Capitolo 14

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                                       Martin

Non sapevo che la ragazzina potesse improvvisarsi chef, ma non è per nulla male questo risotto.
E’ da quando sono entrato che lei sta guardando altrove con le guance appena arrossate; cosa le prende ora?
Per spezzare il silenzio, provo a cominciare una conversazione.
“Dove sono le tue cuffie ora, le hai perse, imbranata?” le dico trattenendo a stento una risata al suo sguardo.
“No, sono addosso a te dopo un volo di 5 metri se non la smetti” risponde a caldo.
Stavolta non posso fare a meno di ridacchiare piano.
Inutile dire che mi guarda ancora peggio ora.
“Voglio vedere se riderai ancora quando ti staccherò le corde vocali” mormora stizzita.
“Prego? Non ho sentito” replico
“Che vado a riempire la bottiglia con dell’acqua fresca, è quasi completamente vuota”. Lancio un’occhiata alla bottiglia e vedo che è ancora piena per metà.
Torno a guardare Eden in faccia, e ha lo sguardo da ‘prova-a-smentirmi-e-stavolta-ti-uccido-davvero’; si alza e si dirige verso il lavello.
Riprendiamo a mangiare e mi perdo a fissare le sue mani dalle dita così affusolate e il suo polso a dir poco minuscolo.
Quando alza lo sguardo dal piatto, mi guarda con uno sguardo a metà tra il perso e il confuso.

                                                                      *

Eden

Alzo lo sguardo dal piatto ormai quasi vuoto e lo sorprendo a fissarmi le mani.
‘Perché una persona dovrebbe fissare le mani di un’altra? Sono comuni mani, come tutti hanno!’.
Appena si accorge del mio sguardo confuso, mi ritrovo i suoi occhi che entrano in collisione coi miei. Mi perdo ad osservare le screziature di verde e castano visibili anche da un miglio. Studio per qualche secondo il suo volto; ha il naso dritto e non eccessivamente lungo, proprio come piace a me e labbra sottili e pallide. ‘Come si fa a nascere così perfetti? Sembra una delle divinità greche di cui leggo racconti’ . Mi rendo conto solo dopo dei miei pensieri e di come lo stavo guardando; ‘Che mi succede?’ . Bevo un sorso d’acqua ma mi soffoco, si può essere così stupidi!? Martin si affretta a chiedermi se ho bisogno d’aiuto ma io nego con la testa mentre continuo a tossire. Alla fine sparecchia lui al posto mio e quando ha finito mi pone una domanda piuttosto insolita;
“Vuoi guardare un film?”. Prendo in seria considerazione la proposta, ma sono le 22 e domani ho il primo giorno di lezioni ad Harvard.
“No mi dispiace, domani è il mio primo giorno ad Harvard, scusami ta-”
“Si si capito, tutto chiaro” risponde apatico.
Mi lancia un’ultima occhiata prima di annunciare “Ora vado a casa, ci vediamo in giro imbranata” e con ciò mi pianta in asso da sola. Ma in fondo so che nessuno vorrebbe mai stare vicino a me, nessuno sceglierebbe mai me in una stanza piena di persone, o peggio neanche mi cercherebbe o noterebbe.
Solo una persona l’avrebbe fatto…
Sento una lacrima scorrermi lungo il viso, e corro verso la mia postazione: basta, voglio solo svuotare la mente… eppure perché quando sono con Martin non ne sento mai la necessità?

Flooded Hearts: at the bottom of the lakeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora