Aurelius e Alexander

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Dopo questa breve corsa contro il tempo, i tre ragazzi fecero i conti con le conseguenze. Il respiro era corto e pesante, e questo fattore stuzzicava le fantasie del negoziante. Tuttavia, per Zheng e Ryota era più semplice rivedere un tratto di strada, dalla prigione avevano più privilegi di Makisae, infatti lei sembrava leggermente spaesata.
I suoi occhi volteggiavano inferociti come se cercassero di memorizzare i dettagli dell’emporio, tra gli scaffali e la scrivania.
Rimessi i piedi per terra, i due fratelli fecero sedere la ragazza su una poltrona del negozio, cercando di proteggerla da eventuali sorprese, nonostante volessero farle conoscere l'intero pianeta.
“C'è qualcuno?” Chiese Ryota, scompigliando i suoi capelli.
“Avete letto il cartello fuori alla porta? Il negozio è chiuso.” Una voce che proveniva da un bancone di legno scuro risuonò all'interno della stanza.
Su quel pezzo di antiquariato vi erano una cassa verdognola, sempre composta da un materiale legnoso, quello che però cadeva all'occhio era il tappetino dorato sulla quale poggiava. Entrambi i gemelli si chiesero quanto ricco potesse essere il negoziante.
Nonostante l'entrata frenetica dei ragazzi, mantenne il suo controllo e si voltò solamente per rispondere.
Aveva un aspetto trasandato, indossava degli indumenti poveri e che gli davano un senso quasi medievale, con quella folta barba bianca che toccava quasi il bancone. Dietro di lui sbucava qualcosa di magico, una nube di fumo bianco che lo avvolgeva misteriosamente, ma il suo volto era ben più che nitido.
“Oh Signore! Mi perdoni! La ragazza ha bisogno di un po' d'acqua, è un po' pallida!” Disse poi l'anziano, per poi camminare frettolosamente dietro di lui, recuperando una brocca d'acqua, in modo da servirne un bicchiere a Makisae.
“Uhm… nonostante l'età avanzata sembra essere ancora rapido nei movimenti. Non è da tutti.” Disse Ryota, complimentandosi con l'anziano.
“La ringrazio giovanotto. State cercando qualcosa?” Chiese l'anziano, posando il bicchiere alla ragazza.
“Nulla in particolare. Vede, stiamo cercando delle informazioni.” Disse Zheng, lasciando di soppiatto il negoziante.
“Oh… capisco. Penso che voi siate nel posto giusto, non c'è cosa che Aurelius non sappia.” Disse l'anziano, con un tono persuasivo.
“Aurelius… è il suo nome?” Chiese Ryota, sollevando il sopracciglio.
“Esattamente, giovanotto. Dunque, ripeto, cosa cercate?” Rispose Aurelius, che nel frattempo aggirava il bancone per sistemare la brocca dell’acqua in una mensola.
“Devo essere sincero, è un po' difficile da spiegare. In breve, cerchiamo di lasciare il paese il prima possibile.” Si fece avanti Ryota.
La risposta del ragazzo insospettì il negoziante, a tal punto da mettere a tacere quella parlantina aulica che prima aveva. Aurelius guardava i tre, analizzando quantomeno il modo di vestirsi, come se fossero degli estranei, ma ben presto capì che erano degli ex prigionieri.
“E perché mai dovreste lasciare questo paese?” Domandò l'anziano, avanzando i sospetti nei loro confronti.
“Vede, vorremmo fuggire per cominciare con una nuova vita.” Intervenne Zheng nel discorso.
“So per certo che quegli indumenti vengono indossati dai prigionieri. Voi altri, lo eravate? Dei prigionieri?” Chiese con molta ansia il negoziante, abbassando lo sguardo.
“Su, padre! Non vorrai mica lasciarli con l'amaro in bocca?” Un'altra voce si sovrappose alla conversazione, proveniva da un angolo remoto del negozio.
Due tendine scure nascondevano l'interno, e quella voce profonda veniva certamente da lì.
“Oh, Zephyr caro. Sarei incoerente ad abbandonarli al proprio destino, soprattutto dopo aver aiutato te.” Rispose Aurelius con un tono accattivante, quasi come se volesse rimproverarlo per qualcosa.
A quel punto, un uomo con un mantello nero sbucò da quelle tendine, e pareva avere uno sguardo privo di un’anima, perso nell’apatia.
Il suo aspetto era molto ambiguo, dava sicuramente meno fiducia di quello di Aurelius, però sembrava più propenso a collaborare.
“Ho sentito tutto. Ho sentito che cercate un posto in cui andare ma, ahimè, oltre a Likeng, non esiste alcun posto sicuro.” Puntualizzò l'uomo misterioso, sfidando con lo sguardo Aurelius.
“Alexander, è meglio che stai alla larga da questi ragazzi. Non puoi neanche pensare di poter rubare l'anima a uno di loro.” Il negoziante d'un tratto sembrava essere meno gentile, continuava a fissare negli occhi l'uomo dal mantello nero.
“Odio quel nome, quante volte ti ho detto di non pronunciarlo davanti ai clienti?” Zephyr sembrava avvicinarsi minacciosamente verso Aurelius, ma venne bloccato dal braccio di Zheng.
“Siamo venuti fino a qui per una informazione. Non abbiamo tempo per assistere a questo litigio.” Disse, arretrando poi il braccio.
“Oltre questo quartiere ci sarebbe un’uscita. Vi consiglierei di partire per il Giappone, ma da quelle parti è complicato sopravvivere per tre ragazzi giovani come voi.” Disse Aurelius, posando l'attenzione sui tre.
Zephyr, invece, aveva notato qualcosa di insolito in Makisae, la vedeva assorta tra i pensieri, con la testa fra le nuvole, sorridente.
Aveva capito che la sua anima era pura come quella di una bambina innocente.
Il suo desiderio di avere una nuova anima aumentava dentro di sé, però non aveva il tempo per farla sparire dal negozio.
“Per partire vi serviranno certamente dei soldi. La ragazza è in vendita?” Chiese Zephyr, facendo apparire sopra uno dei suoi palmi della mano un piccolo sacco pieno di monete, facendo apparire ingenuamente la sua natura da stregone.
La reazione dei fratelli era un misto tra la rabbia e il disgusto, mentre Makisae sembrava imbambolata nell’ascoltare qualcosa.

La profezia del Basilisco OscuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora