Il risveglio del Basilisco Oscuro

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Un mormorio di acqua cominciò a farsi sentire nei pressi del fiordo, dove Alexander e i due giovani ragazzi cercavano disperatamente la tomba del Basilisco. Pian piano, facendosi sempre più forte, lo stregone se ne accorse, spingendo via sia Zheng che Makisae da una particolare zona, notando un piccolo foro sul lato della montagnola erosa dall’acqua.
A quel punto, l’acqua sbucò imperterrita verso il fondale del letto del fiume, creando come uno scudo appenna toccato il liquido nero del fiordo. Per un attimo, grazie ai suoi riflessi, Zephyr riuscì a spostarsi in tempo poco prima dell’impatto, e a salvare anche i due ragazzi con lui.
“Tutto bene?” Domandò a loro. La domanda dello stregone ebbe una risposta positiva, anche se adesso si erano concentrati tutti e tre sul daffarsi.
L’acqua cristallina che si stava via via mescolando con il liquido nero del fiordo, man mano stava ritirandosi e riesumeva tre figure ben precise e familiari. Sotto la luce del sole, i corpi cominciarono a prendere i veri colori che li contraddistinguono. Erano Zeke, Astrid e Ryota, abbracciati da una coltre di acqua pulita, e adesso i tre ragazzi potevano tornare a respirare, sebbene l’aria di quel luogo si faceva tossica.

“Chi sono loro?” Chiese Lavinia, mostrando il suo aspetto anche a Zephyr e gli altri.
“Nostri amici.” Rispose Ryota, correndo verso Zheng, per poi stringerlo.
“Quindi avete mentito. Siete stati voi a riportare alla luce la profezia.” Presuppose Lavinia, ora con un tono poco pacifico.
“Scusa Zeke, ma questa creatura cos’è?” Sussurrò Alexander.
“Lei è la Ninfa dell’acqua, dice di chiamarsi Lavinia.” Replicò sottovoce allo stregone.
Alexander si sbigottì un secondo, poi prese la situazione in mano.
“Lavinia, giusto?” Chiese con gentilezza, avvicinandosi alla Ninfa. “Tu devi essere la sacra protettrice di questo fiordo. No, non siamo noi i colpevoli di questo.” Chiarì subito Zephyr, cercando di incutere fiducia.
“Il sarcofago si sta per aprire. Se davvero non siete stati voi, nel vostro gruppo ci deve essere chi può debellare la maledizione. Altrimenti, sarò costretta ad annegare il mondo tra le mie sconfinate acque.” Minacciò a distanza, Lavinia. Era chiaro che non scherzava, che era in grado e che aveva il coraggio di farlo, ma soprattutto che tra loro era la più forte dopo Makisae.

