La Ninfa dell'acqua

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La squadra non ebbe così altra scelta che accettare il consiglio di Alexander, appena autoproclamatosi leader del gruppo. Uscirono dalla casetta di legno di Freya dall’ingresso con una convinzione che prima non avevano, soprattutto guardando Makisae impugnare la spada di Kurikara unita alla lama della Gravis Balisarda.
La ragazza seguiva le orme dei gemelli, che a loro volta seguivano Alexander, Zeke e Astrid, quest’ultima li portava nel fiordo dove, ormai una settimana fa, vide quel mare di serpenti transitare sulla superficie del fiume.
Uscirono dalla foresta magica, che di magica adesso aveva ben poco, dato che con la presunta morte della dea cessò anche la barriera che la delineava, e si ritrovarono a percorrere un sentiero tracciato dai passi di Astrid e da dei piccoli solchi nel terreno dovuti allo strisciare dei serpenti.

Arrivati quasi a metà del percorso, l’aria si fece più silenziosa e tetra, i serpenti erano sempre meno, e Astrid si bloccò un secondo.
“Che succede?” Chiese Zeke, fermandosi di colpo e facendo sbattere Zheng addosso alla sua schiena. L’erborista si scusò un attimo più tardi, mentre ascoltava cosa aveva da dire Astrid.
“C’è qualcosa di strano. Un bivio. Vedete?” Spiegò la ragazzina, indicando il sentiero.
Il percorso che stavano seguendo si era diviso in due strade, una portava al fiordo, l’altra invece nella zona dell’acquedotto dove Freya ricavava l’acqua.
“Se andate dritti trovate il fiordo. Io proseguo da quest’altra parte, vi raggiungerò dopo.” Disse Astrid, acciuffando con una mano una corrente di vento per trascinare il suo corpo tramite essa e facendo più veloce.
“Sentite, vado con lei. Non si sa mai.” Disse Zeke, posando il suo zainetto per terra per cercare qualcosa all’interno.
“Vado anche io con lui.” Disse Ryota, guardando negli occhi di Zheng per infondergli fiducia. “Sarò più utile lì che qui.” Concluse. Zephyr annuì con la testa.
Ezequiel estrasse delle pozioni curative e degli spray in grado di amplificare le doti fisiche, donandone una Makisae e l’altra a Zheng, sebbene lui sperava non ne avessero bisogno, i ragazzi accettarono sorridendo e agganciandole alle loro cinture che tenevano stretti i pantaloni.
A questo punto del tragitto, la squadra si era divisa a metà. Zeke e Ryota cercavano Astrid all’interno della foresta fitta, che portava all’acquedotto, mentre Alexander si addentrava, insieme a Makisae e Zheng, nei pressi del fiordo.

Astrid era arrivata alla zona dell’acquedotto, non notava nulla di strano, ma le orme sul suolo erano ben evidenti. Qualcuno era stato in questo luogo in precedenza, esattamente qualche istante prima che il gruppo si mise in viaggio.
Si accovacciò in attesa di qualche movimento brusco da parte di qualcuno, dietro un cespuglio, in modo tale da non diventare lei stessa una appetibile preda.
Sentì in lontananza dei passi, ma riconobbe che fossero di Ryota e Zeke, in quanto memorizzò con attenzione il rumore dei passi dei suoi compagni, come una vera professionista. In verità, è una cosa che le aveva insegnato Freya da piccola, mentre giocavano a nascondino.
“Astrid.” Bisbigliò Zeke, indicandola.
“Perché sei venuta fin qui?” Le domandò Ryota.
La ragazza puntò il dito indice verso l’acquedotto, ma ben presto se ne pentì. Zeke era un collezionista di rari oggetti introvabili, e i suoi cominciarono ad illuminarsi nel vedere delle gusci e delle conchiglie preistoriche. In men che non si dica, si fiondò di corsa a recuperarle.
Ezequiel se ne fregò delle reazioni contraddette di Ryota e Astrid, che non si mossero di un millimetro da quel cespuglio, mentre l’erborista era ormai sul bordo della struttura in pietra sulla quale scorreva l’acqua.
Immerse le mani all’interno, cercando di afferrare quante più possibili conchiglie e gusci, che si erano depositati sul fondo della struttura. I due a distanza continuavano a rimanere vigili, seppur preoccupati per Zeke, osservando dal cespuglio cosa accadesse.
Dopodiché, un rumore di sottofondo risuonò nelle orecchie dei tre, come se l’acqua dell’acquedotto stesse parlando. Zeke fece un balzo indietro, discostandosi immediatamente dal rombo di suono feroce che l’acqua stava emettendo, poi, impaurito, cercò di gettare gli oggetti raccolti alla rinfusa dentro il suo zaino.
L’acqua si stava via via ritirandosi in un unico punto, da cui presto si sarebbe generato un incredibile corpo trasparente che diventava celeste grazie al riflesso dei raggi solari.
Si aprirono persino gli occhi di quella creatura, perché persona non poteva essera. Prendevano un colore indaco intenso, avvolti da dei capelli bianchi come la neve, adornati da una corona di fiori pervinca. Le sue labbra inizialmente non sembravano volersi muovere, e la sua espressione non era affatto misteriosa.
“Avete richiesto il mio aiuto?” Interrogò i tre, osservando prima Zeke e poi gli altri due più lontani.
Non ci fu una risposta, anzi la creatura sembrava essere attratta da tutt’altro. Si voltò in direzione del fiordo, corrugando le sopracciglia in viso.
“Avete fatto resuscitare il Basilisco Oscuro?” Chiese la creatura, allargando le braccia.
I volti dei ragazzi davano un esito negativo a quella domanda, così essa spinse le sue dita per afferrare Astrid e Ryota, stringendoli al petto per trascinarli verso di lei, poi afferrò anche Zeke, che con un riflesso recuperò lo zaino che stava per cadere dalle sue stesse braccia. Un po’ terrorizzati dalla creatura, venivano quasi messi con le spalle al muro, in quanto non c’era modo di contrattaccare.
“Io sono Lavinia. La ninfa dell’acqua. Ed è chiaro voi non siate gli artefici della resurrezione della profezia, ma sarete miei ostaggi e vi porterò direttamente alla sua tomba.” Concluse la creatura, rientrando dentro lo scivolo d’acqua per poi trasformarsi nuovamente in acqua. Con la sua forte corrente, manipolata dalla sua mente, li portò tutti e tre al fiordo, tramite l’acquedotto che rilasciava l’acqua proprio sul fondo del letto del fiume.

Nel frattempo, Zephyr e gli altri si imbattevano nel percorso verso il fiordo, arrivando prima di Lavinia e i compagni di squadra. Riuscì a far calare sia Makisae che Zheng in quella pozza di liquido divenuto nero, con i piedi impantanati nell’acqua fangosa, scoprirono che le serpi sulla superficie erano innocue.
I tre ragazzi che rimasero sul fiume, tentavano di colpire con dei bastoni di legno la superficie dell’acqua, in modo da far allontanare i serpenti e raccoglierli in diverse zone, ritenendo con questo metodo di rinvenire prima il sarcofago della Regina dei draghi.

La profezia del Basilisco OscuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora