La Foresta Magica di Freya

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Era ormai deciso che sarebbero partiti per la Finlandia appena tutti erano pronti, anche se Haoyu provò a ogni costo a far ragionare Zephyr, lo stregone ormai si era messo nella testa di partire usando il suo tappeto volante.
“Decisione ai voti?” Domandò Alexander, sapendo già di avere a suo favore quello dei ragazzi e di Astrid, che si era leggermente defilata a causa della nostalgia per sua madre.
“Avresti perso comunque Haoyu, non farne una cosa personale.” Disse Zeke, sedendosi sul tappeto.
Haoyu con gesto di stizza si girò a guardare Jin e Chen, notando in loro delle espressioni sia preoccupate che speranzose, si affidavano a Alexander per il tutto e per tutto.
“Bene, allacciate le cinture.” Disse Zephyr prima di partire a tutto gas.
“Non dimentichi qualcosa?” Domandò Ryota, indicando la mappa tra le mani di Haoyu.
“Eh. Se quell’erettofilo me la consegnasse, ne sarei davvero felice.” Disse scherzando.
Allora Haoyu si avvicinò con un muso lungo verso lo stregone e gli consegnò la mappa stilata dalla mente di Somsak. Non solo Jin doveva avere fiducia in Alexander, ma anche nel cartografo e in Makisae, tutte incognite che insieme formavano un puzzle con tasselli mancanti e frastagliati.

Con la mappa tra le mani di Zephyr, il suo tappeto volante iniziò a fluttuare a mezz’aria, creando come una superficie che somigliava a un pavimento che si sollevava da terra, pronto a seguire le indicazioni del pilota.
“Bisogna solo seguire il tragitto tracciato con la penna blu. Facile.” Pensò tra sé e sé lo stregone.

E così, per un totale di quindici ore e venti minuti, i ragazzi sopra il tappeto volante sorvolarono grandissime distese di natura inesplorata, tra campi e boschi, fotografando con i loro occhi piccole parti di mondo e panorami mozzafiati, chiacchierando tra di loro raccontando qualcosa l’uno all’altro della loro vita passata. Soprattutto Alexander e Ezequiel, i più anziani del gruppo, avevano logicamente qualcosa da raccontare in più rispetto ai ragazzini, che ascoltarono con piacere le loro storie e i loro sbagli giovanili.
Il verde che si intravedeva da lassù si alternava a qualche città, anche se non riuscivano a riconoscerle si limitavano a immaginare una vita normale al di fuori dei propri poteri. Eppure, un velo di malinconia coprì le loro teste quando, riflettendoci su, pensarono che questo fantastico mondo visto dall’alto poteva finire se non avessero provato a salvarlo. Le loro conversazioni rimasero su quel tappeto volante, attutite dalla stoffa magica dalla quale era ricoperto, in modo che il viaggio per i presenti durasse molto poco.

“Eccoci qui.” Disse Astrid, indicando con un dito una folta coltre di neve perenne, che copriva molto probabilmente un verde prato rigoglioso, e quindi dando inizio alle feste.
Erano entrati nel territorio finlandese, dove il freddo si attenuava pian piano per adattarsi alla pelle dei ragazzi, ma lasciava dei brividi lungo la schiena. Il paesaggio d’altronde sembrava fresco e colorato, anche se il bianco della neve era un pugno nell’occhio poiché ce n’era veramente ovunque.
Era arrivato il momento di scendere, Zephyr fece una manovra strana in cui il tappeto cadde come in picchiata a mo’ di montagna russa, riuscendo a far urlare persino Makisae. Si erano ritrovati proprio di fronte al cerchio di alberi che delineava la foresta magica di Freya, la quale aspettava già la figlia nel suo giardino.
Non si vedeva né la dea della bellezza né una casa al di fuori di quel cerchio, ma dall’interno si poteva vedere cosa accadeva dietro, un po’ come l’incantesimo che Zephyr ha usato per nascondere la loro presenza per viaggiare con il suo tappeto volante.
“Mamma!” Gridò a tutta voce Astrid, cercando di acchiappare l’attenzione della dea Freya, chiusa nella sua foresta magica.
La ragazza oltrepassò il limite posto proprio dalla strega Vanir per barricarsi all’interno della sua casa.
“Già di ritorno, Astrid?” Domandò Freya, un po’ confusa dalla voce della figlia, che le stava venendo incontro per abbracciarla. Dire che la ragazza rimase un po’ male per il poco entusiasmo della madre era poco, ma l'incantatrice la accolse a braccia aperte mentre qualche lacrimuccia cadeva sul suo corsetto di pelle color granata.
“Mamma, ho dei nuovi amici da farti conoscere.” Raccontò immediatamente Astrid.
“Possono attraversare tranquillamente. Se ti fidi di loro, anche io mi fiderò.” Affermò sorridente la madre.

I ragazzi seguivano Alexander che si era messo come apri fila del gruppo, mentre Ezequiel chiudeva la fila indiana che si era creata per entrare nella foresta magica.
Freya li osservò da lontano, chiedendo loro di avvicinarsi. Seppur timidamente, la squadra composta dai cinque riuscì a dimenarsi dai primi blocchi mentali, quali il terrore di sbagliare con una dea molto potente.
La porta della casa di Freya era l’ultimo ostacolo da superare per iniziare la vera e propria missione, con la speranza che la dea capisse quali intenzioni avesse il gruppo.
“Siete arrivati fin qui sotto consiglio di Astrid, non è così?” Disse Freya,vedendoli entrare tremanti nella sua casa, girata di spalle mentre tentava di trovare dei bicchieri da offrire agli ospiti.
“Sì mamma, è così.” Rispose la figlia, capendo che quella era una situazione complicata per i suoi amici.
Astrid era molto attaccata alla madre e, per questo, con lei era molto gentile e spontanea, invece con gli estranei risultava meno sciolta e più antipatica.
Alla fine, Freya versò dell’acqua appena riuscita a trovare i bicchieri, poi li poggiò sul tavolo a forma circolare, facendo accomodare Zephyr e gli altri.
“Quale vento ti porta qui, Alexander?” Chiese Freya, sorprendendo i presenti.
“Come fai a-” Non ebbe il tempo di finire la frase che la concluse proprio la dea “Sapere i vostri nomi? Sono una strega, come te guarda caso. Solo che utilizzo un tipo di magia diversa.” Chiarì Freya.
“Beh, ora sa della tua voce. È inutile che fingi di non averla.” Scherzò Astrid.
“Pensavo glielo chiedessi tu.” Puntualizzò Zephyr.
“Non sei tu il capo?” Domandò Astrid, rispondendo a tono.

Mentre Alexander cercava di fuggire dalla discussione con la ragazza, notò nella credenza una clessidra che stava per terminare la sua sabbia.
“La clessidra che stai guardando serve per tenere sott’occhio la profezia che state cercando di debellare.” Disse Freya, notando che lo stregone fissava proprio in quella direzione.
“Dato che loro fanno i timidi, mamma, te lo chiederò io. Ci serve una lama di una spada capace di disintegrare le maledizioni, perché il Maestro Lung Wei ci ha consigliato di unire all’elsa questo tipo di spada, dato che non si ritrova da tempo quella originale.” Spiegò la figlia.
“Ed è per questo motivo che sei tornata da me, Astrid?” Replicò Freya, guardando gli amici della sua secondogenita bere l’acqua che aveva offerto loro.

La profezia del Basilisco OscuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora