Il viaggio in treno

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“Padre, dove hai preso questo carillon?” Chiese Alexander, mentre Makisae continuava a maneggiarlo.
“Penso di averlo trovato in uno dei miei viaggi nei gironi infernali.” Affermò Aurelius, con quella leggera espressione di gelosia che stava prendendo il sopravvento.
“La ragazza. Come si chiama?” Domandò Zephyr a Ryota, puntando il dito alla giovane.
“Makisae.” Rispose subito il ragazzo.
Tutto d'un fiato, l'atmosfera nel negozio sembrava cambiare pian piano, gli occhi spalancati e sorpresi dello stregone fermavano il tempo per qualche istante, nel frattempo i due gemelli percepivano come se tutto stesse cambiando da quel momento.
La frenesia di Zephyr lo portò a racimolare qualcosa da dietro la tenda che nascondeva l'interno del negozio, lasciando Aurelius, Zheng e Ryota confusi, e Makisae ancora focalizzata sulla melodia del carillon, nella sala d'ingresso.
Tornò, raccogliendo le due tendine con una mano e spostandole per creare un percorso sul quale camminare. Con l'altra mano teneva una valigia vecchissima, di color marrone e rattoppata con delle stoffe colorate.
“Io ho un sospetto.” Esordì lo stregone. “E se non posso acquistare quella ragazza, la porterò dritta dove ritengo opportuno portarla. Al Santuario di Surin, in Thailandia.”
Sembrava ironico, ma in realtà la sua intenzione era seria, prese rapidamente delle giacchette leggere in juta e le fece indossare ai due fratelli, pregandoli per metterle.
Nonostante i primi no dei due alla fine cedettero, mentre con la ragazza non c'era neanche il bisogno di chiederlo, era così tanto distratta dal cimelio di famiglia che bastava alzarle le braccia e farglielo indossare.
“Padre, mi dispiace abbandonarti in questo modo, ma se è come penso che sia, forse è meglio partire subito e adesso.” Disse poi ad Aurelius, il quale cambiò espressione un'ultima volta, e senza dire una parola fece un cenno positivo con la testa.
La magia dello stregone Alexander li portò in un battibaleno fuori da Likeng, il paese in cui è nata Makisae, facendo un passo dentro un piccolo sentiero dietro l’emporio di Aurelius. Era semplice uscire dal paese per chi usa la magia, però dove sarebbero andati?
Quel pomeriggio si misero seduti a una fermata di un treno, e anche se la curiosità dei gemelli era tanta il silenzio reggeva il gioco dello stregone, come se avesse chiuso un piccolo segreto all'interno di una cassaforte gigante.
Così Makisae e i gemelli furono accompagnati dallo stregone alla stazione più vicina, superando il limite posto dal velo protettivo del paese di Likeng, lasciando definitivamente alle spalle il passato della prigionia. Da qui in poi, i ragazzi guardavano i nuovi paesaggi che ai loro occhi si mostravano ogni passo verso il santuario di Surin, in Thailandia.
Makisae era la più colpita nello scoprire tutte le cose che durante l’infanzia non ebbe modo di vedere, nonostante questo la sua attenzione nei confronti del carillon era certamente impossibile da spostare, neanche le rosse e veloci locomotive a vapore della stazione riuscirono a frenare la sua passione per quella melodia.
“Da quanto tempo non vede il cielo?” Chiese Zephyr rivolgendosi ai due fratelli, notando nella ragazze delle stranezze che non capiva.
“Essendo stata rinchiusa sin da bambina, credo non abbia mai visto il cielo da allora, se non in piccoli scorci dalle finestre.” Spiegò Ryota sottovoce, in modo tale da non farsi sentire dalla ragazza.
“Mh, capisco. Perciò avete fatto evadere di prigione una persone che non avete avuto modo di conoscere.” Sussultò lo stregone.
“Penso lei si meriti la libertà tanto quanto la meritino gli altri. Basta osservarla per un pò soltanto adesso. Quell’immensa ingenuità…” Affermò Ryota, discutendo con Zephyr.
“Beh, finiamola. Sta arrivando il treno, muoviamoci. Pensaci tu a rovinarle la festa.” Disse alzandosi dalla panchina sulla quale era seduto.
Ryota seguì le indicazioni dello stregone, avvicinandosi discretamente alla ragazza senza invadere i suoi spazi fantasiosi, ma vedendo sè stesso riflesso in lei decise solo stringerle la mano e trascinarla silenziosamente dentro il treno.
Alla fine, il treno sbuffò all’arrivo, e una nuvola di fumo nero prese vita per ampliarsi in cielo. Insieme a Zephyr, i tre entrarono in un vagone del treno diretto per la Thailandia, sarebbero bastate poche ore per arrivare alla destinazione, ma la curiosità di Makisae non si placò.
“Cosa era quella nuvola?” Chiese con un fare da bambina allo stregone.
“Intendi quella sopra al treno?” Cercò di capire Zephyr prima di risponderle, mentre la ragazza annuiva e muoveva le gambe avanti e indietro.
“Non saprei come spiegarlo bene, ma vediamo. Quando il carbone brucia, il fumo attraversa una canna fumaria e finisce per essere espulso dal treno, in modo da non trattenerlo all’interno. Così l’energia alimenta il veicolo e possiamo guidarlo sulle rotaie.” Spiegò Zephyr.
“E il fumo nero finisce in cielo?” Chiese Makisae con una smorfia.
“Credo di sì.”
“E se poi il cielo diventa nero?” Ipotizzò la ragazza, facendo ridere lo stregone.

La profezia del Basilisco OscuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora