Capitolo 6

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Martin

Mi siedo di fronte a lei. Non so cosa mi abbia spinto a non ignorarla, forse semplicemente la pietà. Vederla là, sola, infreddolita e traumatizzata non fa sembrare ciò che ho fatto come un atto di gentilezza. Lei mi fissa a metà tra lo stralunata, come se non capisse perché ho fatto ciò che ho fatto, e la rabbia, come se non mi stava per pregare per un passaggio a casa; ok, forse non l’ho  proprio portata a casa, ma ho il turno di lavoro, che si accontenti, preferiva stare sotto alla pioggia a pregare sconosciuti perché abbiano pietà?
E’ il suo primo giorno qua, già fa solo figure di merda, manca solo che si rovini ancora di più la reputazione per una serie di sfortunate coincidenze.
“Vuoi qualcosa da bere o da mangiare, imbranata?” le chiedo.
Lei si affretta a scuotere febbrilmente la testa, e mi metterei a ridere se non fosse che questa sarebbe capace di tirarmi un pugno in pieno volto da un momento all’altro.
Tiro fuori un foglietto e una penna con il suo sguardo ancora puntato addosso e le scrivo il mio numero di telefono. Lei mi fissa stranita.
“Per qualsiasi cosa, questo è il mio numero, ma sappi che se mi lancerai ancora una volta le cuffie addosso, potrei bloccarti” la minaccio ridendo mentalmente di fronte alle sue guance che si accendono dall’ira.
“Grazie, ma non ho bisogno del babysitter di turno”.
In un certo senso offeso, indosso una maschera d’apatia, mi alzo, le rispondo con un semplice “Okay”, e torno al lavoro.

Flooded Hearts: at the bottom of the lakeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora