1• Amore "fraterno"

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Il sole filtra tra gli alberi del giardino, il prato è ancora umido di rugiada e l'odore dell'erba appena tagliata mi riempie le narici. Mi trovo fuori con Gabriel, il mio migliore amico, che mi fissa con quella sua solita aria di sfida che tanto mi irrita.

«Gabriel, smettila!» Dico infuriata e infastidita da lui, gonfiando le guance.

«Di fare cosa? Ho ragione io! E poi sono più grande di te, ho due anni in più.» Lui fa una linguaccia per prendermi in giro, una linguaccia così dannatamente fastidiosa.

«Secondo me sei solo un presuntuoso!» sbuffo, incrociando le braccia al petto con fare arrabbiato.

«Sei divertente quando fai così, Eleonora.» sorride sbefeggiandomi. Lui ha dieci anni e io otto, eppure si crede già grande e maturo...

«Ragazzi, smettetela di litigare! È ora di pranzo.» Mia madre ci richiama, placando l'ennesima lite tra noi come fa sempre.

Ma non credo durerà a lungo. È una scena già vista...

Mi alzo e porto la mia Barbie al petto, per poi dirigermi verso la porta d'entrata.

«Vinco sempre io, ciglia lunghe.» Mi sorride lui, facendo un occhiolino.

È un tale sbruffone...

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«El? Ci sei??» Torno alla realtà quando vedo la mano di Gabriel che mi passa davanti al viso, le sue dita si muovono lentamente nell'aria, cercando di riportarmi al presente. La sua espressione preoccupata mi fa capire quanto sia ancora assorta fra miei pensieri.

«Sì, certo.» dico sobbalzando leggermente, ritornando al presente.

«A cosa stavi pensando?» Ride sommessamente e facendo ciò i suoi occhi si inarcano in sù.

«No, niente.» Mento, non volendo dirgli che stavo pensando a noi che litigavamo pure da piccoli.

«Va bene. Comunque, sono qui per la macchina, non volevo disturbarti.» Mette le mani nelle tasche, appoggiandosi su un'auto.

«Che problema ha?» domando aprendo lo sportello e guardandolo di sbieco.

«I freni, sono da cambiare.» Fa un sorriso tirato, un po' impaurito.

E lì capisco subito.

«Gabriel, fai ancora gare clandestine?» Faccio capolino dallo sportello.

«Parla piano, se lo sente tuo padre lo dirà al mio e quello mi ammazza se lo viene a sapere.» Parla a bassa voce, avvicinandosi rapidamente a me e per poi mettermi delicatamente una mano sulla bocca.

«Tranquillo, mio padre non è uno spione, anche se è amico di tuo padre dall'anteguerra non lo farà.» Gli sposto la mano, e mi volto verso il volante. Provo a usare i freni ma... non funzionano.

«Ma che dannazione hai fatto a questi poveri freni?» domando scioccata. «Si devono cambiare le pastiglie e i dischi dei freni, perché sono sfaldati.» continuo a premerli in vano, sono completamente distrutti.

Meccanica D'amore || RomanceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora