DICIANNOVESIMO CAPITOLO

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ROSAAZZURRA

È ormai sera quando faccio rientro nella mia stanza. Sono distrutta. Ho cercato di tenermi impegnata per tutto il giorno e ci sono riuscita. Stare in movimento, avere sempre qualcosa da fare mi ha permesso di tenere la mente sempre impegnata e soprattutto lontana da certi pensieri. Cosa, questa, resa assai difficile da una leggera forma di masochismo che mi sono accorta mi sta prendendo. Non passa secondo in cui non pensi a Damian. A me e a Damian. E quando lo faccio, puntualmente, scoppio a piangere. Mi sento stanca ma non è qualcosa  che ha che fare solo con il fisico quanto piuttosto con la mente, con l'anima. Mi sento completamente svuotata. 

Vado dritta in bagno e faccio una doccia. Con tutto il caldo che si è respirato oggi sono un bagno di sudore. Quando ritorno in camera pronta a trascorrere un'altra notte insonne qualcosa, che prima non ho proprio notato, attira la mia attenzione. Posizionata al centro del letto c'è una busta. 

Con una mano a tenere l'asciugamano e l'altra libera la afferro e me la rigiro qualche secondo tra le mani. Non c'è scritto niente. È completamente bianca. 

La apro senza emozione, senza aspettativa, dentro di me sono convinta che sia stato Damian a mandarmela chissà perché. Forse perché non riesco a scacciarlo via e la sua presenza anche quando non c'è è diventata talmente una costante da mettermi paura oltre che rabbia addosso. 

La prima cosa che noto è un foglio di carta scritto a mano. La calligrafia è elegante. 

Quando comincio a leggere per poco non mi cade la mascella a terra. 

Non è stato Damian a mandarmela. Ma quello che mi lascia ancora più sorpresa è ciò che sta all'interno della busta. 


DORIAN

«Che significa?»

Alzo di scatto la testa dal materasso quando sento la voce di Rosa nella mia stanza. Internamente sorrido. 

«Non ti sembra un tantino maleducato entrare così in camera della gente?»

«Dorian, finiscila con questi giochetti.»

«Io non sto giocando affatto.»

«Allora perché? Che cosa significa?»

«Chiudi bene la porta. Non sia mai che mio fratello ti scopra qui.»

«Non me ne frega niente di Damian.»

È una tosta, non c'è che dire. Mi comincia persino a stare simpatica. 

Mi metto a sedere, poggio la schiena sulla testiera del letto e lascio che la mente si schiarisca un po'. Stavo per prendere sonno prima che entrasse come un razzo in camera mia. Ora, per colpa sua, dovrò riprendere i sonniferi perché ormai quelli che ho già in corpo sono andati a farsi fottere. Comincio a pensare che il mio corpo li ripudi appositamente.

«Ho voluto solo realizzare in parte il tuo desiderio, Rosa.»

Alzo lo sguardo nella sua direzione trovando già i suoi occhi su di me. La sua espressione è confusa, frastornata, e seppur in parte, posso capirla. 

«Mi stai dicendo che sono libera?»

«Sei matta, vuoi farmi ammazzare o cosa?»

Le sopracciglia si aggrottano, un attimo prima di distendersi. Rosa si avvicina a me, si siede sul bordo del letto. 

«Ti decidi a parlare o devo tirarti fuori le parole a forza?»

«Ne saresti capace?»

«Dorian!»

«Va bene, va bene, calmati. Anche se non c'è davvero molto da dire. Li hai visti i biglietti, no?»

Annuisce per poi abbassare lo sguardo al pavimento. Sospiro e torno a parlare.

«Quello che sti sto offrendo non è una fuga. Perlomeno  non lo è nel modo corretto del termine. Quello che ti sto offrendo è una vacanza. Con me.»

Rosa torna con lo sguardo su di me.

«Una vacanza?»

«Esatto. Non posso essere io a lasciarti libera. Scatenerei l'ira di Damian e quella grandissima testa di cazzo di mio fratello è in grado di fare altri danni. Quello che però posso fare è realizzare il tuo desiderio di uscire di qui, di tornare a casa, giusto per un po'. Io verrei con te e così avrai modo di allontanarti da tutto questo macello.»

«Come mai a me sembra che tu sia voglioso quanto me di evadere da qui?»

«Sei sveglia.»

«Ti ho mai impressione del contrario?»

Sorrido scuotendo la testa. 

«Dimmi solo se ci stai.»

«Mi impedirai di vedere i miei amici?»

«Io non sono Damian, non ti impedisco di fare un cazzo. Anzi no, la fuga. Scappare non ti è concesso. Per il resto sarò felice di accompagnarti dove vuoi.»

Sembra pensarci un attimo mentre io sto già assaporando la reazione del mio caro fratello quando lo verrà a sapere. 

«Affare fatto. Ci sto.»

«Bene allora. Prepara i bagagli, domani si parte per l'Italia.»


DAMIAN


Una notte insonne. Un milione di pensieri che mi occupano la mente e io che mi sento scoppiare. Sono come una bomba a orologeria. 

Quando lascio la mia stanza per raggiungere la sala da pranzo, subito qualcosa attira la mia attenzione. Davanti al salone, vicino all'ingresso, Dorian sta dando disposizioni di qualcosa al nostro autista. 

Quando si accorge della mia presenza mi sorride tranquillo. 

«Mattiniero?»

«Non ho dormito un cazzo, quindi...»

«Sono felice di vederti, almeno possiamo salutarci.»

Socchiudo gli occhi confuso. 

«Vai da qualche parte?»

«Sì, a dire il vero. Mi prendo una piccola vacanza.»

Non è una cosa nuova che lo faccia, quindi la cosa non riesce a stupirmi più di tanto. 

«E dove vai stavolta? Messico?»

«No, ho preferito una meta più vicina...»

E c'è qualcosa nel modo in cui lo dice, qualcosa che non riesco a decodificare subito. 

«Buongiorno...»

La voce sottile e piccola di Ylenia arriva alle mie orecchie e anche se si tratta solo di un momento lo noto lo stesso il modo in cui Dorian irrigidisce il corpo. 

Sto per salutarla ma l'arrivo di Rose complica il tutto. Anzi no, non è l'arrivo della mia piccola Rosa a complicare le cose, bensì quello che esce dalla bocca di mio fratello. 

«Eccola finalmente la mia compagna di viaggio. Stavo per mandarti a chiamare. Sei pronta? L'auto ci aspetta.»




CHERISH- La mia prigione Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora