2. Un gintonic di troppo

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Logan

«Hailee...Cristo Santo, collabora», ride e non si regge in piedi. Doveva essere solo un gin tonic, doveva essere lei quella che avrebbe retto l'alcol, invece la sto trascinando via dal Wave alle due di notte, ubriaca, mentre lei cerca invano di ballare ancora. Ma non l'avrà vinta. Io non sono ubriaco, un po' brillo e a differenza sua. Di quattro gin tonic che ha ordinato per ognuno ne ho bevuti due, gli altri li ho lasciati sui tavoli.

Suo padre mi ucciderà se la dovesse vedere in questo stato. James e Hannah Hale mi amano come un figlio, si fidano di me da tutta la vita, quindi per qualsiasi cosa al di fuori della famiglia mi affidano Hailee e se le dovesse capitare qualcosa posso considerarmi morto. Dico sul serio. Ed è per questo che rimango a dormire da lei, ad accertarmi che non stia male. Non sarebbe la prima volta, perché dormo dagli Hale da almeno dieci anni una sera si e l'altra no -più o meno- e per James è normale vedermi in casa loro la mattina presto.  Cominciai a rimanere a dormire dagli Hale quando una volta suo fratello aveva organizzato una specie di pigiama party dell'orrore in giardino con torce e lenzuoli. Piano piano mia madre mi lasciava rimanere ogni volta che le feste finivano tardi, fin quando Hailee, vedendo suo fratello dormire, mi chiese di farle compagnia mentre lampi e fulmini squarciavano il cielo e mi addormentai accanto a lei. Ci scoprì suo fratello insieme ad Aiden quella mattina e da fratello più grande di quattro anni e geloso, fece una scenata che ricorderò per tutta la vita. Avevo dodici anni e lei nove. Aaron é ancora geloso di sua sorella, nonostante io mi senta tranquillo perché la sua lontananza  é un punto a favore per preservare la mia faccia integra e a me, la mia faccia piace! Aaron, infatti, studia ingegneria edile a New York. Al contrario mio non ha scelto la stessa strada dei suoi genitori, cioè Marketing e lavorano in un'agenzia pubblicitaria abbastanza famosa di Los Angeles. È proprio lì che gli Hale si sono conosciuti e lo so perché Hailee parla sempre dell'amore dei suoi genitori. Amore che un giorno lei vorrebbe.  

«Balliamo ancora? Ti prego big boy», pianta i piedi sulla passerella in modo da fermare anche me e mi tira la mano.

«No, andiamo a casa Hailee», l'afferro per le gambe portandomela in spalla e le strappo un urlo.

«Sei un guasta feste!» ride dandomi dei pugni sul fondo schiena. Riesco finalmente ad attraversare la passerella, scansare gruppi di ragazzi che conosco poggiati ai passamano che si beano della scena. Sento le loro voci che chiaramente parlano di Hailee -non è una novità e ogni giorno freno l'impulso di spaccare la faccia ad ognuno di loro- e spero non le guardino il sedere che è in bella vista e soprattutto, spero vivamente di non sentire più le parole "cazzo che culo" nei prossimi dieci secondi, perché sarei capace di mandare tutti in ospedale e non pentirmene. Mi è bastato Philippe che seppur sia un coglione sarebbe capace di azioni irreversibili. Non sarebbe la prima volta che ci prova con lei, o parla di lei. Un mese fa sono tornato a casa con un taglio sullo zigomo. Mi sono beccato un pugno da lui perché ho iniziato una rissa per Hailee. Mi sono bastate le parole "mi voglio scopare la tua amica" a farmi diventare una bestia. La cosa divertente è che lui era messo peggio di me.
Avendo tra le mani Hailee e non poterle usare mi basta guardarli per zittirli. Mi dispiace teste di cazzo, è mia. Aggiungo che non siete alla sua altezza. Nonostante voglia farli tacere, non posso dargli torto; Hailee ha proprio un bel culo alto e sodo. Non so quante volte mi sono trattenuto da non saltarle addosso mentre dormivamo insieme. Quante volte nel sonno si strusciava su di me e il mio amico lì sotto sapeva benissimo cosa fare, mentre io reprimevo l'istinto di baciarla e toccarla.

Finalmente varco l'insegna del Wave a neon blu e arrivo in strada. Per mia fortuna casa Hale si trova a cinque metri da qui.
«Logan...»

«Che succede adesso?» chiedo spazientito.

«Potresti andare più piano? Sto per vomitare», dice disgustata.

«Non ti azzardare a farlo adesso!» la rimprovero dandole una pacca sul sedere.

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