CAPITOLO 21

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ORE:10:00 POGGIOREALE

Ernesto Santoro, seduto nell'ombra opprimente della sua cella, ascoltava con attenzione i rapporti dei suoi scagnozzi sopravvissuti. Le mura umide e fredde sembravano restringersi attorno a lui, soffocandolo con il peso dei fallimenti passati. Ogni parola era un colpo al suo orgoglio, una spina nel fianco del suo ego ferito, ma una notizia in particolare catturò la sua attenzione. Tra i D'Altavila, c'era anche Elena Rusaldi.

Lui con un ghigno malvagio, alzò lo sguardo verso i suoi uomini. I suoi occhi brillavano di una luce sinistra, una fiamma di vendetta che ardeva profondamente dentro di lui. -Non fa nulla,- disse con un tono carico di veleno, lasciando che le parole si insinuassero come serpenti velenosi. Poi aggiunse con macabra ironia -2 al prezzo di 1-. Le sue parole erano cariche di una promessa di vendetta crudele e senza pietà, una dichiarazione di guerra.

Ernesto, ex avvocato degli Agrimonte, era ormai diventato parte integrante del sistema. Grazie ai suoi legami con altri carcerati, per lo più persone di elevato ceto sociale, che avevano connessioni nel mondo della politica e dell'alta finanza, era riuscito a trasformarsi in una figura di potere all'interno del carcere. Aveva stretto alleanze con questi criminali di alto rango, raggruppandoli attorno a sé e ottenendo il loro supporto nella loro vendetta. Attraverso questi contatti, era riuscito a costruire una piccola rete di sicari al suo servizio. Ora, non dipendeva più dalla potente famiglia mafiosa Agrimonte come un tempo; aveva guadagnato una sua indipendenza e un nuovo status come figura di rilievo nel sottobosco criminale.

L'odio che lui nutriva per i D'Altavila e per Luciano Agrimonte in particolare, era radicato in anni di maltrattamenti e umiliazioni. Ogni sua azione era studiata per infliggere il massimo dolore possibile. La sua sete di vendetta era insaziabile, e ora aveva un nuovo obiettivo: far soffrire Luciano attraverso Elena. Ogni ricordo di quei maltrattamenti, ogni scherno e colpo ricevuto, alimentava il suo rancore, trasformandolo in una forza oscura e distruttiva.

Intanto, i due sicari di Luciano Agrimonte, dopo innumerevoli tentativi falliti di uccidere Ernesto, decisero di adottare una nuova strategia. Il fallimento non era un'opzione e la frustrazione li spingeva a cercare soluzioni più subdole. Corruppero un detenuto vicino a lui, promettendogli ricchezza dopo la liberazione in cambio del suo aiuto. La prigione, con il suo intricato sistema di favori e vendette, offriva molte opportunità per chi sapeva sfruttarle.

ORE:23:00. PALAZZO D'ALTAVILA

La sera si era fatto e al palazzo D'Altavila, Augusto uscì sulla terrazza per cercare un po' d'aria fresca e fumare una sigaretta. La notte era limpida e la luna illuminava il cielo con un bagliore argentato. Mentre accendeva la sigaretta, vide Elena già lì, appoggiata alla ringhiera e persa nei suoi pensieri.

Augusto in realtà venne li apposta per lei, i due si notarono e si fecero un breve saluto, senza dire nulla, Elena era in disparte con un viso pensieroso, Augusto dopo tempo a meditare sulla frase giusta da dire disse - Anche tu non riesci a dormire?-

Elena fece solo un breve cennò con la testa.

Augusto, visibilmente nervoso, si avvicinò e continuò -Io ho bisogno di schiarirmi un po' le idee,- lei mentre lo ascoltava lo guardò negl'occhi, lui invece cercava evitare il suo sguardo.

Dopo un momento di silenzio, Augusto raccolse tutto il suo coraggio e disse -Lo sai, sei proprio carina-.

Elena, gli rivolse un sorriso gentile. -Grazie,- rispose, poi di nuovo il silenzio. Augusto, cercando di non sembrare troppo imbarazzato, continuò -Soprattutto i tuoi occhi... hanno qualcosa di speciale-.

Elena arrossì leggermente -Grazie ancora,- disse.

La quiete che seguì era denso di una strana tensione mentre entrambi continuarono a fumare, guardando la luna.

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