35 CAPITOLO

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SCARLETT'S POV

Sentirlo finalmente aprirsi mi riempì l'anima, potrebbe essere considerato un gesto di confidenza per alcuni, per altri perfino banale, ma per lui no.

Mi rendevo conto di quanto avesse dovuto sopportare durante il corso della sua vita, non aveva mai conosciuto sua madre e suo padre era da poco venuto a mancare, mi consideravo estremamente fortunata di essere stata l'unica a sentire la sua storia uscire proprio dalle sue di labbra, e non dai pettegolezzi della gente.

All'inizio credetti davvero che mi avesse solamente usata e che il nostro patto era per lui stato solo un modo di contrattarmi, mi sentii estremamente ferita perchè essendo stata la mia prima volta avrei preferito che non fosse stata una delle solite per lui.

Eppure me la godetti a pieno, non mi ero mai sentita in quel modo in vita mia, e ora temevo che questa esperienza mi abbia legato ancora di più a Tom, temevo di non essere più in grado di lasciarlo andare.

Dopo aver ascoltato la sua storia mi avvicinai e lo baciai come per ringraziarlo della sua fiducia, era stato un bacio casto, non impetuoso e passionale come i soliti che ci scambiavamo, ma pur sempre pieno di emozioni.

Quando il bacio finì mi scorsi verso il comodino per controllare l'ora dal piccolo orologio di legno intagliato a forma di diamante, in quella casa regnavano la ricchezza e l'ordine, era proprio il contrario di casa mia.

Notai con stupore che era già mezzanotte passata e che saremmo dovuti essere a letto da un pezzo se la mattina seguente avevamo intenzione di alzarci ed escogitare un piano veloce per trovare la collana.

Senza nemmeno chiedere il permesso mi sdraiai nella parte sinistra dell'enorme letto di Tom, che nel frattempo si era rivestito di un paio di boxer puliti e si era sistemato nella parte destra, intento a fissare un punto impreciso al di fuori della finestra.

Mi girai sul fianco sinistro e, augurando una buonanotte al complesso ragazzo che mi ritrovavo accanto, socchiusi gli occhi per permettere al mio cervello di riposare un po'.

Non dovetti aspettare troppo prima si sentire un forte braccio circondarmi la vita e trascinarmi all'indietro fino a sbattere la schiena contro a un solido petto.

Se di certo il caro Tom non era bravo a parole i suoi gesti sembravano raccontare un intero romanzo.

«Puoi fidarti di me Tom, da oggi e per sempre»

Percepii la stretta del braccio aumentare lievemente, mentre un mano iniziava ad accarezzarmi i capelli,

«lo so lucertolina, lo so. Ora dormi che sei sfinita»

Non ebbi il bisogno di sentirmi dire che potevo fidarmi a mia volta, Tom non regalava inutili parole bensì fatti, che consideravo ancora più importanti perchè si potevano sentire, vedere, toccare e percepire con ogni cellula del mio corpo.

Ascoltando il suo consiglio mi addormentai in fretta, ma ahimè la serata sarebbe stata ancora molto lunga.

Una presenza, mi stava toccando i capelli, poi la fronte, ora mi scuoteva violentemente il braccio e mi tirava fuori dal letto. Aprii gli occhi per vedere chi stesse cercando di trascinarmi via ma non trovai nessuno. Sgusciai fuori dal letto vuoto e mi guardai intorno, ricordai immediatamente di trovarmi nella camera di Tom, ma di lui non c'era traccia, possibile che fosse stato lui a svegliarmi? 

Iniziai a girovagare per la stanza, ma mi sentii strana: il corpo non mi apparteneva più e sembrava muoversi da solo, la mente era impazzita e si ribellava al guscio dentro cui era chiusa, che ora pareva comandato come una marionetta.

Che cosa mi stava succedendo?

Sentii un urlo forte e chiaro provenire dall'altro lato della grossa porta in legno massiccio ora chiusa.

Il timbro della voce era a me sconosciuto, eppure c'era qualcosa di familiare, qualcosa che mi attraeva e mi invitava a seguirlo.

