21• Le ombre della notte

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La notte è un manto scuro punteggiato di stelle, ma il mio umore è tutt'altro che sereno, mentre mi allontano dalla casa degli Harris.

La cena è stata un campo di battaglia silenzioso, e ogni momento passato accanto a Eleonora mi ha fatto ribollire il sangue.

Gabriel e io non ci siamo scambiati più di qualche parola formale, ma i nostri sguardi hanno detto tutto. E Eleonora... Lei era una visione in rosa, splendida e inarrivabile.

Entro in macchina a fine di quella cena da incubo. Mi siedo accanto a mio padre. Il silenzio tra di noi è palpabile, mentre guida lentamente verso casa.

Il motore ronzante e la luce dei lampioni che passa attraverso i finestrini, non riescono a distrarmi dai miei pensieri.

Non riesco a dimenticare come le sue ginocchia sfioravano le mie sotto il tavolo, ogni contatto un piccolo elettrizzante promemoria della sua presenza.

E il modo in cui mi ha guardato, con quei grandi occhi che sembravano cercare risposte...

Mi fa impazzire sapere che Gabriel ha avuto tutta la sua attenzione per anni. Ma adesso è il mio turno di farle capire chi sono veramente.

Mio padre rompe il silenzio con un sospiro profondo. «Tutto bene, Liam? Sei stato piuttosto silenzioso durante la cena.»

Annuisco, senza riuscire a trovare le parole giuste. «Non ho niente, papà. Sono solo stanco. È stata una lunga giornata.»

«Capisco.» risponde lui, anche se il tono della sua voce suggerisce che sa che c'è di più. Dopo un momento di silenzio, aggiunge. «Ma per caso ti piace la figlia di Joel?»

Mi volto a guardarlo, sentendo un'ondata di rabbia salire. «Non ti è mai importato niente di me, Papà, non iniziare a farlo adesso.»

Lui rimane in silenzio, lo sguardo fisso sulla strada. È sempre stato così, troppo impegnato con il lavoro per essere veramente presente per me. Non mi aspetto niente di diverso da lui.

Arriviamo a casa e mio padre parcheggia la macchina. Scendo senza dire altro e mi dirigo direttamente verso la mia stanza.

Sbatto la porta con rabbia, sentendo il bisogno di sfogare tutta la frustrazione che mi porto dentro.

La rabbia è una costante nella mia vita, una fiamma che brucia incessantemente. Mio padre e la sua indifferenza non fanno che alimentarla.

La mia stanza è il mio rifugio, il mio spazio personale. Le pareti sono coperte di poster di moto, insieme a quello di Spiderman-il mio personaggio e film preferito, specialmente quelli con Tobey Maguire. E naturalmente, non può mancare il poster di Ghost Rider, che rispecchia perfettamente il mio stile.

Il resto della stanza è un mix di nero e grigio scuro, con decorazioni che riflettono il mio lato più oscuro: teschi, moto, e oggetti un po' gotici.

Sul comodino c'è la mia PlayStation, il mio modo per evadere da tutto, insieme alla moto e alla palestra.

Il mio telefono vibra in tasca. Lo tiro fuori e vedo una marea di messaggi non letti da diverse ragazze. Complimenti per le mie corse, foto e inviti a uscire.

Meccanica D'amore || RomanceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora