Se io e tutti fossimo nati diversi, se solo una sottile combinazione di eventi nella storia delle nostre vite avesse preso un sentiero diverso, chi saremmo adesso? Forse altre persone, in altri luoghi, con destini completamente diversi. Ma la vita non è solo un gioco di probabilità? Un intricato calcolo di possibilità che ha plasmato ciò che siamo? Ogni scelta, ogni incontro, ha forgiato il nostro cammino. Le decisioni che abbiamo preso e quelle che abbiamo evitato ci hanno portato fino a questo momento.
Questi erano i pensieri che riecheggiavano nella mente angusta di Aurelio D'Altavila, mentre finalmente si trovava nella sua cella e la guardia carceraria gli diceva che poteva andarsene, finalmente libero. Arrivò all'uscita di Poggioreale e ad attenderlo c'erano sua sorella Caterina e i suoi fratelli, Carmine e Augusto. Li abbracciò con un misto di emozione e sollievo, sentendo finalmente il peso della prigione lasciarsi alle spalle.
Aurelio D'Altavila si trovava ora di fronte a quella che sembrava un'opportunità inattesa, una seconda chance nella vita. Mentre camminava verso l'auto con i suoi cari, il vento caldo dell'estate napoletana accarezzava il suo viso, quasi a sussurrargli che la libertà finalmente era sua. Aveva passato anni dietro le sbarre, anni che sembravano lunghi secoli di privazione e riflessione forzata.
La sua mente rifletteva su quanto fosse stato vicino a perdere ogni speranza. Ogni giorno nella cella, ogni notte sotto lo sguardo severo dei guardiani, aveva temuto di non vedere mai più la luce del sole attraverso una finestra libera, di non abbracciare mai più i suoi cari senza un vetro a separarli. Ma ora quella prigione sembrava un ricordo lontano. Aurelio guardava sua sorella Caterina il cui sorriso radioso gli diceva quanto fosse grata di riavere suo fratello accanto. Carmine e Augusto, i suoi fratelli, condividevano l'emozione del momento, consapevoli che la famiglia finalmente poteva essere di nuovo riunita, senza l'ombra della reclusione.
Mentre si sedevano in macchina, il silenzio era rotto solo dai sospiri di sollievo e dalla delicatezza delle parole non dette ma sentite profondamente. Aurelio si sentiva come un viaggiatore in un deserto che finalmente trova un'oasi: un luogo di riposo, di rinascita. La sua mente tornava alle parole che aveva interiorizzato durante quegli anni di prigionia. Non c'era spazio per l'amarezza o il rimpianto, lui ora sentiva solo gratitudine per la libertà ritrovata e la promessa di un futuro che avrebbe costruito con le proprie mani, giorno dopo giorno. Le cicatrici della prigione, fisiche e mentali, erano testimoni della sua resilienza, della sua capacità di resistere alle prove più dure.
Mentre l'auto si allontanava da Poggioreale, Aurelio guardava fuori dal finestrino tra le risate e i dialoghi dei fratelli, osservando Napoli passare davanti ai suoi occhi come se la città stessa celebrasse la sua liberazione. Il passato era un capitolo chiuso; il futuro, un libro ancora da scrivere. E lui era pronto a scrivere ogni pagina con determinazione e speranza nel cuore.
Guardava attorno a sé, pensando alla città, con le sue strade trafficate che si intrecciavano. Questa città, culla di misteri e arte, rifletteva la complessità delle vite umane, ciascuna formata da una combinazione unica di circostanze. Aurelio, riflettendo sulla casualità che ha determinato il corso delle sua esistenza, si chiedeva come sarebbe stato se le cose fossero andate diversamente.
Prima di arrivare a casa, Aurelio decise di andare verso il cimitero dove era sepolto suo padre. Lui e i suoi fratelli scesero dall'auto e si diressero verso il sepolcro camminando ora con fare malinconico. Caterina disse - Mi dispiace che non sei potuto stare al funerale di tuo padre, neanche il permesso premio ti hanno dato - Aurelio annuì dicendo - Hai ragione -. Carmine intervenne - Sappiamo tutti che non è stata colpa tua -
Aurelio si chinò davanti alla tomba del padre sentendo un nodo alla gola. Lì tra le lapidi silenziose e il profumo di fiori recis, i ricordi di suo padre affioravano come immagini sfocate. L'uomo che aveva lavorato duramente per mantenere la famiglia, che aveva insegnato ai figli il valore dell'onore e della lealtà, era stato strappato via troppo presto da una violenza ingiusta. Augusto posò una mano sulla spalla di Aurelio, cercando di confortarlo senza parole. La perdita del padre era stata un colpo devastante per tutti loro, ma per Aurelio era stato particolarmente doloroso, sapendo che non aveva potuto essergli vicino nei suoi ultimi momenti. La giustizia non era stata dalla loro parte, ma adesso era determinato a vivere una vita che avrebbe onorato il nome di suo padre, dimostrando la sua innocenza con ogni passo che avrebbe compiuto da quel momento in poi.
Poco a poco, il dolore si trasformava in risolutezza. Aurelio sapeva che non poteva cambiare il passato, ma poteva plasmare il futuro, si alzò con una nuova determinazione, sentendo che il suo destino era ancora nelle sue mani. Mentre ritornavano verso casa, il sole calante colorava il cielo di tonalità calde e Aurelio guardava avanti con fiducia, sapendo che la strada davanti a lui era aperta e che avrebbe camminato lungo di essa con la testa alta, pronto ad affrontare tutto ciò che il destino gli avrebbe riservato. Una volta giunti a casa i fratelli si dispersero rapidamente per le loro stanze. Il peso della giornata si faceva sentire e la stanchezza li avvolgeva come una coperta pesante. Aurelio invece non trovava pace. Si sdraiò nel suo letto e mentre il sonno stava per arrivare rifletteva.
- Non ho scelto io di sopportare tutto questo eppure ho dovuto farlo. A volte mi è sembrato che l'esistenza sia un uragano senza controllo, un insieme di eventi che ti capitano mescolati a caso, un turbinio tra gioia, dolore e noia in cui ognuno è piombato senza sapere perché. Ma so che c'è anche qualcos'altro che va oltre la nostra comprensione. È inutile piangersi addosso e dare la colpa al determinismo e al fatalismo. C'è qualcosa che va oltre tutto questo, qualcosa che molti in un certo modo nel corso dei tempi hanno chiamato destino - pensò Aurelio. Alla fine, dopo tanti rimpianti giunse alla convinzione che pur essendo vero che il mondo è il risultato di una serie di cose che non si possono controllare, esiste anche un destino che assegna a ciascuno un proprio scopo, un obiettivo da realizzare e un posto prestabilito nel mondo. Lui e i ragazzi erano arrivati a casa. La sera era calata e si misero a dormire. Tutto era calmo, ma nel profondo del suo cuore Aurelio capì che il destino gli aveva assegnato uno scopo: la vendetta.
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THE OCCULT CITY
ActionAurelio D'Altavila è un giovane di origini ignote, cresciuto a Napoli e recentemente liberato dopo una lunga prigionia. Accusato ingiustamente dell'omicidio del padre, ora è deciso a vendicarsi di coloro che lo hanno incastrato. Il racconto cerca di...