Il carillon

3 0 0
                                    

“Non è affatto in vendita quella ragazza!” Rimproverò Ryota, spingendo lo stregone indietro.
Zephyr, mentre cercava di tenere l'equilibrio, notò distrattamente la natura insolita della ragazza, a tal punto da sembrare attratto dalla essa, non a causa del suo corpo ma di ciò che si nascondeva dentro, poiché l'uomo era capace di percepire l'aura dell'anima.
Nonostante i rimproveri di Aurelius, lo stregone sembrava desiderare l'anima di Makisae, e questo suo desiderio poteva addirittura portarlo a commettere follie.
“Se il vostro obiettivo è uscire da Likeng, ribadisco, comprerò la ragazza affinché voi abbiate denaro a sufficienza per vivere in serenità.” Contrattò.
“Non è necessario aprire una trattativa. La nostra amica non si separa da noi!” Gli rispose a muso duro Zheng, che di certo non aspettava altro che mettere in mostra la sua forza.
Alla parola ‘amica’ di Zheng, la ragazza si voltò verso i due gemelli, distogliendo lo sguardo da quel qualcosa di immaginario da cui era imbambolata, ma non proferì parola, limitandosi a sorridere all'uomo che ha cercato innumerevoli volte di acquistarla.
“Dovete sapere, miei cari, che il qui presente Alexander ha un’ossessione particolare.” Aurelius, alla fine, prende coraggio e vuotò il sacco. “Lui non ha un'anima, e per questo è alla costante ricerca di una che la possa sostituire.”
Il turbamento dello stregone aveva toccato la superficie, ma si schiarì la voce per l'imbarazzo e non cedette all’ira, facendo cadere lo sguardo sul pavimento, sintomo della protezione dovuta da Aurelius.
Tuttavia, il suo istinto da osservatore lo portò a captare qualcosa in Makisae, che anche lei evidentemente non conosceva. Così, all'improvviso, Zephyr cominciò a guardarsi intorno per capire in quale direzione Makisae si stesse focalizzando così fortemente.
Alle sue spalle vi erano degli scaffali enormi, ricolmi di oggetti antichi e intrisi di vari generi di magia, però non riusciva a rilevare su quale tra quelle cianfrusaglie la giovane aveva messo la sua attenzione.
“Che ti prende adesso, Alexander?” Chiese il negoziante, vedendo lo stregone volteggiare su se stesso guardandosi attorno.
“È normale che faccia così?” Chiese Ryota, indietreggiando con suo fratello.
Non comprendendo a pieno la situazione, i due gemelli si strinsero vicino alla ragazza a causa della diffidenza che lo stregone trasmetteva loro.
“Su quegli scaffali,” cominciò con il dire, “c'è qualcosa che risuona.” Indicò uno scaffale ben distinto, avvicinandosi al mobile in legno, colmo di libri e aggeggi, ponendosi tra lo sguardo di Makisae e l'oggetto dalla quale era stata catturata.
Al che, Ryota capì che Zephyr aveva notato che la ragazza era immersa e assorta in qualcosa quando gli altri battibeccavano.
Nonostante questo, non si sentiva nessuna melodia che fuoriusciva dallo scaffale, o forse perché la frequenza di quella melodia è registrata in un modo a dir poco particolare.
Tra i libri di magia, gli appunti di un maestro come Aurelius, fogli volanti e le collezioni di cianfrusaglie, Alexander sentiva una canzoncina entrare dalle sue orecchie, e il suono soave di quelle note gli ricordava quello di una ninna nanna antica.
“Padre, hai un carillon da queste parti?” Rivolse la parola ad Aurelius, il quale però sembrava rimanere titubante al riguardo.
“Non che io ne sappia, per quale motivo?”
“Questa cosa, questa melodia…” Pensò ad alta voce Zephyr, scovando tra i reperti una scatola esagonale di legno di ciliegio intagliato, che si apriva a mo' di conchiglia.
La posò delicatamente sul bancone del negoziante, facendo attenzione alla ragazza, la quale seguiva con le iridi i movimenti che effettuava con la mano lo stregone, a causa della scatola che teneva sul palmo.
I restanti tre erano stupiti, e la natura bonaria di Zephyr si era mostrata agli occhi dei gemelli, facendoli ricredere sulle loro prime impressioni.
“Ecco, è questo che quella ragazza sta bramando.” Disse lo stregone ad Aurelius, anche se la reazione dell'anziano era impassibile.
“Beh, sarebbe ora di aprirlo.” Propose Ryota, con la sua inafferrabile curiosità.
Con tutta la pacatezza che Alexander poteva avere in quel momento, strinse il coperchio della scatola e con una lentezza disarmante, la aprì velatamente, mostrando alla luce un carillon che suonava all’infinito.
Makisae si alzò di soppiatto, facendo cadere la poltrona sulla quale era seduta, e scaturendo la reazione maniacale di Aurelius, che si era messo le mani sui pochi capelli che gli erano rimasti.
La ragazza si avvicinò in modo particolare al carillon, quasi come se ne fosse impossessata, spaventato sia i due fratelli che lo stregone, ma entrambi capirono che era il suo attimo di libertà.
Makisae prese in mano il manufatto e lo accarezzò come se fosse un animaletto da compagnia, questa sua azione fece domandare a Ryota:
“Che fosse un cimelio di famiglia?’
Ma certo, l'oro incastonato in quelle gemme di rubino rosso, assieme alla scatola di materiale nobile come il ciliegio, la melodia che adesso frastornava il negozio non pareva essere di data recente.
Era ovvio che la domanda di Ryota fosse retorica, quello è sicuramente un pezzo della famiglia di Makisae, forse l'ultimo tassello rimasto.

La profezia del Basilisco OscuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora