun altro prendesse possesso della mia bocca allo stesso modo in cui l'aveva fatto lui.
Con Andrea, ad esempio, si è trattato di un paio di baci a stampo.
Sono così stupida da non volere che un'altra persona ne alteri il sapore che sento ancora sulla bocca.
È pura follia lo so.

In cinque anni ho sempre pensato a lui.
Ho sempre rivissuto il nostro bacio.

«Mmm...stai tremando, mia piccola Rosa, dimmi: è merito mio?»

Chiudo gli occhi per via di tutte le sensazioni che mi stanno attraversando in questo momento.

«Occhi a me, Rose. Devi vedere bene chi è che ti sta per dare piacere.»

Le parole rimangono incastrate da qualche parte e la mia bocca si apre ma non ne esce nessuno suono.
Incamero più aria possibile quando sento il suo respiro troppo vicino al mio sesso e di scatto apro gli occhi quando mi concede il primo contatto con la sua bocca.
Un fuoco nuovo si allarga dentro di me facendomi sperimentare qualcosa di mai provato prima.

«Allora? Torniamo alla questione principale: ti ha toccato così il tuo ammiratore?»

No. Nessuno lo ha fatto, stronzo.

«È possibile che abbia fatto di meglio.» sputo fuori nel mio continuo tentativo di infastidirlo, di provocarlo, sapendo comunque che rimango sempre io quella in una posizione del tutto sfavorevole.

Trattengo un urlo quando le mani di Damian stringono la mia carne, ringhiando, e in un secondo dopo mi deruba di ogni cognizione, di pensiero perché la sua bocca si chiude sul clitoride e succhia e succhia costringendo me a contorcermi sotto la voracità del suo assalto.

«Giuro su Dio, che ti insegnerò a mettere quella bocca a un uso migliore, stronza.»

Inarco la schiena a ogni pennellata della sua lingua che, impertinente, si ciba di me.
Si stacca leggermente e abbasso lo sguardo su di lui e rimango immobile, incantata, di fronte alle sue iridi calde già su di me.

In un movimento del tutto casuale inumidisco le mie labbra facendo saettare il suo sguardo proprio lì.
Damian stringe più forte la presa sulle mie cosce oscenamente aperte.
Mi si stringe lo stomaco quando sorride ed è di una bellezza disarmante. Non ho mai visto niente di più perfetto e maledico la mia incapacità di voltare pagina, di rivolgere la mia attenzione altrove.

Mi mordo le labbra quando torna a muovere le dita su e giù, facendosi spazio dentro di me con una lentezza che mi agita e mi affascina e mi imprigiona sempre e comunque a lui.

«Di chi sei, mia piccola Rosa?»

Deglutisco.
Bastardo arrogante.

Spinge un dito dentro e trattengo il respiro.
Damian schiaffeggia la mia coscia spingendomi a rispondere.

«Ho già risposto, mi pare. Se vuoi convincerti del fatto che ti appartengo fai pure.»

Mi morde l'interno coscia con forza e sono certa che mi ha lasciato il segno.

CHERISH- La mia prigione Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora