Capitolo 12

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Diversi anni dopo

<<Non lo so, non ne abbiamo mai parlato e mi sembra da egoisti lasciarlo all'oscuro di tutto, prima o poi se ne accorgerà>>.
Izumi aveva ormai consumato il corridoio nel camminare avanti e indietro da quasi un'ora, era al telefono con Mina e Jiro e l'ansia e l'agitazione la stavano mangiando viva.
Ringraziò il fato che Katsuki fosse al lavoro fuori porta e che per quella sera non sarebbe rincasato o si sarebbe accorto del cambio d'umore della compagna e sinceramente non sapeva che cosa dirgli. In quei cinque anni non si erano mai tenuti nascosto nulla e Izumi non voleva iniziare ora, le serviva solo tempo per elaborare la cosa e attendere il momento propizio.

<<Secondo me ti stai fasciando la testa ancora prima di rompertela, Katsuki ti ama e questa notizia lo renderà ancora più felice ed euforico. Non so se ti rendi conto di quanto sia cambiato da quando sta con te>>. Disse Mina dall'altro capo del telefono con sincerità.

Nella mano libera teneva stretto un test di gravidanza di quattro settimane, calde lacrime minacciavano di scendere per paura che il suo fidanzato potesse reagire male alla novità, lei desiderava moltissimo avere un figlio da crescere e amare con tutta sè stessa e condividere tutto ciò con Katsuki era ciò a cui ambiva da tempo.

<<Mina non lo so...con il suo ruolo da eroe penso che sarebbe d'intralcio un bambino, non voglio che rinunci alla carriera per me>>. Si sedette sul divano lanciando il test sul tavolino di fronte, sospirando confusa e triste.

<<Se Katsuki preferisce il lavoro a un figlio allora è da prendere a sberle. Ora va' a farti un bagno caldo e fila a letto, domani sera dovrebbe tornare no? Ecco, preparati un bel discorso e fidati che andrà bene>>.

<<D'accordo, ci proverò>>. Senza aspettare una risposta chiuse la chiamata e si stese sul divano, posandosi il braccio sulla fronte e una mano sul ventre non credendo a ciò che stava accadendo. Quattro settimane...quattro settimane...
Si alzò di scatto dal divano e si portò a sedere ripensando a ciò che era accaduto quasi un mese fa.
Katsuki sarebbe dovuto partire per una missione in America insieme ad altri eroi e la notte prima della partenza si erano dati alla pazza gioia tra le coperte amandosi e unendosi per ore e ore fino a quando la stanchezza non li fece crollare l'uno tra le braccia dell'altro, esausti e appagati.
Passarono i giorni e Izumi cominciò ad avvertire nausee e voglie strane, ma attribuì il tutto alle mestruazioni.
Si riscosse dalla sua fase di trance nel sentire il suo telefono suonare per l'arrivo di una notifica.

<<Come stai? Non ne posso più di stare qui. Il cibo fa cagare, il fuso orario mi distrugge e in più mi manchi. Che combinazioni di merda, vero?>>

<<Ancora poco e saremo di nuovo insieme. Sto bene, sono solo stanca>>. Rispose in fretta e nel mentre si avviò su per le scale, andando in bagno per farsi un bagno caldo. Mi manchi come l'aria anche tu, amore. Pensò mentre scaldò l'acqua.

<<Non vedo l'ora, ora vado che la mia pausa è finita. Ti amo tanto, buonanotte>>.

Lasciò il messaggio senza risposta e si rilassò nel sentire il getto d'acqua calda a contatto con la pelle, inconsciamente prese ad accarezzarsi la pancia e immaginò fosse Katsuki a farlo mentre la stringeva a sè e le sussurrava quanto la amasse.

~•~•~•~•~•

Piano piano Kirishima si stava avvicinando al sedile su cui era seduto Katsuki, percorse lo stretto corridoio del jet privato e si sedette nel posto accanto osservandolo mentre sonnecchiava.
<<Bakubro>>. Lo chiamò sporgendosi leggermente, il biondo rimase immobile con le braccia incrociate dietro la testa a fargli da cuscino.
Con un colpo di tosse Eijiro si schiarì la gola, chiamandolo un'altra volta.
Vide le palpebre dell'amico aprirsi e guardarlo con un cipiglio arrabbiato. <<Che ti serve>>. Disse serio non muovendosi di un centimetro, se c'era una cosa che detestava era quando lo svegliavano.
<<Sei tutto solo, volevo farti compagnia>> alzò le spalle e gli sorrise a trentadue denti.
<<Non ti sei chiesto del perché io mi sia isolato da tutti gli altri?>> puntualizzò chiudendo nuovamente le palpebre.
<<Asociale>>. Si imbronciò e si sedette in maniera più comoda.
<<Sputa il rospo, non è da te girare attorno alle cose>>. Disse poco dopo sentendo il silenzio farsi pesante.

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