I piedi da soli cominciarono a muoversi, e uno davanti all'altro mi portarono di fronte alla grande porta, la mia mano destra raggiunse la maniglia d'argento, e la abbassò.

Un uomo di considerevole altezza e di corporatura massiccia mi si fiondò addosso, prendendomi per la gola mi spinse contro il letto e aumentò la presa.

Non lo riconobbi, nonostante alcuni dei suoi lineamenti sembrarono fin troppo familiari.

Stavo perdendo il fiato e l'ossigeno sembrava non bastare ai miei poveri polmoni, per quanto ancora sarebbe durata questa tortura?                                                         

Quando la vista divenne nera e i muscoli pesanti capii che era arrivato il mio momento.

Mi svegliai di colpo, e scesi dal letto con una velocità fulminea, mi preparai a dover affrontare qualcuno ma la stanza sembrava fin troppo calma, perfino Tom era tornato a letto e dormiva come un tasso rispetto al suo solito sonno leggero.

Allora capii che era stato tutto uno dei miei soliti incubi, solo un comune incubo.

Mi toccai leggermente la gola e mi spaventai quando la sentii bruciare, proprio come se qualcuno l'avesse stretta con forza fino a poco tempo prima.

Mi rassegnai al sonno e uscii dalla camera senza fare rumore, dovevo bere assolutamente un bicchiere d'acqua, in fondo poteva essere semplicemente un banale mal di gola invernale.

Per mia fortuna dalle tante vetrate entrava abbastanza luce lunare da permettermi di non perdermi per quell'immensa villa composta da chissà quanti piani.

Scesi in salotto e aprii un porticina che mi portò esattamente dove volevo andare.

Non c'era da stupirsi che perfino quella fosse perfino più grande del mio dormitorio ad Hogwarts.

Senza fare caso all'arredamento mi avvicinai ad uno scaffale e aprii l'anta per trovare un bicchiere, i primi tentativi fallirono perchè tutti gli spazi sembrarono essere vuoti,

ma alla quarta anta che aprii finalmente trovai un bicchiere, perfino quello ampiamente decorato e rifinito in materiali che probabilmente non sarei nemmeno stata in grado di elencare.

Aprii il rubinetto e lasciai scorrere l'acqua per qualche secondo per poi riempire il bicchiere, mentre assaporavo l'insapore e incolore bevanda dissetante mi concessi del tempo per ammirare l'arredamento,

come immaginai non ci capii più di tanto ma mi congratulai mentalmente con chiunque avesse progettato quella villa incredibilmente grande.

Notai che su una parete era appeso un piccolo specchietto rotondo, circondato da una cornice di ceramica, decorata con dei fiorellini colorati.

Mi avvicinai, e dopo aver esaminato attentamente il mio riflesso non riuscii più a mandare giù il goccio d'acqua che avevo in bocca.

Sulla mia gola c'era il segno di cinque dita, questo voleva dire che...

Una mano mi prese per la spalla e mi girò violentemente, facendomi sbattere la schiena contro il muro.

Lo stesso uomo che avevo visto nel mio incubo stava fluttuando davanti a me mentre mi guardava con un aria omicida,

cercai di urlare ma l'acqua mi andò di traverso e alla fine riuscii solo a tossire,

mi divincolai e corsi verso la porta, che però trovai chiusa a chiave.

A quel punto temetti per la seconda volta nella mia vita che sarei potuta morire, ma mi dovetti ricredere.

«E' stato lui a farti quello al braccio?»

Con la schiena appoggiata al muro, e un braccio teso con in mano un bicchiere- come se potesse servire a qualcosa per difendermi- verso quello che sembrava essere un fantasma cercai di ricompormi e risposi.

«Che cosa stai dicendo?»

«Permettimi di presentarmi, mi chiamo Tom Riddle Senior»

Quello era il padre di Tom, o meglio il suo fantasma, ma cosa ci faceva li?

«Precisamente un anno fa, la sera del 31 Dicembre, sono stato assassinato in questa cucina»

Why Me? |Tom RiddleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora