NONO CAPITOLO

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DAMIAN

«Allora,ti sei divertito abbastanza, figliolo?»

Sollevo lo sguardo verso mio padre non capendo a cosa si riferisce.

«Hai deciso che cosa farne di quella puttanella che ti ha spedito in galera?»

Ah quello.
Non mi piace il modo in cui parla della mia piccola Rosa.

«Non ancora, padre.»
«Be' vedi di sbrigarti. Che poi non c'è molto da decidere. La devi eliminare, togliere di mezzo. È solo un fastidio quella lì ed è il momento che  riprendi posto in famiglia, Damian, negli affari. Devi trovarti una donna che sia nata e cresciuta in questo mondo proprio come tua madre. Devi sposarti e generare un erede. Basta con queste cazzate. Te la sei scopata? Ti sei divertito? Ora uccidila.»

Ogni parola, ogni singola parola che dice mi fa incazzare.
E pensare che i piani, in effetti, erano proprio quelli: passarmi lo sfizio di lei, scoparla senza se e senza ma e poi farla fuori.
Poi l'ho vista...e l'ho voluta, ancora e ancora.
Se non me la sono fottuta a dovere è solo perché, da codardo, sono convinto che non riuscirei più a farne a meno.

La mia piccola Rosa mi è piaciuta subito e il mio corpo è d'accordo con me. Quando ce l'ho troppo vicina fa scattare qualcosa in me che mi fa impazzire.

«Non ancora, padre.»
«Damian...»
«Lavorerà qui, per me, farò di lei la mia schiava personale e mentre continuerò con la mia vita, farò tutto quello che serve ma non rinuncerò adesso al divertimento che ho iniziato con lei.»

Mio padre mi osserva attentamente e io cerco di non lasciar trapelare nulla di come mi sento in questo momento.

«Va bene, acconsento, d'altronde un po' di sano divertimento non guasta. Magari uno di questi giorni ti chiederò di farmi giocare anche a me con il tuo giocattolino.»

Toccala e ti ammazzo.

Mi irrigidisco subito quando mi rendo conto di aver formulato questi pensieri.
Non va bene, non va bene per niente.

Ma il solo pensiero che qualcuno di diverso da me possa avvicinarsi così tanto a lei mi turba e mi fa incazzare.

Nessuno deve toccarla, nessuno deve guardarla, nessuno deve pensare anche solo lontanamente a lei. Sono disposto a uccidere per questo.
Rose è mia.

ROSAAZZURRA

Guardo per l'ennesima volta la divisa che mi è stata messa sul letto e ancora una volta non capisco.

Una delle cameriere di questo posto me l'ha portata qualche minuto fa dicendo che il padrone, Damian, ha ordinato che la indossassi per poi andare nel suo ufficio.
Subito.

Sbatto le palpebre più volte.

Che diavolo significa?
Che cavolo vuole ancora da me?

Sono giorni che non lo vedo. Sono giorni che non faccio che pensare a quello che mi ha fatto e che mi sono lasciata fare.
Al piacere estremo che mi ha fatto provare sentire su di me le sue mani, la sua bocca.

«Ma stai ancora così?»

La stessa giovane ragazza che mi ha portato questa stupida divisa entra in camera di nuovo.
Non sembro piacerle molto ma non è che me ne freghi qualcosa.

«Non la indosserò.»
«Senti ragazzina.» mi dice come se tra me e lei ci fosse chissà quale differenza di età «Io ho avuto l'ordine di farti indossare la divisa e tu adesso la indossi perché se io ti porto dal padrone così i guai li passerò io mica tu.»

E sono giusto lì lì per andarla al diavolo quando poi penso che non voglio mettere altre persone nei guai. Non sarebbe giusto.

«Ok, dammi cinque minuti.»
«Te ne do tre e vedi di farteli bastare.»

CHERISH- La mia prigione Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora