CAPITOLO 13

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Alle 7 del mattino, Carmine si trovava a Frattamiranda, sotto il sole implacabile di metà estate. Il cappello da muratore calato sulla fronte e le mani sporche di cemento testimoniavano l'ennesima giornata di lavoro. Mentre costruiva le mura che avrebbero completato l'impresa, qualcosa nell'aria lo distraeva, rendendo difficile concentrarsi completamente.

Passando davanti all'altare stradale dedicato ai morti di Frattamiranda, sentì un nodo formarsi nello stomaco. Ogni volta che vedeva quei nomi incisi sugli striscioni, un misto di rabbia e tristezza lo assaliva. Era stanco delle menzogne ripetute, del modo in cui la verità veniva nascosta dietro versioni ufficiali distorte. -È stata una sparatoria tra bande rivali- era la scusa che sentiva circolare nei giornali e tra la gente ormai convinta.

Le sensazioni si accavallavano dentro di lui: la rabbia verso il sistema che continuava a ignorare la verità, la tristezza per i ragazzi che avevano perso la vita in una lotta senza senso, la frustrazione per la sua impotenza nel cambiare le cose. Mentre camminava lentamente, guardando i nomi sul memoriale, ognuno rappresentante una storia interrotta prematuramente, una famiglia distrutta, un futuro spezzato,

Mentre camminava, notò l'assessore Saverio De Ruga, tristemente noto per i suoi legami con gli Agrimonte. Per uno scherzo del destino, proprio lui stava tenendo un discorso davanti alle videocamere e ai giornalisti riguardo la strage che quei criminali avevano orchestrato."... Noi non ci dobbiamo permettere che la paura prende il sopravvento sulle nostre vite. Purtroppo se ci sarebbe stato affiancato l'appoggio di tutti i partiti per la sicurezza molto probabilmente tutto ciò non fosse successo-.

Carmine incredulo mentre ascoltava pensava -Come fa un tizio che non sa manco azzeccare i congiuntivi ad essere assessore! De Ruga sta parlando con tutta quella enfasi di giustizia e sicurezza, mentre è appoggiato dagli stessi criminali che hanno contribuito a quel disastro!-

Proprio mentre camminava ancora e il suo sguardo vagava sui fiori appassiti e le candele consumate, notò Lorenzo, quel ragazzo con gli occhi sempre pieni di sfida e speranza. I loro sguardi si incrociarono per un istante che sembrò un'eternità. In quel breve momento, tutto il peso delle loro scelte e delle circostanze sembrò scivolare via, lasciando solo due anime che si riconoscevano nei loro sogni infranti.

Lorenzo abbassò lo sguardo quasi immediatamente, girandosi di scatto, come se quel contatto visivo avesse rivelato troppo di lui. Carmine rimase fermo, il cuore pesante. Voleva dirgli qualcosa, qualsiasi cosa, ma le parole gli morirono in gola. Sapeva che Lorenzo era uno di quei ragazzi che avevano intrapreso la strada sbagliata, e il suo sguardo aveva parlato chiaro: era già troppo tardi per tornare indietro.

Internamente, Carmine si trovava in conflitto. Da una parte, non voleva che quei ragazzi fossero usati come mezzo per distrarre Luciano. Ma dall'altra parte, capiva che per molti di loro la strada era stata segnata fin dall'inizio. Crescere in quartieri dove la criminalità sembrava l'unica via d'uscita, dove le opportunità erano scarse e le tentazioni erano molte, non lasciava molta scelta.

-Questi ragazzi dovevano essere aiutati dallo Stato, non da noi,- mormorò tra sé Carmine, cercando di conciliare i suoi principi con la realtà crudele che aveva davanti.

Ritornò poi a ragionare più concretamente, pensando che a breve avrebbe comprato l'impresa edile con la quale stava lavorando. Il proprietario era molto anziano e i figli erano incapaci di gestirla. Gli sarebbe servita solo una mano da Aurelio per velocizzare il tutto.

ORE 9:00. VILLA AGRIMONTE

Intanto la stessa mattina Luciano Agrimonte si trovava nella sua villa, ed era ancora immerso in una frenetica ricerca dei soldi mancanti. Ogni angolo della sua mente era occupato da ipotesi infondate e congetture sbagliate. Era disperato. La perdita di una somma così ingente era inaccettabile, e la pressione per risolvere il mistero cresceva incessantemente. Dopo aver vagliato numerose possibilità, un nuovo e inquietante sospetto cominciò a farsi strada nella sua mente: forse i soldi erano stati rubati direttamente dal caveau, una cosa che fino a quel momento aveva ritenuto impossibile.

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