Prologo

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Forse quello era il primo volo per Bangkok che non mi innervosiva, erano oramai sei anni che lavoravo quasi esclusivamente per l'Asia ma negli ultimi quattro, grazie anche alle due collaboratrici che in questo momento dormivano di fianco a me, la Thailandia mi aveva dato filo da torcere.

Collaboratrici, amiche o famiglia non saprei dirlo, oramai i confini erano talmente confusi che al solo ripensare come le avevo incontrate ogni volta mi veniva da ridere.

Pan

A soli venti anni ed un titolo di studio pressoché inutile come sarta e modellista, seguivo come un cagnolino mia zia materna ad ogni evento di moda dove la spedivano. Dal centro Italia, infatti, un piccolo brand di abbigliamento in cashmere si era fatto largo tra i grandi della moda e mia zia era una delle stiliste di punta dell'ambiente.

Io curiosa come un gatto e appassionata di moda la seguivo ovunque, a mie spese, pur di imparare il più possibile, con il beneplacito del titolare del brand, che avendomi visto crescere, mi lasciava intrufolare ovunque; fu lui ad affibbiarmi il nomignolo di Pan come il bimbo sperduto dei cartoni animati, proprio perchè ero sempre curiosa e combattiva.

Con il passare del tempo iniziai a conoscere un po' l'ambiente, le dinamiche, le tecniche ma soprattutto le persone del settore, tanto che quando una piccola Agenzia di Idol Thailandesi pubblicò la richiesta di un Costume Designer specificando"anche alle prime armi ma con particolare conoscenza della moda europea e dei grandi marchi mondiali. Non è richiesta la lingua Thailandese", ci provai con lo stesso spirito con cui mia nonna continuava a comprare i biglietti della Lotteria Nazionale: speranzosa ma non illusa!

Ed invece ecco che la telefonata arrivò ed iniziai a fare la spola tra l'europa e l'asia lavorando a diverse produzioni, sempre piccole e low budget, ma solo io sò quanto mi divertivo a creare e ricreare quei vestiti, ma soprattutto a vestire questi giovani asiatici, sia ragazzi che ragazze,il più delle volte intimoriti dal mio aspetto.

Credo che intimoriti renda l'idea degli sguardi che ricevevo, si perchè l'essere un metro e settantacinque per sessantacinque chili, non mi distingueva molto dai loro fisici snelli e affusolati ma i miei occhi e verdi e i capelli biondi con una carnagione estremamente pallida li metteva in imbarazzo, soprattutto perché veniva loro spontaneo fissarmi ai primi incontri e imbarazzarsi enormemente quando sorridevo loro.

Due anni dopo il primo incarico, vuoi perchè sono di carattere molto collaborativa e concentrata, vuoi perchè le attrici e gli attori, per non parlare dei loro agenti, sviluppavano un affetto quasi insano per il mio lavoro e per me, avevo alle spalle quattro o cinque serie teenage, dove a fatica ma con soddisfazione avevo tolto l'idea di far indossare solo le uniformi scolastiche.

Da poco mi avevano offerto di seguire un nuovo progetto in Thailandia, un tipo di serie emergente ed estremamente low budget chiamata Boys Love o meglio BL.

Tornai in italia alla ricerca di idee e mentre mi trovavo a Sanremo per vestire un paio di cantanti per un festival della musica Italiana, mi fu offerto di passare un pomeriggio di relax al Casinò, giusto per distrarmi un pò!

Non amo molto questi ambienti dove ci si gioca delle fortune,non che mi manchino i soldi anzi posso dire che ho saputo giocare bene le mie carte; a soli ventitré anni avrei potuto passare i prossimi dieci viaggiando, vestendo firmato e alloggiando in case e non in monolocali, ma non mi piacciono gli eccessi né le giornate noiose.

Quel pomeriggio, in cui ero un alcuni conoscenti che lavorano nel mio settore con i quali ero a contatto durante il festival, non amici ma conoscenti, anche se non lo sapevo, la mia vita professionale non sarebbe stata più la stessa.

Marylù

Entrai al casinò di Sanremo un pò scettica, non sono un tipo a cui piacciono i numeri, le probabilità, e il rischio, ma quell'edificio era magnifico.

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