All’improvviso, l’atmosfera mutò. La vista dei presenti cominciò a restringere il campo visivo, come se una fitta nebbia grigia e sporca stesse diradandosi in lungo e in largo, a partire da un punto origine, posto proprio tra Lavinia e la squadra. I serpenti emergevano dall’acqua di color pece, infiltrandosi in quella che era una sorta di cupola nerastra che si stava generando rapidamente con il passare del tempo. Persino il vento cominciò a soffiare più forte e, soltanto grazie a una piccola parte dei suoi poteri, Astrid riuscì a bloccare quella zona dove tutto stava ormai sfoggiando il suo terrore, imprigionando l’aria e rendendola pesante attraverso il vapore intorno.
Il momento tanto atteso era ufficialmente arrivato, svelando la posizione esatta della sua tomba, il Basilisco Oscuro si stava risvegliando. L’oscurità si stava riprendendo tutta la paura e l’inquietudine che stava trasmettendo alla globo, sotto forma di bisce che strisciavano irrefrenabili verso il fiordo.
Non era più fattibile escogitare un piano, il tempo a disposizione era veramente poco, e chiunque lì non riusciva ad avere chiara la situazione a causa della nebbia che la creatura emanava. Era evidente che cercassero di distogliere quell’aria rarefatta dai loro occhi, pur non riuscendoci.
Zeke e Ryota erano quelli messi peggio, non avendo grosse qualità fisiche e magiche, il loro istinto gli disse di accovacciarsi a terra coprendosi il viso, poiché la sensazione era quella di star attraversando un turbine di sabbia, la stessa sabbia dentro la clessidra di Freya.
Quello più capace di svincolarsi da questa situazione fu Zephyr, in un mezzo istante riuscì a fare il quadro della situazione dopo essere stato capace di aprire gli occhi nel bel mezzo di quella bufera desertica.
Zephyr aveva visto, anche se per un attimo, il Basilisco Oscuro. Una creatura imperiosa, dal quale colava liquido nero, e che somigliava a una sorta di drago senza ali. Le squame che possedeva era come dipinte di un nero brillante ma cupo, come se il corpo reale della creatura fosse avvolto dal vuoto, una specie di buco nero con un apparato respiratorio. Era posizionato proprio nei pressi della sua nemesi, Makisae.
Per questo, non appena le sue palpebre si richiusero dettò degli ordini ben precisi.
“Zheng. Alla tua destra ci sono Ryota e Zeke, tienili stretti e poi girati verso la tua sinistra, infine dì il mio nome per farmi capire che sei pronto.” Esordì Zephyr, attraendo in questo modo , con la sua voce, il Basilisco Oscuro.
Zheng corse verso la sua destra, afferrando per le maglie i due accovacciati, come consigliato dallo stregone.
“Astrid, probabilmente ti chiedere molto, ma prova a far piovere qui dentro.” Ordinò Alexander.
La dea del clima non perse tempo, allargò le proprie braccia e alzò il suo volto verso l’alto. In men che non si dica, Zephyr riuscì a percepire le gocce di pioggia sul suo viso. Sorrise, perché i suoi piani stavano andando perfettamente come voleva, ma la serietà doveva rimanere una priorità.
A quel punto del piano, Alexander sapeva che Lavinia poteva aiutarli. Aveva portato delle gocce d’acqua all’interno di quella cupola nefasta di cui tutti erano ostaggi. Presumeva, sin da quando Zeke glielo ha sussurrato precedentemente, che potesse manipolare gli stati dell’acqua.
Lavinia, che era la più distante tra gli altri, attivò i suoi poteri per capire cosa succedesse.
“Vi percepisco.” Disse ad alta voce. Zephyr non riuscì a trattenere una risata nervosa, tutti ormai contavano su di lui e sul suo giudizio.
“Lavinia, riesci a localizzare le nostre posizioni attraverso la pioggia di Astrid?” Domandò lo stregone alla Ninfa. La risposta fu un sì prolungato, come un segnale che anche Lavinia voleva aiutarli.
"Percepisco una ragazza di fronte a qualcosa di straordinariamente enorme.” Esclamò la Ninfa.
Era fatta, mancava il colpo finale per spezzare la maledizione, un semplice taglio netto poteva far finire quello che dentro quella cupola stava accadendo. Eppure ad Alexander gli pareva stesse tralasciando qualcosa.

Il Basilisco Oscuro non emetteva parola sin da quando è rinato, ma soltanto un’emissione intrinseca di emozioni negative che scompigliava la zona. Se Astrid non avesse protetto quella parte di territorio, controllando le nuvole, in questo momento la Terra sarebbe sotto assedio da delle particolari radiazioni, generate dalle vibrazioni nefaste che la creatura continuava irrimediabilmente a rilasciare, era la sua natura ed era stato creato per questo, un salvagente in caso la Regina dei draghi morisse.
Quella che stava assorbendo più di chiunque altro queste radiazioni era la più vicina al Basilisco, nonché Makisae. Faceva fatica a tenere in mano la Gravis Balisarda già da prima che resuscitasse la creatura, e Zephyr non immaginava quanto terrore la ragazza stesse provando in quel momento. È proprio quello che lo stregone tralasciava, Makisae che affrontava tutto il male che il mondo sopportava, una ragazza, ancora bambina, che stava per sgusciare dal suo bozzolo stava lottando contro qualcosa più grande di lei, solo per salvare il mondo. Per Alexander era ammirevole anche solo provarci, ma ora si rese conto di quanto la missione era certamente qualcosa di folle.

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